L’Imam che attacca Meloni e l’Occidente: il caso Arif Mahmud arriva in Parlamento

L’imam Arif Mahmud, guida spirituale della comunità bengalese veneziana, è finito nell’occhio del ciclone politico e mediatico per una serie di dichiarazioni violente contro il governo, Giorgia Meloni e i valori occidentali. Il suo caso, sollevato pubblicamente da Il Tempo e Libero, ha attivato una reazione istituzionale da parte di Fratelli d’Italia, che ora chiede formalmente al Ministero dell’Interno l’espulsione del predicatore.

La moschea abusiva e il ricorso respinto

Mahmud predicava in un ex supermercato di via Piave a Venezia Mestre, trasformato abusivamente in moschea. Il Consiglio di Stato ha respinto nell’aprile 2025 il ricorso per mantenerla aperta, affermando che la destinazione urbanistica dell’edificio è commerciale e non può diventare un luogo di cultoImam di Venezia anti Me…. Nonostante il provvedimento, secondo quanto riportato da Il Tempo, l’imam continua a svolgere attività religiosa in loco.

Le frasi incriminate: odio, misoginia e retorica radicale

Le dichiarazioni pubbliche e post social di Mahmud hanno suscitato forte indignazione. Tra le frasi più controverse:

  • Contro Giorgia Meloni: “Le persone sono prive di dolcezza se non ricevono educazione familiare”;
  • Sul governo: “Il partito di governo, di stampo post-fascista, mantiene ancora il simbolo della fiamma sulla tomba di Mussolini. È una dichiarazione implicita di rinascita del razzismo;
  • Minaccia ideologica: “Se questa politica divisiva e carica di odio non viene fermata, l’Europa rischia di tornare nell’oscurità del suo passato”;
  • Sulle donne italiane: “Per lei il suo partner è solo un recipiente di eiaculazione. Esattamente come si fa con un bagno pubblico”;
  • Sulla stretta di mano: “Spiego agli italiani perché i musulmani non danno la mano alle donne. Non capiscono questa regola dell’Islam per proteggere l’onore”;

Reazioni politiche: Kelany e Montaruli portano il caso in Parlamento

Sara Kelany (FdI) ha dichiarato:

“In Italia si rispettano le leggi italiane, compreso il rispetto delle donne e della parità di genere. Non ci faremo intimidire da chi usa i pulpiti per insultare la nostra cultura”

Con lei anche Augusta Montaruli, vicecapogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, che ha firmato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi chiedendo di verificare se Mahmud “possa ritenersi effettivamente un imam” e di adottare “misure per contrastare atti di intolleranza e discriminazione.

Espulsione invocata: “È un rischio per la sicurezza nazionale”

Secondo Libero e Pietro Senaldi, Mahmud incarna il profilo tracciato dai servizi segreti francesi sui predicatori radicali che rappresentano una minaccia per l’ordine pubblico europeo. Le sue attività, si legge, “teorizzano la sottomissione della donna prima, e del Paese poi”.

Il contesto: radicalismo islamico e vuoti normativi

Il caso Mahmud solleva anche una riflessione più ampia sulla gestione dei luoghi di culto in Italia. Secondo Libero, anche molte moschee legali sarebbero problematiche: la UCOII, che le gestisce in gran parte, non presenta bilanci da anni e riceverebbe fondi dal Qatar.

Il caso dell’imam Mahmud è emblematico di uno scontro tra modelli di integrazione, valori costituzionali e rispetto delle leggi. Da un lato, un predicatore che usa la religione per attaccare donne, istituzioni e simboli dello Stato. Dall’altro, una maggioranza politica che invoca fermezza, espulsioni e controlli rigorosi, mentre l’opposizione – accusata di silenzio – sembra evitare di affrontare pubblicamente la questione.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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