L’Europa blasfema che offende i credenti: Cristo LGBT e la finta tolleranza religiosa

In Europa, per difendere alcuni diritti se ne dimenticano, quando fa più comodo, altri. A farne le spese è sempre la nostra identità, che volta dopo volta si sgretola.

Siamo, purtroppo, già abituati ai tanti tentativi della sinistra di “rinnovare” la società con derive ideologiche che non appartengono alla nostra identità. È il popolo, inteso come insieme di radici, cultura, tradizioni di plurimillenaria derivazione, ad essere troppe volte sotto tiro, con la volontà, da parte di certa politica, di destabilizzare qualsiasi certezza, di abbattere qualsiasi fondamento, al fine di presentare al popolo stesso una nuova società, nuovi astorici valori, corrotti e viziati, mores pallentes su cui speculare.

L’ultimo caso, risalente a qualche giorno fa, arriva dalla Svezia, e coinvolge turpemente l’Europa intera: Malin Bjork, europarlamentare della sinistra svedese, ha scelto di festeggiare il semestre di presidenza svedese del Consiglio UE invitando l’artista fotografica Elisabeth Ohlson a mostrare alcune sue opere che, come egli stesso scrive, “hanno un tema LGBTQI o altrimenti inclusivo, dei diritti umani”. Nulla di strano, se non fosse che, allegate alla missiva con cui il deputato ha presentato la proposta, vi erano le immagini scelte dall’artista, una delle quali raffigurante un Cristo versione LGBT, circondato da apostoli con vesti sadomaso. D’altronde, Ohlson non è nuova a questo tipo di “arte”: già nel 1998 la sua mostra Ecce Homo, raffigurante vari passi biblici decorati con transgender e omosessuali, fece scalpore e non è difficile capire il perché, ma si aggiunga volentieri che la mostra trovò poi alloggio in una cattedrale svedese. A distanza di un quarto di secolo, in questo mondo in continua evoluzione, il disco rotto di un menzognero buonismo si fa strada e trova fissa dimora nelle istituzioni europee.

Se pur si vuole sorvolare, in nome della libertà “creativa”, sulla scelta dei soggetti fatta dall’artista, non nuova, come detto, a certe provocazioni, sicuramente discutibili da un punto di vista religioso e tacciabili di blasfemia, sarà invece doveroso sottolineare la gravità della scelta delle istituzioni europee di farsi mezzo di un vero attacco infamante alla religione cattolica, ignorando deliberatamente le radici cristiane dei popoli che esse rappresentano. La raffigurazione di un Cristo dedito ad atti impuri, che di certo stona con la storia del cristianesimo, con tutti i valori di purezza su cui si fonda la nostra cultura, offende chi, temerario, in quei valori crede ancora. Capeggiate da un dilagante e ignorante fondamentalismo laico, le istituzioni europee, che, almeno in teoria, dovrebbero difendere i diritti di tutti i loro cittadini, si sentono invece in pieno diritto di cancellare i medesimi principi su cui esse stesse si fondano, pericolosamente minando la loro stessa stabilità e offendendo la sensibilità dei loro cittadini.

Ed è ormai sotto gli occhi di tutti l’enorme voragine che si apre tra i trattamenti riservati al cristianesimo e alle altre religioni: il crocifisso in aula va eliminato, perché lede la libertà di culto; il presepe nelle scuole non va fatto, perché offende chi non è credente; la maestra viene sospesa se al mattino intona l’Ave Maria, perché rischia di turbare qualcuno; ma intanto aule scolastiche o intere piazze vengono adibite a moschee, e in quel caso nessuno deve sentirsi offeso altrimenti si è intolleranti; e intanto è concesso trasfigurare l’immagine di Cristo, in nome dei certamente più alti e degni valori woke. Insomma, mentre dall’altra parte del mondo la religione si estremizza, si fonde con lo Stato e opprime col sangue, l’Europa cancella i valori cristiani su cui essa stessa si basa per far posto a nuove ideologie comode a qualcuno, ignorando le istituzioni il loro ruolo di garanti dei diritti di tutti. Ma qual è allora la colpa del cristianesimo? Sarà forse una religione “poco instagrammabile”?

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