L’attentato di matrice terroristico-mafiosa datato 19 luglio 1992, si è consumò in quel di Palermo in una domenica qualunque. Nella circostanza infausta persero la vita Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. Alla luce dei recenti rilievi sono balzati agli onori della cronaca giudiziaria i nomi di Carmelo Petralia e Annamaria Palma, due magistrati del pool che prese parte all’indagine. Si ventila in questi giorni l’ipotesi del reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa Nostra. Secondo l’accusa infatti Petralia e Palma avrebbero depistato le indagini e circuito tre falsi pentiti, indotti a designare fantomatici artefici del delitto.
“Dopo quasi 27 anni e numerosi processi celebrati, l’Italia non conosce ancora la verità sulla strage di via D’Amelio. Il vortice di accuse, calunnie e depistaggi, conclamati e da accertare, rendono questa pagina della nostra storia ancor più buia”. Questo quanto dichiarato da Georgia Meloni.
Si è pronunciata sulla vicenda anche Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice. La stessa ha presenziato a diverse udienze del processo di depistaggio, come parte civile e ha mosso, a più riprese, critiche ai danni dei magistrati indagati. “Mio padre è stato lasciato solo, sia da vivo che da morto. Trattasi dunque di una responsabilità collettiva ascrivibile a quei magistrati avvezzi a comportamenti contra legem e mai perseguiti né sul piano giudiziario né disciplinare”. Ha poi concluso la donna.
Fratelli d’Italia ha prontamente interpellato tutte le forze politiche e avanzato una proposta di legge al fine di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via D’Amelio.
“Appurare la verità è un atto dovuto nei confronti della memoria delle vittime e di tutti gli italiani onesti che, nell’esempio di Falcone e Borsellino, si battono ogni giorno per liberare l’Italia dall’oppressione mafiosa”. Questo quanto esternato dalla Meloni.