Piena applicazione della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, ferma condanna all’azione di Israele contro le forze dell’Unifil, liberazione degli ostaggi israeliani, pugno duro contro Hamas e in generale contro il terrorismo islamico, che tiene in bilico tutto il Medio Oriente e, non da ultimo, aiuti umanitari verso il popolo palestinese con cessate il fuoco su Gaza. Queste sono le rivendicazioni del governo italiano, la sua posizione chiara e precisa per una de-escalation in Medio Oriente contro il rischio di una regionalizzazione del conflitto, a favore di una pace giusta che consenta a Israele di godere del diritto a esistere in una concezione di pacifica convivenza di due popoli in due Stati. Richieste lineari, che chiariscono dunque la posizione italiana sul conflitto in Medio Oriente. Posizione chiara frutto anche della stabilità di un governo che, senza ambiguità, sa da che parte stare, sa assumersi le responsabilità delle sue decisioni apparendo, in questo modo, credibile agli occhi dei partner internazionali.
Anche sull’Ucraina, il Governo Meloni e Fratelli d’Italia non hanno mai mostrato titubanze, mettendosi fin da subito dalla parte del popolo ucraino e del suo governo contro l’invasione russa e le aspirazione neo-imperialistiche di Vladimir Putin, che vorrebbe ricostituire una sorta di Unione sovietica riannettendo tutti quei territori che una volta componevano le varie repubbliche del regime comunista. Nessuna ambiguità, perché proprio laddove c’è ambiguità, i detrattori dell’Occidente si rafforzano: nel caso della Russia, il regime di Putin ha certamente giovato della lentezza con cui l’Unione europea ha talvolta provveduto a rifornimento di armi in favore di Kiev. E allo stesso modo delle ambiguità hanno giovato anche i terroristi, i membri di Hezbollah e le associazioni solidali con Hamas che sono riusciti a insediarsi all’interno del territorio italiano per fare (anche) pressione sull’opinione pubblica: difficile non pensare a un collegamento, più o meno diretto, tra i soggetti che fingono beneficenze per il popolo palestinese e poi inviano soldi ad Hamas, e chi era in piazza per festeggiare il primo anniversario del diluvio Al-Aqsa del 7 ottobre del 2023. Non condannare quegli episodi di violenza, minimizzarli, vuol dire fare un favore al terrorismo.
Sinistra ambigua
Al contrario del governo, però, le minoranze faticano a trovare unità, non riuscendo a stabilire neppure una strategia giusta da seguire. Nel costante tentativo di voler fare un’opposizione per partito preso, i vari partiti del centrosinistra italiano hanno navigato in questi mesi proprio in quelle ambiguità che la politica non dovrebbe avere: sull’Ucraina, è memorabile la netta divisione interna al Pd che, votando per una risoluzione sull’invasione russa in Parlamento europeo, è riuscita a esprimere voti a favore, contrari e astensioni in un sol colpo. Mentre il Movimento Cinque Stelle ha optato per un linea cosiddetta “pacifista”, che vorrebbe privare Kiev degli aiuti occidentali con conseguente capitolazione dell’Ucraina nel giro di poco tempo. Simili le ambiguità anche in riferimento al Medio Oriente, con la sinistra che spesso è scesa in piazza a sfilare tra bandiere arcobaleno e bandiere palestinesi, avendo avuto anche contatti – prima ancora che si sapesse tutta la verità, sia chiaro – con Mohammed Hannoun, l’architetto genovese che finanziava Hamas, verso il quale però non c’è stata alcuna presa di distanza.
Oggi Giorgia Meloni interverrà in entrambi i rami del Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì. Tra i tanti temi che verranno affrontati, ci sono anche i conflitti ai confini dell’Europa, sui quali Meloni e la maggioranza non hanno mai mostrato titubanze. Nel suo intervento iniziale alla Camera, Meloni ha reputato “ingiustificabile” l’attacco di Israele contro l’Unifil e, al contempo, ha ricordato che non condannare Hamas ed Hezbollah è antisemitismo. Dalla sinistra ci si aspetta barricate già in Aula, ma i vari partiti si mostreranno con tutta probabilità ancora divisi: che brutta figura avrebbe fatto l’Italia se al governo ci fosse il campo largo.