Alla presentazione del libro “Leader per forza. Storie di leadership che attraversano i deserti” tenutasi il 12 giugno presso Palazzo Wedekind a Roma, oltre all’autore Antonio Funiciello, presenti il direttore de Il Sole 24 Ore Fabio Tamburini e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari.
Il libro, che racconta e analizza diversi leader del passato e del presente, ha fornito molti spunti di riflessione sull’era che stiamo vivendo, un’era di grandi trasformazioni e di deserti ideologici e in cui le leadership sono difficili da individuare.
Il Direttore Tamburini ha sottolineato come questa sia “un’epoca di miopi”, in cui l’Occidente sta vivendo un problema grande, ovvero la mancanza di leadership adeguate a momenti difficili, quasi terribili. “Oggi nel mondo occidentale c’è carenza di leadership. Credo ci sia un fenomeno, ovvero il tramonto dell’ideologia. I leader maturavano nelle scuole di partito, maturavano in una dialettica che aveva come cardine una ideologia. Ma le ideologie sono crollate, insieme al muro di Berlino. Tutto il mondo è venuto meno, man mano le varie fonti di ispirazione sono tramontate. Le scuole di partito sono venute meno, e così è venuto meno un meccanismo di selezione delle leadership”, ha spiegato.
Il Sottosegretario Fazzolari, con una certa ironia, ha aggiunto che “Se un leader si riconosce dal fatto di avere occhi grandi vuol dire che Giorgia Meloni è la leader perfetta”.
Durante la presentazione è emerso in modo particolare come, ad oggi, manchi appunto una visione d’insieme, una visione globale. Su questo, il Sottosegretario ha evidenziato come il libro di Funiciello “sia veramente ben fatto, perché, partendo dalla traversata del deserto di Mosè, si dà l’immagine della visione millenaria che appartiene da sempre alle civiltà orientali. Faccio l’esempio della Cina che conosce il suo percorso millenario e periodicamente sceglie un grande traghettatore che ne influenzi il futuro. Esiste poi il caso della Russia, che vorrebbe tornare ai vecchi confini dell’Unione Sovietica, poggiando su un tipo di leadership che è molto diversa da quella occidentale. Ai nostri leader è chiesto di essere un buon amministratore del quotidiano, anziché possedere una visione da timoniere di una cultura intera verso il futuro”.
E, rivolgendo un pensiero a Berlusconi, è stato ricordato come il Cavaliere abbia evitato un paradosso storico: “Silvio Berlusconi, scomparso oggi, è stato un grande leader e ha evitato un grande paradosso storico. Proprio negli anni in cui il comunismo era in crisi ovunque, in Italia si stava affermando. Senza Berlusconi il comunismo sarebbe arrivato al vertice di un Paese del G7, tre anni dopo il crollo dell’Unione sovietica”, ha detto il Sottosegretario.
Durante l’evento, sono state in particolare due le domande che maggiormente hanno suscitato l’interesse della platea e degli oratori.
La prima, relativamente al fatto se si possa “governare anche attraverso la menzogna, per seguire grandi obiettivi”.
Fazzolari, citando Marco Aurelio e Machiavelli, ha ricordato che il politico deve guardare al tutto e non al singolo, perché la grandezza di un leader si vede nella capacità di avere una visione d’insieme, che ogni tanto è anche dolorosa.
Ma, spiega, “Il grande pericolo è che questo possa tramutarsi nella giustificazione del potere e a non seguire comportamenti corretti. E uno dei campanelli di allarme è che spesso gli uomini potenti tendono ad allontanare le voci critiche, circondandosi solo di persone che condividono la propria visione. È questo ciò che è successo a Putin e che ha portato a questo disastro”.
In Italia abbiamo ora una situazione diversa, perché Giorgia Meloni “preferisce avere chi riesce a obiettare quando non è d’accordo”, ha detto. “Il grande leader è quello che riesce a continuare ad avere una reale visione del mondo, se ha persone critiche accanto. Ogni leader si deve circondare di persone di cui si fida e di cui non gli fanno sempre ragione”, ha concluso. Aggiungendo anche che, essere leader, significa anteporre il bene della collettività al proprio interesse personale, “magari anche facendo emergere qualcun altro se è più opportuno”.
L’altra domanda ha riguardato il citato deserto ideologico che sta vivendo la nostra società, e quale è finora il deserto più aspro che in questi mesi Giorgia Meloni ha dovuto affrontare.
La risposta del Sottosegretario non poteva che menzionare la crisi in Ucraina: “Sono gli eventi che determinano le leadership. L’Ucraina è una chiave di volta in questo. Io credo che senza Boris Johnson la storia in Ucraina sarebbe andata in modo diverso. Perché Johnson, anche usando toni molto alti, ha detto subito che avrebbe mandato armi di ogni tipo, e credo che per questo Johnson verrà ricordato come qualcuno che ha cambiato la storia. È stato Johnson a dire che l’Occidente si schierava a difesa dell’Ucraina in un periodo in cui Francia e Germania erano del tutto titubanti. Si arriva poi a Meloni, che in quella occasione non ha deciso di fare cassa elettorale ma in quel frangente storico ha imposto una linea prima al suo partito e di conseguenza all’intera nazione. Va un grande merito va a Meloni. L’Italia è sempre stata considerata l’anello debole nella guerra in Ucraina, e la cosa più semplice, senza una leadership vera, sarebbe stata una posizione ambigua in campagna elettorale perché elettoralmente più conveniente. Ma così non è stato. E quindi se oggi l’Occidente è così fermo è anche per la singola leadership di Giorgia Meloni. Certo, è presto per dirlo ma sono persuaso che questa fase storica verrà ricordata così.”
E sul tema del conflitto russo-ucraino ha aggiunto: “Se non fermiamo la Russia in Ucraina, dovremo farlo in un Paese Nato. Temo che se la Russia non viene fermata e il diritto internazionale ripristinato, si possa aprire la strada a un conflitto mondiale”.
Il libro di Funiciello pone importanti interrogativi sul futuro della leadership a livello mondiale e ne analizza gli eventi storici che hanno portato a quel deserto ideologico che oggi dobbiamo affrontare.
La mancanza, o quasi, di leadership nel mondo occidentale contemporaneo è un qualcosa da analizzare e da scardinare, per trovare nuovamente una visione e una ideologia che possano rendere grande non solo il nostro paese, ma l’intero Occidente. Ricordando le caratteristiche che secondo Weber appartenevano ad un leader, ovvero la passione, il senso di responsabilità e la lungimiranza, forse in Italia non tutte le speranze sono perdute.
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