Il Partito “Sogno georgiano”, è riuscito a far approvare in prima battuta una nuova legge di dubbia natura, tant’è vero che i contrari non hanno tardato a definirla “Legge russa”, in seguito ai provvedimenti presi dalla maggioranza governativa. Dal 17 Aprile, il popolo georgiano manifesta in piazza contro il nuovo provvedimento, sognando anche un ingresso all’interno dell’Unione europea, come dimostrano alcune foto delle manifestazioni.
L’attuale disposizione è piuttosto simile alla “Legge sugli agenti stranieri”, tanto che viene fattualmente definita concomitante alla normativa: attualmente manca ancora la terza lettura in Parlamento per comprendere se sarà possibile approvare il diktat “filo-russo”.
Tuttavia, il nuovo piano legislativo prevede la registrazione di tutti i partiti che ricevono più del 20% dei finanziamenti da paesi terzi (quindi dall’estero), di registrare le proprie liste come “agenti stranieri: quest’ultimo termine veniva utilizzato nell’ URSS per definire le spie ed i traditori del sistema. Mentre qualcuno si rifiuta di considerare la Russia come seconda Matrice post-sovietica, le sue alleanze ed influenze dimostrano che una certa nostalgia, persiste ancora nelle menti dei suoi oligarchi e dei paesi formalmente affiliati.
Molto probabilmente, queste nuove ratifiche serviranno ad allontanare la Georgia dall’Alleanza atlantica e dall’UE, che nel tempo si sono consolidati come nemici giurati della Russia di Putin, considerando le innumerevoli sanzioni e il discusso invio di armi all’esercito ucraino per la difesa del territorio dopo i primi attacchi del 2022.
Sembra che nel “Terzo Millennio”, i conflitti non si decidano esclusivamente sul campo, quanto sulle decisioni prese dai governi in base alla propria vicinanza con le politiche degli altri paesi: è un dato di fatto quello che vede le politiche ucraine ben lontane dall’oligarchia russa, sin dalle manifestazioni di Euromaidan del 2014. Invece, la Georgia per il momento sembra essersi dimostrata collaborativa, per quanto i moti popolari stiano diventando man mano più evidenti e decisamente problematici per l’attuale esecutivo.
Peraltro, già dal 2023, i componenti del “Sogno georgiano”, avevano provato a proporre questo nuovo disegno, il quale naufragò a causa delle proteste di piazza. Ma non finisce qui, perché i promotori avevano promesso di non voler proporre nuovamente un simile provvedimento: impegno morale che non è stato decisamente portato a termine.
Salome Zurabishvili è il Presidente della Georgia, inizialmente vicina alla fazione che avrebbe promosso la nuova legge ed ora chiaramente distante per ovvi motivi di natura politica, ha recentemente assicurato di voler porre il veto sul nuovo canone: nonostante ciò, la possibilità che la maggioranza aggiri il divieto rimane comunque alta, considerando le presenze maggiori di cui dispone l’attuale governo.
Non ottimale la situazione sotto il cielo georgiano: nell’epoca in cui gli equilibri geopolitici sembrano sempre più precari, ora bisognerà preoccuparsi anche delle possibili ingerenze del Cremlino, che forse sta cercando una nuova tattica per avvicinare verso di sé tutti quei paesi che dimostrano di voler collaborare attivamente con il gigante totalitarista.
Quest’ultima mossa dimostra una concomitanza d’azione decisamente differente rispetto ad un’impresa militare, perché attinente prettamente ad una decisione governativa che potrebbe sfruttare – come anticipato in precedenza – un gesto previsto dallo stesso sistema georgiano.
Il grande Risiko mondiale non accenna ad arrestarsi, se prima l’attenzione era rivolta verso la platealità del conflitto bellico, adesso l’Occidente dovrà fare i conti con l’avvicinamento degli altri paesi all’alleanza dei BRICS: l’epoca dei sotterfugi richiederà nuove soluzioni da adottare per l’ovest, al fine di evitare il danneggiamento dei vicini ecosistemi politici.