L’allarme dei bancari: «Rischio usura dopo la massiccia vendita di Npl»

Famiglie e imprese italiane sono a rischio usura per la massiccia vendita di sofferenze e di crediti deteriorati da parte delle banche italiane. A lanciare l’allarme è la FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani che, in un’analisi, ha fotografato l’impatto sui territori e i rischi sociali derivanti dalla cospicua cessione di pacchetti di non performing loan delle banche.

Come spiega infatti il segretario generale del sindacato, Lando Maria Sileoni in Italia i tempi di recupero crediti delle società specializzate sono troppo veloci, da qui i pericoli per i titolari delle sofferenze di venire strozzati, con il serio rischio di finire, per disperazione, nelle mani degli usurai e della criminalità organizzata.

Quello della cessione degli Npl da parte delle Banche è in effetti un fenomeno sensibilmente cresciuto negli ultimi anni, e lo sarà sempre di più dopo i nuovi diktat della Bce alle banche per la svalutazione dei crediti deteriorati.
A seguito del lievitare dei crediti deteriorati nella pancia delle Banche dell’eurozona infatti, la Bce negli ultimi anni è corsa ai ripari, fissando un termine abbastanza stringente per
aumentare le coperture delle banche e arrivare a svalutare del tutto i crediti deteriorati. E’ ciò la Banca centrale europea ha chiesto a tutti gli istituti dell’Unione.

Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, l’indicazione è stata inserita dalla Vigilanza bancaria in ogni lettera Srep inviata a dicembre (2018) alle banche italiane. Le sofferenze nette, in Italia, a novembre ammontavano a 37,5 miliardi. Un totale che dovrà essere gradualmente svalutato nel corso degli anni, insieme ad altri 60 miliardi di sofferenze probabili.
Quello della cessione, ricorda il sindacato bancario, è «un fenomeno sensibilmente cresciuto negli ultimi anni, che riguarda prestiti non rimborsati per oltre 360 miliardi di euro e che interessa, guardando alle sole sofferenze, oltre 1,2 milioni di soggetti. Si tratta di clienti bancari cedutì, con le loro rate scadute, dagli istituti bancari a società specializzate nel recupero crediti che operano frequentemente con modalità spregiudicate: la maggior parte dei soggetti coinvolti (61%) è esposta per cifre che vanno da 250 euro a 30.000 euro». Nell’analisi, evidenzia la Fabi, emerge che sul piano territoriale è il Nord Ovest l’area geografica più toccata dal problema col 33% degli npl totali, con la Lombardia (24,9%) in testa alla classifica, seguita dal Lazio con il 13,3% dei crediti deteriorati.

Il problema bancario tocca a trecentosessanta gradi l’economia del nostro Paese, determinando le decisioni economiche di famiglie ed imprese ed influenzando indirettamente la stabilità dei conti pubblici e la rischiosità del nostro debito sovrano. Proprio per questo, il dibattito sul sistema bancario italiano non può limitarsi alla forma e all’applicazione o meno dei regolamenti europei per proteggere i creditori subordinati o i contribuenti. Le mille sfaccettature del problema bancario italiano rendono l’argomento complesso e pertanto meritevole di un’analisi approfondita. l danno è doppio: per i cittadini e per l’economia. Eppure la questione dei crediti deteriorati resta ignorata dal governo. Ora FdI, che ha già presentato un disegno di legge a firma Adolfo Urso, la rilancia. E trasforma quel testo in un emendamento al Decreto crescita, in modo che possa essere approvato subito.

Il disegno di legge vuole “liberare dalla schiavitù del debito” chi ha già pagato il prezzo più alto della crisi finanziaria ed economica, appunto oltre un milione di soggetti, famiglie, imprese. La proposta è semplice e di immediata realizzazione e garantisce un giusto ma limitato guadagno a chi ha in mano il debito di famiglie ed imprese e, nel contempo, realizza una sorta di «sanatoria» dei crediti deteriorati: un vero e proprio riscatto che consenta a famiglie e imprese di liberarsi dall’incubo della schiavitù del debito e ricominciare a vivere e produrre.

Con questa legge infatti si vuole consentire ai soggetti debitori in sofferenza di poter estinguere il proprio debito a un prezzo ragionevole, facendo al contempo conseguire al creditore cessionario comunque un giusto profitto.
Naturalmente devono ricorrere determinati presupposti: i crediti ceduti devono essere frutto delle crisi economiche e bancarie degli ultimi anni (per cui devono essere classificati come deteriorati tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2018); non devono essere superiori a 25 milioni e potranno essere estinti mediante pagamento di un importo pari al prezzo di acquisto della posizione debitoria da parte della società cessionaria, maggiorato di una percentuale del 20%.

L’estinzione del debito del presente disegno di legge comporterà l’automatica cancellazione della posizione debitoria in sofferenza dalla Centrale dei Rischi (CR) della Banca d’Italia, riammettendo cosi pienamente il debitore al circuito del credito bancario.

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Letizia Giorgianni
Letizia Giorgianni
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