L’attentato di Monaco e il giusto rigore italiano sull’immigrazione clandestina 

La Germania torna ad essere vittima di un lupo solitario islamista che a Monaco di Baviera si è lanciato con un’auto in corsa contro la folla radunata per una manifestazione sindacale, uccidendo almeno una persona e ferendone altre 30. Fra i feriti alcuni hanno riportato gravi lesioni e c’è anche un bambino che versa in serie condizioni in ospedale. Lupo islamista di sicuro, ma solitario fino ad un certo punto perché il 24enne afghano autore dell’attacco, come altri responsabili di gesti precedenti e simili sempre avvenuti in Germania, ha sì agito da solo e però era noto alla polizia, oltre che per reati legati a furti e traffico di sostanze stupefacenti, anche per simpatie jihadiste, esibite sui social prima della folle corsa in auto.

L’ISIS, il sedicente Stato Islamico, non esiste più come forma organizzata e di occupazione nei territori compresi fra Iraq e Siria, ma sopravvive come gruppo terroristico e rivendica attacchi del genere di quello compiuto a Monaco di Baviera. Perciò, non si può escludere affatto un coordinamento fra questi cosiddetti lupi solitari e lo Stato Islamico. I terroristi internazionali si sono intestati i fatti di sangue più recenti successi in Germania. In pochi mesi la Repubblica Federale tedesca ha subìto ben tre attentati, abbastanza simili fra loro e tutti effettuati da individui arabi e islamici. Durante la scorsa estate a Solingen, una città del Nord Reno – Vestfalia, un altro giovane, un 26enne di origini siriane, ha ucciso tre persone con un coltello e ne ha ferite altre otto.

La rivendicazione dell’ISIS non ha tardato a fare il giro del mondo. Pochi giorni prima delle ultime festività natalizie, un medico 50enne nato in Arabia Saudita ha falciato con una BMW dei civili inermi che stavano passeggiando ai mercatini di Natale di Magdeburgo, capoluogo del Land Sassonia-Anhalt, ammazzando due persone, una delle due era un bambino, e ferendo altri 68 malcapitati. Il terzo è stato quello di Monaco di Baviera, ma nel frattempo numerosi sono stati altri tentativi volti a terrorizzare le città tedesche, poi fortunatamente sventati dalla polizia e dall’intelligence. Non si può dimenticare il grave attentato del 19 dicembre del 2016, quando un tunisino di 23 anni, Anis Amri, legato al fondamentalismo islamico, piombò con un camion al mercatino di Natale di Berlino. Allora i morti furono ben 13 e i feriti 56. La polizia e tutte le Autorità tedesche di pubblica sicurezza e di intelligence fanno sicuramente del loro meglio, ma chi governa la Germania, i socialdemocratici del non a caso sfiduciato e dimissionario Cancelliere Olaf Scholz, il quale andrà incontro ad una probabile sconfitta alle vicine elezioni, non ha davvero capito nulla del primo attentato di Solingen e ha proseguito come se niente fosse accaduto, salvo poi dover contare altri morti a Magdeburgo e Monaco.

Il killer siriano di Solingen, addirittura già conosciuto come estremista islamico, doveva essere espulso da un anno almeno e invece si trovava ancora in Germania, quindi, è del tutto evidente che qualcosa, nelle politiche migratorie e di sicurezza, non abbia funzionato, ma Scholz, nonostante le tante pressioni in Patria, non ha mosso un dito per rivedere con maggiore severità le leggi tedesche in materia di immigrazione. Così, adesso bisogna fare i conti con la Mini Cooper del giovane afghano di Monaco di Baviera, il quale giunse in Germania alla fine del 2016 dopo essere passato attraverso l’Italia dell’allora premier Matteo Renzi, quello dei porti aperti concessi ad Angela Merkel in cambio di un occhio chiuso sulla situazione dei conti pubblici italiani. L’attentatore di Monaco aveva chiesto asilo in Germania però si è visto respingere la richiesta nel settembre del 2017. Ha presentato poi ricorso, ma le Autorità tedesche hanno deciso nell’autunno del 2020 di espellere il soggetto. Però, sono trascorsi quasi cinque anni da allora e il giovane afghano non ha mai lasciato la Germania, perciò, sono tante le cose che non hanno funzionato e non funzionano nel Paese di Olaf Scholz.

Una certa Europa teme la vittoria in Germania della AfD, Alternativa per la Germania, ma, prima di agitarsi davanti al possibile avanzare del partito della candidata Cancelliera Alice Weidel, bisogna affermare una volta per tutte come la scellerata politica migratoria europea degli ultimi decenni, quella dei porti aperti, delle sinistre continentali, delle Merkel, degli Scholz e dei Renzi, abbia partorito mostri come il siriano di Solingen e l’afghano di Monaco. Se vi fosse stato maggiore rigore, questi assassini non sarebbero rimasti in Germania a fare del male, bensì si troverebbero già nei loro Paesi d’origine. L’Italia, con il Governo Meloni, ha abbracciato una politica opposta a quella del lassismo e della pericolosa fiducia incondizionata concessa a chiunque arrivi. Determinati poteri, come alcuni Giudici deviati e politicizzati, i quali non approverebbero mai il rimpatrio, per esempio, di un individuo come l’attentatore afghano di Monaco, remano contro, ma il Governo ha anzitutto il sostegno del popolo italiano e l’Europa, non Scholz forse e però la Commissione UE sì, inizia finalmente ad accorgersi della necessità di un’inversione di rotta in tema di immigrazione. Elly Schlein, compagni vari e amici suoi con la toga, invece di sputare ogni giorno stupide sentenze sui centri di accoglienza in Albania, cerchino di comprendere la grande utilità di queste strutture. Prima di allevare al proprio interno dei mostri, come ha fatto la Germania, l’Italia, al di fuori dei propri confini nazionali e in sicurezza, può iniziare una scrematura degli arrivi e distinguere così fra chi scappa davvero da guerre e persecuzioni politiche e chi entra in un Paese straniero solo per fare del male. Non tutti i clandestini sono terroristi, ma vi sono terroristi fra i clandestini e non tutti i richiedenti asilo sono puliti.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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