La scomparsa di Papa Francesco e il Conclave

Il 21 aprile 2025, alle ore 7:35, Papa Francesco è deceduto nella sua residenza in Vaticano, alla Domus Sanctae Marthae, a causa di un ictus cerebrale seguito da un collasso cardio-circolatorio. Con la sua scomparsa si è aperto ufficialmente il periodo di “sede vacante”, durante il quale l’amministrazione temporanea della Santa Sede è affidata al Camerlengo, il cardinale Kevin Joseph Farrell. A lui spetta anche il compito di organizzare il Conclave per l’elezione del nuovo Papa.

Il Conclave inizierà il 7 maggio. Vi prenderanno parte 133 cardinali elettori, due in meno rispetto ai 135 previsti a causa dell’assenza per motivi di salute di due porporati. L’elezione si svolgerà nella Cappella Sistina, dove i cardinali voteranno in totale clausura, isolati dal mondo esterno. Serviranno almeno 89 voti per raggiungere la maggioranza dei due terzi richiesta. Le votazioni, segrete, saranno scandite dalla storica fumata: nera in caso di esito negativo, bianca per l’elezione del nuovo Pontefice.

Tra i principali “papabili” si segnalano tre italiani: Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato vaticano; Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme. Accanto a loro, anche figure di spicco come il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, l’africano Fridolin Ambongo Besungu e l’ungherese Péter Erdő.

L’elezione del Papa è un evento di portata storica e spirituale che coinvolge credenti e non. Il mondo attende con trepidazione il nome del successore di Francesco, il Pontefice che ha segnato profondamente il XXI secolo con il suo stile semplice, diretto e pastorale. 

Molte le ipotesi e gli articoli che stanno inondando i rotocalchi di tutto il mondo ma c’è una dimensione dottrinale che è giusto mantenga una sua specifica autonomia. Oltre il rispettoso lutto proclamato dal Governo italiano è doveroso riflettere sull’importanza della separazione tra dottrine di fede e mondo politico. 

Spesso, soprattutto in Italia per via della presenza del Vaticano, si è assistito a commistioni tra ordine religioso e ordine civile. Questo, oltre che un grossolano errore che compie chi non ha ben chiara la divisione tra la “ragion pubblica” e “ragion privata” di kantiana memoria, è il segno della misura della perdita di consapevolezza spirituale dell’epoca contemporanea dove il trascendente si fa immanente non solo nel mondo ma anche e soprattutto nel singolo fedele, che trova nella sua convinzione chiara ed evidente alla propria coscienza il fondamento della propria incomunicabile verità. 

In questi termini il relativismo imperante ha segnato e invaso anche l’ambito della fede rinchiudendo il mondo in una prigione modulare di opinioni personali insindacabili poiché sganciate da ogni relazione con il mondo oggettivo e di conseguenza con la verità. 

Questo non può che portare inevitabilmente a “bolle di consenso disinformato” e non fondato. Lo sforzo di conciliare continuamente la tensione tra fede e ragione in un circolo ermeneutico di mutuo soccorso è, non solo dimenticato, ma non voluto. 

La verità ormai nel panorama contemporaneo e post moderno si fonda con una decisione volitiva e individuale che allontana definitivamente l’atto di fede, già di per sé oltre la comprensione razionale, da qualunque fondamento ragionevole.

In questo senso credere o non credere, e quale religione professare, si riduce a un mero atto di scelta tra le tante opzioni spiritualiste, e forse è per questo che si guarda alla scomparsa e all’elezione del nuovo Pontefice come una notizia da cavalcare. Ma non per tutti è così.

Per questo motivo Fratelli d’Italia ha giustamente ricordato che la politica non deve interferire o tentare di interferire in alcun modo con l’elezione del nuovo Vicario di Cristo. Chi ha piena consapevolezza del servizio della politica e del suo esercizio virtuoso sa perfettamente che tutto ciò che riguarda una dottrina di fede non può essere oggetto di riflessione politica e viceversa. Si può solo rispettosamente attendere, credenti o non credenti, di scoprire gli esiti di un evento delicato e storico di portata mondiale.

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Alfonso D'Amodio
Alfonso D'Amodio
Nato a Napoli il 4 Febbraio 1983 consegue il Dottorato di Ricerca in Filosofia Politica alla Pontificia Università Lateranense. Precedentemente laureatosi alla LUMSA in Lettere, completa il suo percorso con una Laurea Magistrale a Tor Vergata. Specializzato in ontologia del pensiero scientifico, etica dei sistemi di Intelligenza Artificiale, dialogo interculturale e interreligioso e Filosofia Politica è attualmente ricercatore presso l'Area di Ricerca IRAFS sui fondamenti della scienza. Membro dell'Ufficio Studi di Fratelli D'Italia.

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