La vocazione anti-occidentale del M5S

Pochi giorni fa il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione, basata su un testo presentato dal gruppo dei Conservatori e Riformisti, che identifica la Russia come “Stato sponsor del terrorismo”.

Si può discutere sulla definizione di sponsor perché la Federazione russa, anziché finanziare gruppi terroristici nel mondo come fa, per esempio, l’Iran con Hamas e gli Hezbollah libanesi, è diventata essa stessa artefice di terrorismo. Ma serviva una netta stigmatizzazione del comportamento di Mosca.

Il regime di Vladimir Putin è ormai entrato nel tunnel dei crimini di guerra, adottando una condotta, appunto, terroristica nei confronti dell’Ucraina. L’invasione di terra è da considerarsi, salvo sorprese, quasi completamente fallita, (i russi hanno perso Kherson e non riescono nemmeno a conservare tutto il Donbass, altro che giungere a Kiev con i carri armati, come si sperava a febbraio scorso).

E il Cremlino cerca pertanto di piegare l’Ucraina dal cielo, con massicci bombardamenti aerei sulla capitale, su Kherson e su altri centri, uccidendo i civili e colpendo le reti elettriche e idriche. La Russia cerca deliberatamente di lasciare la popolazione ucraina al freddo e senz’acqua, in un Paese il cui inverno non assomiglia di certo a quello di Tunisi.

Questo è terrorismo di Stato bello e buono. Il centro studi americano Robert Lansing, basandosi su quanto appreso da fonti militari russe, ha affermato che Mosca starebbe pensando addirittura di uccidere il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, che pure è da sempre un fedele alleato di Putin, o quantomeno, di organizzare ai suoi danni un finto attentato destinato a fallire. Per accusare poi di tutto questo l’Ucraina e l’Occidente, e spingere la Bielorussia a muovere le proprie truppe a fianco di quelle della Federazione russa.

Congetture occidentali? Chissà, ma intanto è morto “improvvisamente” il ministro degli Esteri di Minsk, Vladimir Makei. La Russia utilizza il terrore con i nemici e, a quanto pare, anche con gli amici. Chi ha a cuore la libertà e la sicurezza nel mondo, non può fare finta di nulla davanti a ciò, e infatti la risoluzione dell’Europarlamento è stata appoggiata da una larga maggioranza. Ma c’è qualcuno, nel Vecchio Continente, che ancora non se la sente di condannare Putin in maniera severa per le sue azioni in Ucraina. Fra le forze politiche italiane riscontriamo il Movimento 5 Stelle, che si è astenuto sulla risoluzione, e tre eurodeputati del Partito democratico e comunque appartenenti ad un’area di sinistra contigua al Pd, i quali hanno espresso voto contrario.

Tanto i pentastellati quanto i tre esponenti della sinistra assicurano di non voler assolvere la Russia, ma ritengono che questo non sia il percorso giusto per esecrare il regime putiniano e metterlo di fronte alle proprie gravi responsabilità. La possibilità di negoziati e la pace vengono allontanate ogni giorno dai bombardamenti russi e non certo da prese di posizione come quella del Parlamento europeo. Un certo tipo di benaltrismo emerge quando ci sono vizi e pregiudizi inconfessabili, e allora, non avendo il coraggio di dire tutta la verità, si cerca di rifiutare costantemente l’approccio dei più al fine di indicare un’alternativa di fatto posticcia e impraticabile.

Per determinati personaggi e aree politiche l’Occidente, in particolare gli Usa, sbaglia sempre il modo, comunque si muova e sia che si faccia i fatti suoi oppure che scelga di intervenire nel mondo. Ci vuole, ad ogni crisi internazionale, dell’altro, peraltro non ben spiegato, ma la ricerca di questo “altro” è soltanto un pretesto per celare il pregiudizio ideologico anti-occidentale e la solidarietà, altrettanto ideologica, verso tutti gli antagonisti delle democrazie, dalla Russia putiniana alla Cina di Xi Jinping, fino a giungere all’Iran degli ayatollah e al Venezuela di Nicolas Maduro. Il Movimento 5 Stelle, sia all’opposizione che al governo del Paese, in tante circostanze ha dato prova di essere mosso da una vocazione anti-occidentale. Ricordiamo il modus operandi del secondo Governo di Giuseppe Conte durante la pandemia.

Per combattere il Covid si scelse l’esempio della Cina comunista costituito da restrizioni liberticide e rigidi lockdown, quando l’Europa, ai fini del contenimento del virus, offriva invece alternative migliori, rivelatesi poi anche più efficaci, come quella rappresentata dalla civilissima Svezia, allora governata, oltretutto, da una coalizione di centrosinistra e non da un esecutivo trumpiano e magari negazionista. In ogni caso, anche Francia e Germania non impedivano ai loro cittadini di spostarsi da un comune all’altro, cosa invece avvenuta nell’Italia di Giuseppe Conte. Dalla classe dirigente giallorossa, Pd e M5S, la Cina veniva vista, anche apertamente e senza sotterfugi verbali, come un modello da seguire nella lotta anti-Covid. Senza scomodare complottismi particolari, viene da pensare che grillini e uomini di sinistra come Roberto Speranza abbiano tentato, cavalcando il Coronavirus, di effettuare una sorta di test sulla popolazione per verificare quanto i metodi cinesi possano essere sopportati in un Paese normalmente abituato alla libertà. Ricordiamo inoltre alcuni discorsi in Parlamento tenuti da Conte in qualità di premier, nei quali le relazioni transatlantiche e quelle con la Cina venivano messe audacemente sullo stesso piano. Per fortuna, la politica autoritaria che insegue la chimera dei contagi zero, viene rifiutata persino dai cittadini del Dragone, i quali, con enorme coraggio, sono scesi in piazza a manifestare tutta la loro rabbia e la loro frustrazione, a Shanghai e addirittura a Wuhan. La guerra in Ucraina ha di nuovo reso evidente la scarsa lealtà all’Occidente dei 5 Stelle. Durante il Governo di Mario Draghi, se c’era una forza politica, all’interno di quella vasta e variegata maggioranza, che più di tutti veniva assalita dal mal di pancia quando si trattava di supportare Kiev, quella era il Movimento 5 Stelle.

Alla fine, l’astensione pentastellata a Strasburgo è stata solo la classica ciliegina sulla torta. Se aggiungiamo poi, fra Russia e Covid, i rapporti opachi con il Venezuela socialista e autoritario di Maduro, gli apprezzamenti, esternati alcuni anni fa, di Beppe Grillo verso la teocrazia iraniana, e l’intenzione di dialogare nientemeno che con l’Isis, manifestata da Alessandro Di Battista quando era ancora un parlamentare grillino, possiamo notare di tutto tranne che un credibile legame con il mondo libero. Quindi, Enrico Letta e i vari soloni di sinistra, prima di parlare di destra putinista, controllino il loro giardino, ossia taluni eurodeputati di area Pd e il M5S con cui vorrebbero essere alleati sia a livello nazionale che locale, se solo Giuseppe Conte non chiudesse loro ogni tanto la porta in faccia. Comunque, è sempre più difficile raccontare la storia di una destra inaffidabile nel campo delle democrazie perché Giorgia Meloni ha di fatto messo a tacere lor signori con una impostazione inequivocabilmente atlantista, che riguarda tanto Fratelli d’Italia quanto l’attuale Governo.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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