L’abbraccio del popolo: George Simion e la Romania che non si arrende

Ci sono immagini che parlano più di mille parole. Una di queste l’abbiamo vista con i nostri occhi: è quella di George Simion che abbraccia un’anziana donna in un mercato popolare di Bucarest, proprio come ha fatto in decine di città e villaggi in tutta la Romania. Nessun palcoscenico, nessun copione. Solo la semplicità e la verità di un gesto autentico che racconta molto più di qualsiasi comizio. Racconta la storia di un uomo che viene dal popolo e che al popolo vuole restituire voce, dignità e futuro.

Simion non ha alle spalle gruppi di potere, fondazioni opache o miliardari d’oltreoceano. La sua forza nasce dal basso, da anni di battaglie portate avanti con coerenza e sacrificio per difendere la Romania reale. Quella fatta di famiglie, lavoratori, giovani costretti troppo spesso a cercare all’estero ciò che il proprio Paese non ha saputo offrire.

Il suo progetto di è chiaro: costruire una Romania in cui i milioni di connazionali emigrati possano finalmente tornare. Una Romania in cui le nuove generazioni non siano più costrette a fare la valigia, perché il lavoro, le opportunità e la speranza li attendono a casa.

È il cuore della visione che potremmo definire “Romania First”, perfettamente in linea con l’agenda di Giorgia Meloni in Italia e con la battaglia titanica di Donald Trump negli Stati Uniti. In una parola, restituire sovranità: economica, politica, culturale. Restituirla al popolo, strappandola dalle mani dell’élite globalista che ha saccheggiato le nazioni per arricchire le multinazionali e delocalizzare posti di lavoro in Paesi dove i diritti sono carta straccia, come la Cina.

Ma basta accendere la televisione o sfogliare i giornali per vedere come Simion venga sistematicamente descritto con i soliti cliché: “estrema destra”, “ultradestra”, “fascista”, “pericoloso”. È il copione che conosciamo bene. Lo usano contro chiunque non si allinei al pensiero unico imposto dalla sinistra radicale e dall’establishment globalista.

È accaduto a Trump, accade a Meloni, accade oggi a George Simion. Ma la realtà è un’altra: Simion non ha nulla a che spartire con i fantasmi del passato che evocano solo per paura di confrontarsi con il presente.

Ma il vero estremismo è quello di chi, in nome della follia green, sacrifica intere economie. Di chi impone diktat europei senza alcun mandato popolare. Di chi sfrutta l’ideologia per nascondere interessi economici enormi, che nulla hanno a che fare con la giustizia sociale e tutto con il profitto di pochi, di chi usurpa ogni forma di democrazia e libera opinione ogniqualvolta sia difforme dai dogmi del politicamente corretto.

Noi de La Voce del Patriota siamo qui, a Bucarest, per raccontarvi la verità. Senza filtri, senza padroni, senza il timore di dire come stanno realmente le cose. Perché in gioco non c’è solo una campagna elettorale: c’è la possibilità di riportare al centro l’interesse nazionale, il rispetto per l’identità, la difesa dei valori dell’Occidente e del concetto stesso di democrazia.

La posta in palio è altissima per tutti noi occidentali: vivere da cittadini liberi oppure, per rifarci a George Orwell, con il volto costantemente schiacciato dallo stivale dei dittatori del pensiero unico.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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