L’era Trump e il ritorno dell’Occidente. In memoria di Charlie Kirk

Alla quarta edizione de “L’Italia dei Conservatori”, ospiti e relatori si confrontano sul ruolo degli Stati Uniti, sull’Europa del futuro e sul valore del conservatorismo. Dibattito acceso tra sostenitori e critici di Trump, con un filo rosso: il destino dell’Occidente e la memoria di Charlie Kirk.

Organizzata dalla Fondazione Tatarella e da Naziona Futura, torna per la quarta edizione “L’Italia dei Conservatori – Occidente e libertà”, due giornate di dibattito e confronto (26-27 settembre) ospitate al prestigioso Hotel Quirinale di Roma.

A moderare il panel dal titolo “L’era Trump e il ritorno dell’Occidente. In memoria di Charlie Kirk” è stata Incoronata Boccia, direttrice dell’Ufficio Stampa Rai, che ha incalzato gli ospiti con domande e provocazioni. Sul palco: Antonio Giordano (segretario generale ECR), Tommaso Cerno (direttore de Il Tempo), Valdo Spini (presidente della Fondazione Circolo Rosselli) e Ferrante De Benedictis (vicepresidente di Nazione Futura).

Boccia: “Non riscriviamo la memoria dell’Olocausto”

Ad aprire i lavori è stata proprio Boccia, con un tema che divide e infiamma l’opinione pubblica: Israele. Con Trump, gli Stati Uniti hanno preso una “posizione netta” a favore di Tel Aviv. L’Europa, invece, sembra attraversata da un’ondata di proteste sempre più radicali. “Dalle università siamo passati alle piazze, con manifestazioni sempre più divisive”, ha avvertito, lanciando un monito che ha fatto riflettere la platea: “Non è che stiamo riscrivendo la memoria dell’Olocausto?”

Cerno: “Hamas non è la DC”

Poi è stata la volta di Tommaso Cerno, che ha scelto toni diretti e senza filtri. Sull’iniziativa della Flotilla non ha avuto dubbi: “Migliaia di persone la seguono senza sapere nemmeno cosa sia”.  E l’affondo verso la sinistra non si è fatto attendere: “Parlano di Hamas come se fosse la Democrazia Cristiana, e non un’organizzazione terroristica.”

Cerno poi ha chiarito la differenza sostanziale tra Israele e Palestina: “Se Hamas domani restituisse gli ostaggi, Israele potrebbe cambiare governo perché lì si vota. A Gaza questo non è possibile.”

Cerno non ha fatto mancare messaggi provocatori: “Oggi mi chiamano omofobo, nonostante sia dichiarataemente – ed esclama – Froc…o da quando avevo 6 anni. Va bene tutto, ma farci prendere in giro, dicendo che la regata propagandistica della Flotilla sia qualcosa di buono per Gaza, anche NO!”

Sul ricordo di Charlie Kirk, ha usato un’espressione forte: “Io l’ho chiamato Martin Luther Kirk. Almeno in America l’hanno fatto entrare e dialogare in università prima di ucciderlo; in Italia non l’avrebbero nemmeno fatto entrare.” Una provocazione durissima, per denunciare il clima ostile delle università italiane, dove la sinistra radicalizzata diffonde odio.

De Benedictis: “Trump ha detto grandi verità”

Ferrante De Benedictis ha offerto un’altra chiave di lettura: “Trump non è un politico di professione, ma un imprenditore. Eppure ha detto grandi verità: l’Europa ha dimenticato le sue priorità.” Il vicepresidente di Nazione Futura ha criticato l’attuale Unione Europea, definendola una “tecnocrazia”, e rilanciato l’idea di una confederazione di Nazioni libere e sovrane.

Sul piano culturale, ha specificato che il conservatorismo deve tornare “centrale” nel dibattito, non “egemonico”. Perché non si deve sostituire un egemonia – il famoso pensiero unico di sinistra – con un’altra egemonia.

Spini: “Poca fiducia in Trump. L’Italia non deve sprecare il suo ruolo”

La voce fuori dal coro è stata quella di Valdo Spini, che ha richiamato un celebre discorso di John Fitzgerald Kennedy tenuto a Berlino Ovest: “Io sono berlinese.” E si è chiesto: “Trump lo direbbe mai? Ha parlato di Occidente una sola volta alle Nazioni Unite e all’Europa ha rivolto parole poco lusinghiere.”

Spini ha criticato l’impostazione sovranista di Trump, sottolineando che l’Italia deve giocare un ruolo europeo di primo piano, senza ridursi a inseguire Washington.

Provocato da Boccia sul ritorno dei simboli delle Brigate rosse e le minacce al Presidente del Consiglio, ha ridimensionato i timori: “Non vedo un clima da anni di piombo, piuttosto lo stesso fermento dei movimenti dell’epoca contro la guerra in Vietnam.”

Giordano: “Prima i nostri interessi nazionali”

Antonio Giordano ha spostato il dibattito sulla globalizzazione: “Trump ha scelto l’America First. Siamo noi che dobbiamo capire cosa fare in Europa. La priorità è confermare e promuovere i nostri interessi nazionali.”

In esclusiva a La Voce del Patriota, quando gli è stato chiesto, in merito agli interessi nazionali, quale fosse oggi la “priorità assoluta” per l’Italia, ha chiarito: “Il tema della stabilizzazione e della credibilità internazionale. L’Italia è diventata un punto di riferimento non solo a livello Europeo, ma anche a livello internazionale. Abbiamo 2 grandi progetti da portare avanti: la riforma della magistratura e quella del sistema istituzionale”.

Sulla giustizia, Giordano ha incalzato, constatando che questo sistema giudiziario non funziona e che i tempi di attesa sono troppo lunghi. Non è mancato un attacco alla magistratura (faziosa): “E’ arroccata: deve avere chiaro che chi fa le leggi è il Parlamento.”

In un’epoca in cui l’Occidente sembra smarrire i propri riferimenti, la memoria di Charlie Kirk diventa un monito: non cedere all’odio, ma rilanciare il confronto, la libertà e la verità. È questa la sfida che i conservatori rivendicano: essere custodi di un’eredità che non è soltanto politica, ma culturale e spirituale. 

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Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

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