La sinistra europea vince in equilibrio precario: la vera situazione dalla Francia all’Inghilterra

La settimana scorsa è riuscita a regalarci perle di assurdità a dir poco avvilenti, soprattutto dal punto di vista elettorale. Il corso degli eventi coinvolge fondamentalmente i responsi elettorali di Francia e Inghilterra, due paesi decisamente importanti nelle logiche politiche continentali.

Partiamo da quella che, dopo le dimissioni del Premier Tory Rishi Sunak nella scorsa settimana, potrebbe diventare la Gran Bretagna dell’abbattimento culturale e della pessima gestione economico-politica del territorio. Con i Whigs progressisti di Keir Starmer, l’Inghilterra rischia di regredire su molti aspetti: d’altra parte i Laburisti non riescono a governare localmente da 14 anni e questa potrebbe essere effettivamente la loro occasione di riscatto, cosa che avverrà difficilmente, basti pensare alla cessazione del Piano Ruanda applicato da Sunak per arginare la migrazione illegale sul territorio.

Il Prime minister dovrà comunque rispettare il sostegno all’Ucraina e l’aumento della spesa militare, dopo aver promesso di migliorare gli accordi post-Brexit, vedremo se e a scapito di chi soltanto con il passare del tempo. Keir Starmer ed il suo Partito vogliono “Fermare il Caos”, ancora non si sa in che modo però, forse potrebbero partire dallo stop alle legittimazioni del Woke ed investendo sulla pubblica sicurezza per evitare attacchi terroristici di matrice islamica come accaduto in passato.

Stavolta però i progressisti inglesi si sono superati, bisogna dargliene atto: hanno detto e promesso di tutto, dalla costruzione di 1,5 milioni di abitazioni, passando per la riduzione delle liste d’attesa ospedaliere fino alle nuove forze di sicurezza alle frontiere per fermare l’immigrazione illegale. Un piano che costerà parecchio al nuovo Governo, viene spontaneo chiedersi da dove li prenderanno tutti questi soldi, visto che al Premier inglese precedente è toccato sanare il periodo post-covid.

Comunque sia, questi ci credono veramente, il timore è che le proposte siano soltanto una mera questione di “Politica On-Demand” e c’è soltanto da tremare al pensiero che non facciano assolutamente niente di nuovo e positivo per il proprio paese.  

Bisogna tuttavia analizzare anche i numeri che li hanno portati adesso a governare l’Albione: perché se da un lato la maggioranza spropositata di seggi leftist sta schiacciando il partito dei Conservatori – sono circa 411 rossi contro i 121 blu, senza considerare le altre presenze relative -, dall’altra invece i Whigs dovranno fare i conti con il forte astensionismo che li avrebbe portati a , perdere mezzo milione di voti , un numero non indifferente, il quale dimostra la diffidenza di moltissimi inglesi sul piano politico, indipendentemente dalla sconfitta già preannunciata dei Tories.

Classico esempio di un risultato – quello degli Starmers – che accontenta prevalentemente la classe politica attuale piuttosto che la popolazione. Poi c’è anche chi ha addirittura il coraggio di criticare l’Italia su astensionismo e quant’altro.

Parlando della Francia la situazione non fa che peggiorare di molto, specialmente se pensiamo a quella coalizione orchesca che vede al centro del villaggio – ma potremmo dire caverna –  coalizioni che di un Fronte Popolare che nulla hanno a che vedere tra loro: dai liberaldemocratici macronisti alla sinistra radicale di Mélenchon. Escamotage di questo genere ricordano tanto il Freonte Unico cinese per la fabbricazione del consenso.

Insomma ogni scusa è valida per mettere in difficoltà la destra Nazionalconservatrice Lepenista, i Dem proprio non ci stanno a perdere le campagne elettorali e sono costretti ad allearsi tra loro formando coalizioni mostruose che non hanno proprio niente a che vedere tra loro.

Il punto è che indipendentemente dai sotterfugi, il Rassemblement National resta il primo partito in assoluto: almeno non hanno preteso di governare con gli altri solo perché primo partito alle elezioni, ma c’è da aspettarselo visto che nel loro simbolo non albeggiano le 5 Stelle. Questo è il tratto distintivo e caratteriale di una destra che accetta la sconfitta sempre e comunque a testa alta, anche davanti ad ammucchiate costruite con l’unico fine di contrastare a tutti i costi chi la pensa diversamente.

Comunque vada, se questi sono i presupposti, l’RN francese è destinato a crescere ancora di più nel corso degli anni, quando la popolazione si accorgerà ancora una volta della metodologia utilizzata da personaggi politici ideologizzati e dai piani terrificanti.

Un altra fattualità tremenda riguarda gli scontri in piazza con la polizia la notte scorsa, a quanto pare indipendentemente dal colore politico : una Francia che adesso rischia sempre più di sprofondare nel fondale della confusione, in attesa che qualcuno riesca a salvare ciò che di buono è rimasto, nell’attesa di ricostruire ciò che fino ad oggi è stato quasi totalmente distrutto dall’incompetenza.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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