Un’Europa che non si limita più ad assistere, ma che inizia a reagire. È questa l’ambizione del nuovo patto sui rimpatri promosso dal governo italiano e firmato da nove Paesi membri, sotto la guida determinata del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Un cambio di passo storico, che vede l’Italia assumere un ruolo di leadership europea nel contrasto all’immigrazione irregolare.
Una proposta concreta: più rimpatri, più sicurezza
Italia e Danimarca hanno dato impulso a una lettera firmata con Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia. L’obiettivo è chiaro: costruire un sistema europeo più efficiente per il rimpatrio dei migranti irregolari. I firmatari chiedono:
– Maggiore autonomia per espellere stranieri colpevoli di reati;
– Controlli più stringenti su chi non può essere rimpatriato;
– La fine della strumentalizzazione dei diritti umani come ostacolo alla sicurezza nazionale.
Dietro questa iniziativa non c’è solo una visione, ma un lavoro diplomatico intenso avviato fin dalla fine del 2024 con incontri informali tra i capi di governo di Danimarca, Paesi Bassi e Italia. L’asse si rafforza attorno a un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: l’Europa deve smettere di farsi dettare la linea da interpretazioni ideologiche e cominciare a difendere i propri cittadini.
La lettera: cambiare le regole, non i valori
Il documento rilancia con fermezza l’adesione ai valori europei, ma ne denuncia la distorsione. In particolare, si chiede una revisione dell’interpretazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che in più di un’occasione ha impedito l’espulsione di stranieri pericolosi.
“Ha finito per proteggere le persone sbagliate”, scrivono i leader firmatari. E Giorgia Meloni rincara: “Ci siamo trovati nell’assurdità di non poter espellere chi ha commesso reati gravi, in nome di diritti svuotati di buon senso. Questo non è il diritto, è il rovesciamento della giustizia”.
I numeri della svolta: +41% di rimpatri nel 2024
La linea dura del governo non si ferma alle parole. Dal 2021 al 2024, i rimpatri forzati sono aumentati del 41%, passando da 3.837 a 5.409. E nei primi cinque mesi del 2025 il trend resta in crescita: +20% rispetto allo stesso periodo del 2024, con 2.250 espulsioni già effettuate.
Tutto questo mentre gli sbarchi risultano in calo rispetto al 2023, a conferma dell’efficacia di una strategia multilivello che unisce rigore, accordi internazionali e soluzioni innovative. Emblematico il “decreto Albania”, che consente di trasferire nei centri di permanenza fuori dal territorio nazionale anche migranti con provvedimenti di espulsione già in essere.
Fratelli d’Italia: una leadership trasversale
Il dato più sorprendente è forse questo: l’Italia riesce a trascinare un fronte trasversale di governi appartenenti a famiglie politiche diverse — dai Conservatori ai Popolari, dai Socialisti ai liberali di Renew Europe. Segno che, quando le proposte sono serie, il buon senso può unire oltre le ideologie.
Tra le priorità della nuova agenda europea:
– Una lista comune dei Paesi sicuri;
– Un regolamento unificato sui rimpatri;
– La revisione del concetto di “Paese terzo sicuro”.
Un dibattito coraggioso per difendere l’Europa
“Il nostro obiettivo non è indebolire i valori delle Convenzioni, ma rafforzarli. Vogliamo renderli capaci di rispondere ai problemi del nostro tempo”, ha dichiarato Giorgia Meloni, che si è detta pronta ad aprire “un dibattito coraggioso, senza paura di ragionare con schemi nuovi”.
Il governo italiano, dopo anni di immobilismo europeo e lassismo progressista, impone ora un cambio di paradigma: non più subire l’immigrazione irregolare, ma governarla. Non più farsi dettare la linea dai tribunali, ma dalle legittime scelte democratiche degli Stati.
L’Italia c’è. E guida il cambiamento.