Le proteste Pro-Palestina infiammano le università americane: l’amministrazione Biden perde il controllo

Ieri durante una visita, Mike Johnson, attuale leader repubblicano alla Camera dei rappresentanti, è stato aspramente boicottato durante una visita alla Columbia University: ormai non è un caso che i rettorati statunitensi stiano perdendo terreno, arginare la quantità smodata di proteste è sempre più difficile, tanto che sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando gli hippie ed i pacifisti di vario genere protestavano negli atenei durante la “Guerra Fredda”.

E’ piuttosto chiaro che ormai l’amministrazione Biden stia perdendo colpi, in realtà la gestione dei dem non è mai stata ottimale, tanto che il governo in carica ha soffiato prevalentemente su ogni genere di protesta Woke e BLM, fino a cadere sotto scacco delle associazioni studentesche di estrema sinistra.

Il problema è che, con buone probabilità, la maggioranza degli studenti che organizzano simili proteste non abbia la benché minima idea di cosa stia facendo e cosa voglia dire l’espressione “Autodeterminazione dei popoli”, visto e considerato che la maggior parte di loro abbraccia un retaggio marxista e favorevole all’abolizione dei confini.

Dunque le manifestazioni, spacciate per gesti di solidarietà ai civili palestinesi, vittima degli scontri bellici tra Hamas ed Israele, non sono nient’altro che uno sterile guazzabuglio di confusione ideologica e polemismo inconsistente.

Sembra poi tutto così forzato: chissà perché nessuno di loro si è mai schierato dalla parte dei palestinesi durante gli anni precedenti, quando il conflitto era comunque molto acceso, ma ancora non si era paventata l’occasione di un’escalation come quella attuale.

Isra Hirsi, studentessa 21enne arrestata durante le proteste, sarebbe in realtà la figlia della deputata democratica del Minnesota Ilhan Omar: chissà se la personalità politica in questione, avrà la volontà di spiegare concretamente quanto accaduto, anche considerando che la giunta di cui fa parte non sembra essere avversa alle politiche israeliane.

Invece, all’Emory University della Georgia, tra gli arresti condotti dalla Polizia americana all’interno del Campus, figura il nome di Noel McAfee, Presidente del dipartimento di filosofia. La docente, come si legge sul sito dell’Emory Department, sarebbe molto affezionata alle teorie femministe, come attesta il suo profilo.

Se anche i professori decidono di prendere parte alle pantomime dei collettivi dell’estrema sinistra universitaria, è piuttosto logico che questi organi perdano totalmente il controllo: peraltro la presenza americana in Medio Oriente, specialmente nel territorio israeliano, non è affatto una novità. I sedicenti ribelli americani di oggi, devono essersene accorti soltanto adesso, ma d’altronde cosa potremmo mai aspettarci da chi rincorre la pace e nelle sue rivolte semina soltanto violenza? Basti pensare a tutte le azioni condotte durante le proteste di Black lives matter negli anni precedenti.

Dal 18 aprile sono ben 400 i fermi  che le autorità americane hanno registrato: un altro evidente messaggio che rappresenta l’inconsistente impegno dei democratici americani nel concepire chiaramente una linea politica, un doppio-gioco che sicuramente non gioverà all’attuale governo e tanto meno alla compagine progressista.

Non manca molto alla resa dei conti tra Donald Trump e Joe Biden, l’ultimo non ha sicuramente dimostrato di essere una presenza simbolica per l’Occidente: le sue gaffe e le sue cadute – annesse quelle di stile – , hanno decretato l’incompetenza dei democratici, di cui si è accorto praticamente ogni paese appartenente al mondo libero. Di certo, l’imperversare delle isterie woke la dobbiamo anche a lui, così come le decisioni geopolitiche fortuite e talvolta prive di senso, che peraltro hanno ovviamente influenzato tutto il mondo libero.

Ancora una volta abbiamo a che fare con l’estenuante fenomeno “paranormale” di alcuni confusi studenti americani, ora più che mai addormentati ed inconsapevoli che il nemico si annida da un’altra parte.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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