La visita di FdI nel quartiere Zen di Palermo: “Lo Stato è tornato”

Stamani il sottosegretario Frassinetti e il deputati Varchi hanno visitato l’istituto Giovanni Falcone nel quartiere Zen di Palermo

Lo Stato è tornato, anche nei quartieri più difficili lo Stato c’è. È stato questo il senso della visita di oggi del sottosegretario Paola Frassinetti e della deputata Carolina Varchi all’istituto comprensivo Giovanni Falcone nel quartiere Zen di Palermo. Frassinetti e Varchi hanno ascoltato le insegnanti, i ragazzi e le famiglie che hanno partecipato alla visita della scuola, toccata da vari scandali ma comunque un punto di riferimento per il quartiere. Carolina Varchi ha descritto la visita come “un momento che accorcia la distanza tra scuola e istituzioni”. “Stare in mezzo ai cittadini è importante perché possiamo ascoltare cosa non va. Impegno trasversale per dare a questa scuola i servizi di cui ha bisogno. La scuola rappresenta il primo incontro con lo Stato dei cittadini. I cittadini devono avere fiducia nelle istituzioni”, ha sottolineato Varchi. I presenti hanno colto l’occasione per avere un dialogo con i parlamentari, spiegando cosa non funziona in questa scuola e soprattutto la difficoltà di far capire ai ragazzi l’importanza di frequentare l’istituto. Il sottosegretario Frassinetti si è concentrato infatti sul problema dell’abbandono scolastico, piaga che affligge territori particolarmente difficili come lo Zen di Palermo e si è soffermata sul lavoro svolto dal governo Meloni: “Abbiamo fatto una lotta al contrasto della dispersione scolastica, grazie ad Agenda Sud. I risultati sono importanti: calo drastico della dispersione scolastica, già dal 2024 eravamo sotto la soglia che l’Europa ci dava come obiettivo per il 2026. Decreto Caivano per dare un segnale forte, la scuola è importante. In questi due anni – ha aggiunto – non abbiamo fatto solo parole, tanti fatti: lotta al bullismo in cima alle priorità. Le scuole possono segnalare atti di bullismo, ora ci sono controllo e prevenzione. La tutela degli insegnanti, abbiamo previsto aggravanti per chi commette violenze o minaccia contro il personale scolastico. L’insegnante – ha continuato – è una figura che deve essere valorizzata, introduzione del voto in condotta che di fatto era stata tolta. Interveniamo quando ci sono atti gravissimi. Polemiche sterili sulla maturità, solo 4 studenti su quasi 600mila non hanno sostenuto l’esame. I brutti voti sono anche un insegnamento, levare la valutazione dalla scuola non si può e non si deve. Dobbiamo aiutare gli studenti, la scuola deve tornare ad essere un ascensore sociale. Vogliamo aiutare chi rimane indietro ma non si può livellare la scuola perché si abbassa il livello dell’apprendimento”. Sono stati molto partecipati anche gli interventi delle insegnanti e dei ragazzi che hanno frequentato l’istituto e si stanno costruendo un futuro diverso grazie alla scuola. Un futuro lontano da un quartiere che non offre nulla, tra spazzatura ovunque, incendi, criminalità e mancanza di infrastrutture per consentire ai giovani di sfuggire alle mani della malavita. Varchi ha insistito sulla necessità che la scuola diventi un presidio, contro tutte le devianze, in particolare quella mafiosa: “La scuola è un presidio di cultura educativo di legalità. La legalità non si fa solo nelle aule di tribunale ma anche come fatto culturale. In una scuola in cui bisogna spiegare ai bambini che la legalità è una scelta di vita, a presidente dal ruolo. Nella propria vita bisogna fare una scelta di legalità, di non cercare scorciatoie, ma di mettere in campo il proprio impegno per realizzare i progetti”. Come diceva Paolo Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”. É proprio questo che si cerca di fare all’istituto Giovanni Falcone, togliere i ragazzi dalla strada e insegnargli a condannare la mafia e schierarsi dalla parte giusta della storia.

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Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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