“Siamo tutti molto colpiti dal fatto che l’opposizione, dopo aver governato per diversi anni, solo ora giunga a proporre il salario minimo come la panacea di tutti i mali ed oggi gridi ad un problema di lavoro povero quando, prima dell’insediamento di questo governo, si brindava all’eliminazione della povertà grazie a provvedimenti di carattere assistenziale. Questa è una questione importante e complessa, che non può essere affrontata con soluzioni semplicistiche o slogan ideologici. Troppo spesso, invece, il dibattito sul cosiddetto salario minimo legale è stato ridotto a una bandiera ideologica, a uno strumento di pura propaganda, buono solo a cercare facili consensi ma non a risolvere veramente i problemi reali dei lavoratori. Il nostro approccio è radicalmente differente dal salario minimo legale proposto dalle sinistre, che si dimostra soltanto una dichiarazione vuota di contenuto e propone una soluzione inadeguata a raggiungere il risultato. Chiunque abbia davvero a cuore il mondo del lavoro concorda sul fatto che un numero scritto in una legge non garantisce più dignità ai lavoratori e nemmeno assicura giustizia sociale. La vera tutela dei lavoratori non sta nel salario minimo legale, ma è quella scritta nella nostra Costituzione, all’articolo 36 che parla di salario adeguato, proporzionato, e sufficiente a garantire a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa: un concetto più alto, più ampio, più giusto di qualsiasi soglia numerica imposta per legge.
Un concetto che ci impegna a difendere davvero la dignità dei lavoratori, e non si limita a fissare un parametro astratto e ideologico. La soluzione definitiva del problema in discussione passa dalla contrattazione collettiva, che in Italia copre oltre il 90% dei lavoratori e già oggi assicura, nella quasi totalità dei casi, salari ben superiori alla soglia dei 9 euro l’ora, e per questo rappresenta il riferimento inderogabile di ogni intervento legislativo in materia. A cui si aggiungono gli effetti positivi della contrattazione di secondo livello, tramite la quale riconoscere e valorizzare le specificità positive presenti nel mondo del lavoro. Continuiamo pertanto ad impegnarci per il perseguimento di un ‘salario adeguato’ piuttosto che un “salario minimo”, insufficiente e poco funzionale rispetto al sistema economico e datoriale italiano”.
Lo dichiara in aula la senatrice di Fratelli d’Italia Paola Mancini, componente la Commissione Lavoro a Palazzo Madama.