Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Le parole sopra riportate non sono solo l’inizio dell’articolo 21 della nostra Carta Costituzionale, bensì uno dei capisaldi di qualunque democrazia che si rispetti.
Leggere che una multinazionale privata, leader nella comunicazione dei social network, ha bloccato l’account della testata giornalistica Libero Quotidiano, mi indigna molto.
Inutile parlare del valore sociale e globalizzante dei social, se poi vengono meno le fondamenta di tutte le democrazie: le libertà. Ove manca la libertà (che sia di parola, espressione, pensiero, stampa), lì siamo di fronte ad un potere che oserei definire di ‘regime’, che si contraddistingue più degli altri per le censure che impone al suo popolo.
Ebbene, non è possibile permettere ad un colosso privato di decidere e prevaricare le leggi nazionali, specialmente se queste trattano i diritti inalienabili di ogni cittadino. Purtroppo invece è proprio quello che sta accadendo: le grandi piattaforme tech americane stanno cercando di “comandare” l’opinione pubblica, censurando tutte le possibili informazioni che vadano a mettere dubbi su ciò che ‘loro’ ritengono giusto e questo, a mio avviso, altro non è che censura.
Le testate giornalistiche spesso sono fatte di slogan, ma senza libertà di stampa non c’è democrazia e questo, uno slogan, non è.
Le parole sopra riportate non sono solo l’inizio dell’articolo 21 della nostra Carta Costituzionale, bensì uno dei capisaldi di qualunque democrazia che si rispetti.
Leggere che una multinazionale privata, leader nella comunicazione dei social network, ha bloccato l’account della testata giornalistica Libero Quotidiano, mi indigna molto.
Inutile parlare del valore sociale e globalizzante dei social, se poi vengono meno le fondamenta di tutte le democrazie: le libertà. Ove manca la libertà (che sia di parola, espressione, pensiero, stampa), lì siamo di fronte ad un potere che oserei definire di ‘regime’, che si contraddistingue più degli altri per le censure che impone al suo popolo.
Ebbene, non è possibile permettere ad un colosso privato di decidere e prevaricare le leggi nazionali, specialmente se queste trattano i diritti inalienabili di ogni cittadino. Purtroppo invece è proprio quello che sta accadendo: le grandi piattaforme tech americane stanno cercando di “comandare” l’opinione pubblica, censurando tutte le possibili informazioni che vadano a mettere dubbi su ciò che ‘loro’ ritengono giusto e questo, a mio avviso, altro non è che censura.
Le testate giornalistiche spesso sono fatte di slogan, ma senza libertà di stampa non c’è democrazia e questo, uno slogan, non è.