L’ANPI dice no alla strada intitolata a Quattrocchi. Sinistra senza vergogna.

“Vittima di un brutale atto terroristico rivolto contro l’Italia, con eccezionale coraggio ed esemplare amor di Patria, affrontava la barbara esecuzione, tenendo alto il prestigio e l’onore del suo Paese”
Questa la motivazione del conferimento a Quattrocchi della medaglia al valore civile. A lui che ha tenuto alto l’onore ed il prestigio dell’Italia nel momento estremo della morte, mentre i miliziani iracheni gli puntavano contro la pistola, mentre poteva aver qualsiasi pensiero, e sarebbe stato naturale se avesse pensato ai suoi affetti, se avesse chiesto di avere salva la vita, sarebbe stato naturale, giusto. Invece no, ha pensato alla Patria ed ha gridato forte “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”.
C’è una drammatica poesia in questa immagine che da anni ci tormenta per l’epilogo, ma che ha anche nutrito l’amore di Patria, componendo il dolore nel senso d’appartenenza alla Nazione.
E come sempre accade quando il sentimento nazionale trova una sua dimensione esteriore, abbiamo dovuto fare da subito i conti con la delegittimazione da parte della sinistra. Lo hanno chiamato avventuriero, soldato di ventura, mercenario al soldo degli Stati Uniti. Tanto che i suoi colleghi, superstiti, sono stati processati per arruolamento non autorizzato al servizio di stato estero, per essere assolti nel 2010 con formula piena, perché il fatto non sussiste. Alla delegittimazione poi, quando non è più stato possibile gettare fango, è seguito l’oblio.
Ma in questo clima surreale che viviamo ai giorni nostri, in cui la maggioranza di governo è coadiuvata da nuovi movimenti asseritamente apartitici e dai soliti attori metapolitici orientati a super sinistra, col sempiterno supporto della stampa mainstream, tutti appassionatamente ossessionati dalla lotta senza quartiere al sovranismo, torna il tema.
E così anche l’anpi, nell’inconsistenza della propria rappresentatività, ha trovato un momento di gloria e si è opposta all’intitolazione di una passerella a Genova a Fabrizio Quattrocchi, rispolverando la fola del mercenarismo.
L’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, che afferma di battersi per la libertà, la pace e la democrazia dice no. Quattrocchi non lo merita, tropo italiano quel grido di dolore, troppo coraggioso il suo modo di imporsi. Le motivazioni neanche interessano in realtà, tanto è assurda la posizione assunta, ci abituiamo presto a tutto, ma questa infame richiesta e la soddisfazione per essere riusciti a frenare il percorso di intitolazione, indignano. Soprattutto perché provengono da chi nella migliore delle ipotesi ha partecipato a qualche corteo sguarnito e mal riuscito e messo un paio di bandiere rosse su un gazebo di facile montaggio, per poi tornare al caldo del proprio salotto a commentare le notizie del tg.
Allora rileggiamo le parole della motivazione della medaglia conferita a Fabrizio Quattrocchi dal Quirinale, che dopo il frastuono di quel grido lanciato in punto di morte, sembrano quasi un balsamo per i timpani: onore, coraggio, prestigio. E chi tenta di sporcare la memoria di questo ragazzo e di oscurarne la grandezza, sappia che tanto l’immortalità se l’è già guadagnata, da solo, davanti a un fosso, a tu per tu con la morte, provando a strapparsi la benda dagli occhi per guardare in faccia l’assassino, mentre le sue ultime parole urlavano amore per l’Italia.

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