Le opposizioni, non tutte, hanno annunciato la piazza per Gaza sabato 7 giugno a Roma. Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni hanno dato appuntamento a chi sente “come insopportabile quello che sta succedendo a Gaza. Fermare insieme il massacro e i crimini del governo Netanyahu”. In una nota Pd, M5s e Avs parlano di una “piattaforma chiara inscritta nella mozione parlamentare che unitariamente abbiamo presentato in Parlamento”. Il testo impegna il governo a riconoscere lo Stato di Palestina entro i confini del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa. Tra le altre cose, la mozione impegna l’Italia a chiedere un immediato cessate il fuoco, sto alla vendita e all’importazione di armi da e verso Israele, di promuovere sanzioni contro il governo israeliano e i coloni violenti in Cisgiordania. Mozione non sottoscritta da Più Europa che però ha già confermato la presenza al corteo. Il campolargo non riesce però ad unirsi, Italia Viva e Azione si sono già sfilate dalla piazza pro Gaza. Di fronte ai partiti di Renzi e Calenda che chiedono di integrare i contenuti della manifestazione con le richieste di Sinistra per Israele (esposizione delle coccarde gialle dei rapiti israeliani, la chiara condanna al terrorismo e all’antisemitismo con lo smantellamento di Hamas), i promotori dell’iniziativa hanno risposto picche: “Non si cambia, la piattaforma è quella della mozione, è chiara e ampia, con ben undici punti”, risponde secco Fratoianni di Avs.
Tajani: “Indignano morti innocenti, Israele si fermi”
La piazza rischia di essere l’ennesima occasione per acuire l’odio anti-israeliano, con Roma invasa da pro-Pal e centri sociali che utilizzano la protesta per mettere a ferro e fuoco la città e assaltare le forze dell’ordine. Un’opportunità ghiotta per attaccare il governo Meloni a suon di “Meloni responsabile del genocidio”, “Governo fascista e complice che vuole reprimere il dissenso” ecc. Nonostante proprio oggi il ministro degli Esteri Tajani, nell’informativa alla Camera sulla situazione nella Striscia di Gaza, abbia parlato chiaramente: “La popolazione della Striscia sta pagando da troppo tempo un prezzo altissimo. Pagano, come ha sottolineato Papa Leone XIV, i bambini, gli anziani, le persone malate. Questi morti innocenti feriscono i nostri valori e indignano le coscienze. La legittima reazione del governo israeliano a un terribile e insensato atto terroristico, sta assumendo forme assolutamente drammatiche e inaccettabili. I bombardamenti devono finire, l’assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale umanitario deve essere ripristinato”. Tajani rilancia la soluzione dei due Stati come “unica prospettiva per la pace”. Il Ministro degli Esteri riesce a compiere il passo che la sinistra italiana non riesce a fare, ossia condannare i terroristi: “Hamas deve liberare tutti gli ostaggi che ancora sono nelle sue mani, che hanno il diritto di tornare alle proprie case. Ho incontrato più volte i parenti di tanti che, quel 7 ottobre di due anni fa, si trovarono sulla strada dei terroristi. A loro va la solidarietà e la vicinanza del Governo e di tutto il Paese”.
Parteciperà anche il segretario della Cgil Landini
Alla piazza pro Gaza, o contro Israele, questo si vedrà, parteciperà anche il leader della Cgil, Maurizio Landini, proprio il giorno prima del referendum dell’8 e 9 giugno, data che sembra scelta apposta per lanciare la volata verso il quorum, con buona pace del silenzio elettorale. È giusto ricordare che ogni quesito referendario può valere fino a mezzo milione di euro di rimborso elettorale per il comitato promotore del referendum. La legge (n. 157 del 1999) nel caso del referendum abrogativo, disciplinato dall’articolo 75 della Costituzione, prevede il rimborso di 1 euro per ogni firma raccolta su ogni singolo quesito, fino a un massimo di 500mila firme, che è la quota necessaria per chiedere la consultazione. Il raggiungimento del quorum, quindi, può portare ad un premio di 2,5 milioni alla Cgil.
Gaza, Israele, referendum, primarie della sinistra tra Conte e Schlein su chi guiderà l’alternativa al governo Meloni e trovare un punto d’incontro sulla politica estera che rappresenta il vero terreno di divisione del campolargo: il 7 giugno a Roma ci sarà tutto questo, condito da kefiah e bandiere della Palestina.