Legge ungherese omofoba? No, tutela i minori, ma la UE si straccia le vesti.

La legge del Parlamento ungherese che scuote l’Europa. Orban sotto attacco. “Equipara l’omosessualità alla pedofilia”, ma di questo nel testo non c’è traccia.

Sono 17 i Paesi Ue che hanno firmato una dichiarazione contro la legge del Parlamento ungherese in materia di tutela dei minori: Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Lettonia, Grecia, Austria e Cipro. L’Italia si è accodata all’ultimo minuto. L’iniziativa sembra sia partita dalle rappresentanze di Olanda, Belgio e Lussemburgo secondo le quali il testo normativo, approvato con 157 voti favorevoli ed un solo contrario a Budapest, equipari l’omosessualità alla pedofilia.  Il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha definito la legge ungherese “una vergogna”.

In queste ore hanno espresso il proprio dissenso anche l’olandese Rutte e il francese Macron. Per l’Italia, la posizione è stata delineata da un tweet di Palazzo Chigi: “L’odio, l’intolleranza e la discriminazione”, si legge nel tweet, “non hanno posto nella nostra Unione. Ecco perché, oggi e ogni giorno, sosteniamo la diversità e l’uguaglianza Lgbt in modo che le nostre generazioni future possano crescere in un’Europa di uguaglianza e rispetto”.

Abbiamo, dunque, deciso di cercare e tradurre il testo tanto discusso per capire cosa concretamente sia contenuto negli emendamenti votati dai parlamentari ungheresi.

La Legge sull’inasprimento dell’azione contro i pedofili e la modifica di alcune leggi per proteggere i bambini è stata firmata dal Presidente Orban la sera del 23 giugno 2021, nonostante le dure critiche ricevute dall’Unione Europea e da alcuni Stati membri.  Bisogna, in primis, specificare che il testo contiene una serie di emendamenti che modificano leggi già esistenti volte alla tutela dei minori[1]

La prima che viene modificata è la Legge XXXI del 1997 sulla protezione dei bambini e l’amministrazione della tutela. L’emendamento specifica che “per garantire la realizzazione degli obiettivi stabiliti nella presente legge e l’attuazione dei diritti del bambino, è vietato rendere accessibile alle persone che non hanno raggiunto l’età di diciotto anni un contenuto pornografico o che rappresenti la sessualità fine a sé stessa o che propagandi o ritragga la divergenza dall’identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità”.

L’emendamento alla Legge XLVIII del 2008 sulle condizioni di base e alcune restrizioni alle attività di pubblicità economica prevede che “è vietato rendere accessibile alle persone che non hanno raggiunto l’età di diciotto anni la pubblicità che ritrae la sessualità in modo gratuito o che propaganda o ritrae la divergenza dall’identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità.”

La alla Legge CLXXXV del 2010 sui servizi dei media e la comunicazione di massa  prevede che, ad eccezione dei notiziari, dei programmi d’informazione politica, dei programmi sportivi, delle anteprime dei programmi, degli annunci politici, delle televendite, degli annunci di strutture comunitarie e degli annunci di servizio pubblico, i fornitori di servizi di media che offrono servizi di media lineari (ovvero trasmissioni programmate tramite la televisione tradizionale, Internet o la telefonia) debbano classificare tutti i programmi che intendono trasmettere.

L’emendamento prevede che vengano classificati in una specifica categoria (la V) determinati programmi “se in grado di esercitare un’influenza negativa sullo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, in particolare perché hanno come elemento centrale la violenza, la propaganda o la rappresentazione della divergenza dall’identità personale corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità o la rappresentazione diretta, naturalistica o gratuita della sessualità. Questi programmi sono classificati come non adatti a un pubblico di età inferiore ai diciotto anni”. Altresì, l’emendamento prevede che “i programmi non si qualifichino come annunci di servizio pubblico e pubblicità di strutture comunitarie se sono in grado di esercitare un’influenza negativa sul corretto sviluppo fisico, mentale o morale dei minori, in particolare per il fatto di avere come elemento centrale la rappresentazione gratuita della sessualità, la pornografia, la propaganda o la rappresentazione della divergenza dall’identità personale corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità”.

La Legge CCXI del 2011 sulla protezione delle famiglie è stata così modificata:

1) L’articolo 1, sezione 1, è sostituito dalla seguente disposizione: “Lo Stato protegge le istituzioni della famiglia e del matrimonio (…), con particolare riguardo al rapporto tra genitori e figli, in cui la madre è donna e il padre è uomo.”

2) L’articolo 1, sezione 2, è sostituito dalla seguente disposizione: “La protezione delle relazioni familiari organizzate e l’attuazione del diritto dei bambini a un’auto identità corrispondente al loro sesso alla nascita hanno un ruolo fondamentale nel preservare la loro salute fisica, mentale e morale.”

Altresì, è stata aggiunta la seguente disposizione: “Per la protezione degli obiettivi enunciati nella presente legge e dei bambini, è vietato rendere accessibili alle persone che non hanno raggiunto l’età di diciotto anni contenuti pornografici o che rappresentano la sessualità in modo gratuito o che propagandano o ritraggono la divergenza dall’auto identità corrispondente al sesso alla nascita, il cambiamento di sesso o l’omosessualità.”

Infine, in accordo con gli emendamenti presentati, la legge prevedrà anche che “una persona o un’organizzazione diversa da un dipendente impiegato come insegnante da un’istituzione educativa e di educazione, un professionista che fornisce servizi di salute scolastica in tale istituzione e un organo statale parte di un accordo di cooperazione concluso con tale istituzione, può condurre un’attività in classe o organizzata in altro modo per gli studenti relativa alla cultura sessuale, il sesso, l’orientamento sessuale, lo sviluppo sessuale, gli effetti negativi del consumo di droga, i pericoli di Internet, e qualsiasi forma di sviluppo della salute fisica o mentale solo se è registrato dall’organo designato dalla legge.

È, infine, interessante porre l’attenzione sulla modifica della Legge I del 2012 sul codice del lavoro. La nuova disposizione prevede che un datore di lavoro che fornisce istruzione, supervisione, assistenza o cure mediche a una persona di età inferiore ai diciotto anni o che fornisce servizi di svago, ricreativi o sportivi a una persona di età inferiore ai diciotto anni non può stabilire un rapporto di lavoro con una persona che risulti nel registro dei trasgressori per: omicidio, assistenza al suicidio, violazione della libertà personale, traffico di esseri umani, stupro, abuso di materiale pornografico illecito, promozione della prostituzione commerciale, abuso di droghe, omicidio colposo, traffico di esseri umani e lavoro forzato.

Nel documento ufficiale presentato al Parlamento ungherese sono state delineate anche le giustificazioni per le quali si ritengono necessarie le summenzionate modifiche di Leggi già esistenti:

“Lo Stato ha il dovere, secondo la Legge Fondamentale, di stabilire norme che stabiliscano un ambiente giuridico e un sistema di istituzioni che garantiscano la protezione necessaria allo sviluppo fisico, mentale e morale dei bambini e la conservazione e la protezione della loro identità, che è immutabile dalla nascita. Per fare questo, il legislatore deve andare oltre le regole generali stabilite nella Legge fondamentale e stabilire regole pratiche e tangibili per proteggere questi valori. È chiaro che certi contenuti dovrebbero essere insegnati ai bambini in un’età adeguata alla loro età, per promuovere il loro sano sviluppo spirituale e intellettuale. Alcuni contenuti possono essere fraintesi dai bambini sotto una certa età, o possono essere dannosi per il loro sviluppo a quell’età, o semplicemente fuori dal loro controllo, confondendo i loro valori morali ed etici in via di sviluppo, o la loro comprensione di sé stessi e del mondo”.

Non sembra, pertanto, esserci traccia dell’equiparazione tra pedofilia ed omosessualità, uno dei principali motivi che hanno spinto i Commissari Reynders e Breton, su disposizione del Presidente von der Leyen, a scrivere una lettera al Ministro della Giustizia ungherese, Judith Varga, nella quale si esplicita che nella legge appena approvata si ravvisano gli estremi di violazione di diverse direttive comunitarie. Secondo quanto riportato dall’ANSA, questa potrebbe essere l’anticamera di una procedura di infrazione.

Secondo il Presidente Orban, che non ha tardato a rispondere alle accuse, la legge oggetto della disputa protegge i diritti dei bambini, garantisce i diritti dei genitori e non si applica ai diritti relativi all’orientamento sessuale dei maggiorenni, quindi non contiene alcun elemento discriminatorio.

Basandoci sulla lettura del testo normativo, ci sembra che in effetti gli emendamenti presentati siano volti a contrastare non solo la propaganda gender e la diffusione dei contenuti LGBT ma anche la pornografia e i messaggi riferiti alla sessualità fine a sé stessa, in contesti nei quali siano presenti minori, al fine di garantire una crescita ed uno sviluppo personale non influenzato.

Certamente è innegabile che il testo normativo sia particolarmente forte e che vi si possano ravvisare una certa dose di chiari pregiudizi. Tuttavia, non vi è alcun attacco alle libertà personali e ai diritti degli omosessuali e del mondo LGBT poiché nessun divieto e nessuna discriminazione viene perpetrata ai danni degli adulti.

A prescindere dalle considerazioni di merito, sorprende che molti governi, a partire da quello italiano, si siano subito mobilitati per condannare una legge dura ma che è espressamente e chiaramente diretta alla tutela dei minori che vanno preservati da qualunque strumentalizzazione affinché possano sviluppare capacità e coscienza che permetteranno loro di fare scelte consapevoli da adulti. I bambini non dovrebbero essere “indottrinati” ma tutelati e protetti.  Eppure, non ci risulta la stessa attenzione e la stessa netta presa di posizione contro quei Paesi del mondo arabo, come ad esempio il Qatar e l’Arabia Saudita, nei quali esiste il reato di omosessualità, punibile con la morte.

Questo può dare adito a legittimi sospetti sulla natura delle critiche mosse ad Orban, che non sembrano essere dettate da un reale interesse di tutela dei diritti LGBT e di contrasto all’omofobia ma solo dalla volontà di farne polemiche strumentali alla battaglia contro i governi conservatori e contro le loro posizioni che mirano a tutelare la famiglia naturale, a combattere la globalizzazione, a difendere i valori tradizionali e la sovranità nazionale.

Ci aspettiamo che il dibattito diventi ancora più acceso nei prossimi giorni in Italia, dove ci si appresta a votare il DDL Zan, dopo l’intervento della Chiesa di Roma e la risposta del Presidente del Consiglio Draghi.

“La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli”, diceva Gilbert Keith Chesterton. “Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”. Questa battaglia sembra sempre più vicina, sono chiari gli attori in campo, chiari gli obiettivi: cancellare identità e valori, perché è più facile dominare chi non crede in niente.

[1] La traduzione dei testi dall’ungherese all’italiano è stata fatta tramite sistema elettronico. Si sottolinea che, secondo la traduzione elaborata, la parola “pedofili” risulta una sola volta, nel titolo della Legge ma mai nel testo.

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2 Commenti

  1. Si potrebbe dire “niente che già non si conosca da che esiste l’uomo”. Ma colpevolizzare la diversità di genere biologica, è bislacco! Le pulsioni sessuali così come gli appagamenti, dominano le identità di ognuno, ma nella “conclusione” tutte hanno la stessa “radice”.
    Non confondiamo i desideri o piaceri con i diritti.
    In sintesi, trovo riprovevole che si voglia togliere innocenza ai più piccoli, per la tranquillità dei più grandi.
    Odio, violenza, razzismo, bullismo, sfruttamento del lavoro minorile e non, pedofilia etc. si contrastano in ogni ambito, ma lasciamo che i piccoli crescano e si confermino da sé.

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