Durante il passaggio da un anno all’altro, molti si creano delle aspettative, del tutto legittime, circa vari miglioramenti in arrivo nelle loro esistenze. Magari non tutto si concretizza, ma è giusto lavorare al fine di migliorarsi in quegli aspetti che più si ha a cuore, ed attendersi cose belle, altrimenti, senza questa propensione, saremmo una società di depressi votata al suicidio. Certo, e anche ciò è legittimo e comprensibile, non possono comunque mancare determinate preoccupazioni in merito all’immediato futuro a cui si va incontro e a volte prevale un mix fra speranza e paura. Il mondo del 2024 non è tanto diverso, purtroppo, da quello del 2023. Le due guerre, Ucraina e Medio Oriente, continuano senza sosta e una loro fine non sembra affatto vicina. Tali conflitti generano onde anomale a livello geopolitico ed economico, che vanno a colpire, rimanendo nella metafora, un po’ tutte le coste del pianeta. Anche per l’Italia vi sono quindi all’orizzonte sia opportunità che insidie, ma la Penisola può vantare finalmente, dopo tanti, troppi anni di ammucchiate ai vertici e di promesse disattese, un Governo politico, riconoscibile dal punto di vista identitario, voluto dagli elettori, che fa delle scelte precise i cui effetti si vedono davvero in tempi anche piuttosto ragionevoli.
Alcuni predecessori di Giorgia Meloni, al di fuori dei tecnici Monti e Draghi, che non erano neppure obbligati a giustificarsi con un elettorato, si sono vantati spesso di aver dato tanto agli italiani, ma la quotidianità di questi ultimi non se ne è mai accorta, e con essa, pure i dati macroeconomici ufficiali. L’antipolitica e gli scappati di casa del M5S si sono potuti affermare qualche anno fa perché tanti cittadini, constatando la cronica improduttività della politica in Italia, si sono convinti, con molte ragioni a dire il vero, che nel Belpaese di fatto non possa mai cambiare nulla, chiunque sia l’occupante di turno di Palazzo Chigi, quindi, tanto vale ergere a statista un ragazzotto come Luigi Di Maio o dare un ministero a Danilo Toninelli. Ma l’Italia di Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia e del centrodestra, si sta rivelando una Nazione molto diversa e migliore nella quale l’attività quotidiana di chi detiene il potere esecutivo produce risultati avvertibili, verificabili sia per il cittadino che per coloro i quali di mestiere analizzano l’economia e la società.
Gli esiti sono oltretutto buoni e incoraggianti, e non lo dice La Voce del Patriota, che è vicina al Governo Meloni, bensì l’Istat, organo pubblico super partes. L’anno nuovo ha preso il via con alcuni dati forniti dall’Istat circa l’andamento dell’inflazione, il potere d’acquisto degli italiani e il livello di pressione fiscale. L’Istituto nazionale di statistica ha prodotto un report inerente il terzo trimestre del 2023, (Conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche). Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,8 per cento rispetto al trimestre precedente e i consumi sono cresciuti dell’1,2 . Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto, sempre in rapporto ai tre mesi precedenti, dell’1,3 per cento, a fronte di un aumento dei prezzi dello 0,5 . La pressione fiscale è stata del 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel terzo trimestre del 2023 si rileva una diminuzione della pressione fiscale accompagnata da un miglioramento dell’indebitamento pubblico.
I dati preliminari del mese di dicembre indicano un netto rallentamento dell’inflazione nel 2023 in cui i prezzi al consumo sono aumentati del 5,7 per cento, medio annuo, mentre nel 2022 la corsa degli aumenti era stata dell’8,1%. Sempre l’Istat, dopo il report pubblicato prima dell’Epifania, ci menziona ora un record di occupati concretizzatosi a novembre 2023. Evidentemente, le tante decisioni adottate sin qui dal Governo Meloni come il taglio del cuneo fiscale in busta paga, la revisione degli scaglioni Irpef, il carrello tricolore mirato a calmierare i prezzi, stanno dando i loro squisiti frutti. Abbassare le tasse, peraltro in un Paese come l’Italia in cui si è sempre stati abituati a spremere il contribuente, senza terremotare i conti pubblici, è impresa meritoria. Così come costituisce un lavoro eccellente, la restituzione del potere d’acquisto ai consumatori, che alla fine è uno dei motori principali dell’economia. Non serve che vi siano solo stipendi alti, se poi la vita costa, per dire, come in Lussemburgo, ma è necessario che le entrate di ognuno di noi possano risultare sufficienti e consentire anche qualche accantonamento.