Libri. Evola, Tolkien e la lotta al conformismo culturale

Gianfranco De Turris, giornalista e scrittore che, tra gli altri argomenti trattati nella sua copiosa produzione, cura l’opera omnia di Julius Evola per le Edizioni Mediterranee, ha organizzato diverse antologie di narrativa sull’Immaginario e ha pubblicato vari libri dedicati al fantastico, ha firmato un interessante saggio pubblicato recentemente da Idrovolante edizioni. 

Già dal titolo, Evola e Tolkien antimoderni (2025), si comprende lo stimolante percorso che l’autore propone ai lettori, illustrato e chiarito nel sottotitolo dell’opera: “Idee per la lotta al conformismo culturale”. Facendo un parallelismo tra due autori che lui, per averli studiati ed approfonditi, conosce molto bene, De Turris – si legge nella quarta di copertina – “esplora le sorprrendenti affinità filosofiche tra due figure apparentemente distanti: il pensatore tradizionalista Julius Evola e il filologo e scrittore John Ronald Reuel Tolkien”.

Prendendo come punto di riferimento la “crisi del mondo moderno”, l’autore – sottolinea ancora la quarta di copertina – intende dimostrare come Evola (in particolare in “Rivolta contro il mondo moderno”) abbia inteso manifestare la sua opposizione alla desacralizzazione della vita e promuovere una visione esoterica e spirituale della realtà. Dal canto suo Tolkien, autore celebre per la saga fantasy de “Il Signore degli Anelli”, ha tra le altre cose rifiutato la tecnocrazia e l’industrializzazione, esprimendo profondo amore per la natura e nostalgia per il passato.

Evola e Tolkien, dunque, sono due autori da considerare, quanto alla chiave dell’analisi di De Turris, in parallelo. Oltretutto entrambi, più in generale, “sono pensatori sempreverdi. Perché danno eternamente delle risposte? No, perché pongono continuamente delle domande” scrive Adriano Scianca nella premessa. Ed aggiunge: “Sono personalità che hanno aperto delle piste e hanno avuto coraggio di inoltrarsi in territori inesplorati”. Sottolinea inoltre Andrea Patuasso nel suo scritto che completa il volume, quanto alle opere di Evola e Tolkien, “l’essenza superstorica della loro attività speculativa e del loro messaggio”. Si tratta insomma, prosegue Patuasso, di due autori che condividono la “dimensione simbolica e mitopoietica dell’anti modernità e delle battaglie contro la superficialità delle interpretazioni degli entusiasti dell’Era tecnologica e del mito anti-umano del Progresso”.

Il lavoro di De Turris, inoltre, indaga anche sull’influenza che sia Evola sia Tolkien, in Italia, hanno avuto su molti giovani di destra che, a partire dagli anni Settanta, hanno trovato in entrambi spunti e indicazioni valoriali decisamente antimoderni. Anche perché, come emerge dalle pagine del libro, entrambi aspirano “ad un ritorno a valori più profondi ed universali, in opposizione all’incessante progresso materiale che minaccia di annientare l’essenza dell’uomo e della sua relazione con il mondo”.

Molto godibile infine, quanto a Tolkien, il “Teatrino” in appendice: si tratta di un vero e proprio testo teatrale, in cui De Turris evidenzia l’incoerenza della critica impegnata italiana a proposito delle pellicole di Peter Jackson dedicate a I”l Signore degli Anelli”.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

1 COMMENT

  1. I due scrittori sono accomunati dalle idee della tradizione, avevano partecipato entrambi alla Grande Guerra, ma divergono sotto molti aspetti. Evola si riferiva alla tradizione romana. Erano eloquenti i suoi titoli: “Imperialismo pagano”, Metafisica del sesso” e “Rivolta contro il mondo moderno”. Dichiarò successivamente che, di fronte al progresso tecnologico inarrestabile, occorreva «cavalcare la tigre», cioè usarlo per non esserne usati. Inoltre immaginava anche la necessità di un’evoluzione biologica dei combattenti, per sottrarli ai traumi psicologici causati dalle guerre. Tolkien era cattolico e i riferimenti religiosi sono frequenti nelle sue opere, sebbene ispirate alle leggende germaniche. C’è chi vede le esperienze belliche dello scrittore in alcuni episodi romanzeschi: così il drago Smaug, abbattuto dall’arciere, rappresenterebbe gli aerei tedeschi che incutevano terrore sulle trincee inglesi.

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