L’accordo con l’Egitto per bloccare gli scafisti. E la sinistra si rifugia nella disinformazione.

Con l’accordo siglato con l’Egitto, l’Italia e l’Europa hanno rafforzato il loro controllo sulla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. Un accordo, tutto sommato, molto simile a quello siglato in Tunisia lo scorso luglio, che sta portando risultati molto importanti: la rotta del Mediterraneo centrale, come riconosciuto dagli stessi vertici europei (per ultimi i dati emanati da Frontex), ha subito un forte rallentamento, con gli scafisti che adesso sembrano preferire l’approdo nella Spagna del socialista Sanchez. Il Memorandum d’intesa prevede investimenti su commercio, transizione verde e digitale, l’energia (a cui è riservato un ruolo principale), sicurezza, scambi interculturali e, come anticipato, migrazione. “Questa iniziativa – ha spiegato il presidente del Consiglio Giorgia Meloni – è il modo migliore per far fronte al flusso migratorio e apprezziamo gli sforzi dell’Egitto in questo senso, aspiriamo a lavorare insieme più di prima per aiutare gli Stati di origine e quelli di transito. L’Italia – ha continuato – ha un piano con gli Stati africani che è in fase di realizzazione e ammonta a 5 miliardi di euro, e l’Egitto ne fa parte”. L’obiettivo è dunque quello di lavorare “per lanciare un’alleanza internazionale per la lotta contro i trafficanti di esseri umani”. Già grazie all’accordo con la Tunisia sono stati fermati, secondo le fonti locali, centinaia di scafisti e ora anche l’Egitto avrà a disposizione risorse per implementare i controlli: dei 7,4 miliardi previsti dall’Europa, 200 milioni sono stati garantiti a fondo perduto per la gestione dei migranti.

Ma la polemica è dietro l’angolo, avanzata da un sinistra che a quanto pare, ferma nelle sue distanze ideologiche, sembra non aver compreso la portata dell’accordo, a cui hanno partecipato non solo i vertici europei (Ursula von der Leyen tra tutti), ma anche altri primi ministri, come quello greco Kyriakos Mitsotakis, e quello cipriota, Nikos Christodoulidis. I lamenti della sinistra europea, ripresi senza alcuna esitazione anche dalla leader del PD Elly Schlein, riguardano l’opportunità di trattare con un regime, soffermandosi l’italo-svizzera soprattutto su una presunta debolezza del governo italiano nell’affrontare la questione di Giulio Regeni, per il quale si chiede ancora giustizia. Ma Meloni ha risposto chiaramente all’accusa di Schlein: “C’è un processo in Italia che sta andando avanti, continueremo a tentare di ottenere qualcosa di più”, ha spiegato. Nessuna sconfitta sul piano diplomatico, insomma: d’altronde, proprio in questo campo il lavoro del governo di centrodestra sta proseguendo senza sosta e i risultati sono arrivati, quali la liberazione, proprio dall’Egitto, di Patrick Zaki e la notizia di rimpatrio di Chico Forti dagli Stati Uniti. Inoltre, anche la Ue ha parlato dell’Egitto, nella dichiarazione congiunta, come un “pilastro della sicurezza del Mediterraneo”: l’accordo è difatti necessario per continuare quell’intensa lotta all’immigrazione illegale. Punto sul quale Elly Schlein, questa volta, evita di mettere bocca: e se una sua possibile risposta la si può anche immaginare (“io sono appena arrivata”), allora la domanda sul perché, in tanti anni, nulla si è mosso per contrastare il traffico di essere umani, va posta agli uomini che compongono il suo partito e il suo amato campo-largo, che in quegli anni ricoprivano ruoli di governo. A differenza di quel periodo di negligenza, oggi Giorgia Meloni dimostra che il lavoro sul far fronte all’immigrazione clandestina è soltanto agli inizi e ingloberà, con la diplomazia, tutti gli attori in campo, nel più grande contesto del Piano Mattei.

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