Leone XIV evita fratture con Israele e le ragioni si trovano in Siria

Papa Leone XIV ha ricevuto una telefonata da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo l’attacco compiuto dall’esercito dello Stato ebraico contro la chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. Netanyahu ha voluto avere con il Santo Padre un momento di chiarimento in seguito a quello che è stato un atto dell’IDF, (Israel Defense Forces), inaccettabile e censurabile, e che lo stesso primo ministro di Israele non ha esitato a descrivere come un errore deplorevole in merito al quale verrà aperta un’inchiesta. Israele non è affatto immune da sbagli, ma, a differenza delle dittature e delle organizzazioni terroristiche che lo circondano, è una democrazia ed ha, perciò, la forza e la dignità di mettersi in discussione e di indagare sui propri militari quando si rendono responsabili di azioni insane.

Il Papa ha ricordato al suo interlocutore il bisogno di un nuovo slancio nell’azione negoziale affinché si giunga al più presto ad un cessate il fuoco e alla fine della guerra nella Striscia di Gaza. Il Pontefice ha altresì espresso preoccupazione per la situazione umanitaria della popolazione di Gaza e ribadito l’urgenza di proteggere i luoghi di culto e l’incolumità di fedeli e persone in Palestina ed Israele. La prima persona al mondo a ritenere del tutto ingiustificabile il bombardamento della chiesa della Sacra Famiglia, non può che essere il Papa, il capo della Chiesa cattolica, tuttavia, nella telefonata intercorsa con il premier israeliano, Leone XIV, pur comunicando a Netanyahu tutta la propria indignazione per l’attacco militare, ha evitato di rompere in maniera irreparabile con lo Stato di Israele, che, a sua volta ed attraverso la telefonata del primo ministro, non cerca fratture con la Santa Sede. Robert Francis Prevost, da quando è salito al soglio pontificio, ha dato alla politica estera e al posizionamento internazionale del Vaticano un’impronta pragmatica, senza contraddire, ovviamente, la Fede e i princìpi cristiani.

La Chiesa di Papa Leone XIV, così come è sempre stato fatto nella Storia, contrasta tutte le guerre ed oggi pretende ad alta voce che vengano fatte tacere le armi sia in Medio Oriente che in Ucraina, ma la sua non è una richiesta banale e generica di pace, distaccata da quella che è, purtroppo, la realtà del mondo. Il Pontefice invoca la fine della guerra e di una situazione umanitaria molto grave nella Striscia di Gaza, ma chiede inoltre la liberazione degli ostaggi e sicurezza per i cittadini di Israele, mostrando consapevolezza circa il problema del terrorismo di Hamas e di tutti gli altri fondamentalisti dell’Islam, i quali, se potessero, cancellerebbero lo Stato ebraico dalla faccia della Terra. Il Papa, grazie a Dio, e questa volta è proprio il caso di scrivere così, non si lascia influenzare dalla narrazione, cara a molte sinistre italiane ed occidentali, secondo la quale gli attacchi sanguinari di Hamas del 7 ottobre 2023 sarebbero stati una sciocchezza rispetto a quanto fatto dopo da Israele, accusato addirittura, con una bella dose di malafede ideologica, di genocidio. Leone XIV non crede a tali esasperazioni del radicalismo rosso anti-occidentale e giudica tutt’oggi vitale la difesa delle radici giudaico-cristiane dell’Occidente. Cristiani ed ebrei non possono permettersi il lusso di dividersi. A differenza di una certa informazione che si concentra solo su Gaza, il Santo Padre ha rivolto il proprio sguardo anche verso la Siria dove l’esercito israeliano è intervenuto pochi giorni fa, in particolare nella città di Sweida, centro meridionale del Paese e capoluogo dell’omonimo governatorato, abitato in maggioranza da drusi e in cui vive anche un’importante comunità cristiana. Sweida viene pressata da tempo dalle forze militari dell’attuale governo islamista di Damasco, guidato da Ahmed al-Sharaa, e da altri miliziani integralisti, ma non si tratta solo di un tentativo di sottomissione militare, bensì, i nuovi potenti siriani, ispirati al fondamentalismo islamico, anche se hanno provato a fare la faccia dei moderati in giacca e cravatta dinanzi agli USA e alla UE, puntano a cancellare dalla regione drusi e cristiani con la pulizia etnica. Sono già morte migliaia di persone nella zona, sebbene queste perdite di vite umane interessino meno di quelle della Striscia di Gaza, e Israele è intervenuto per fermare gli aguzzini di al-Sharaa. C’è, senz’altro, la chiesa di Gaza bombardata dall’IDF, un brutto episodio da condannare, ma c’è anche, da parte dello Stato ebraico, la difesa di drusi e cristiani in Siria. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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