Se tanto ci da tanto, nubi nere si ammassano sul nostro futuro e hai voglia di dire che il tornado non si formerà, che alla fine sarà solo uno dei soliti temporali, che l’orizzonte si schiarirà di colpo e il sole tornerà splendere.
La realtà e che abbiamo la UE che ci tiene il fiato sul collo, e non sembra volerci concedere la possibilità di sistemare i conti senza cadere nella procedura d’infrazione, con quei tre miliardi e mezzo di euro che dovrebbero lasciare le casse dello Stato per volare in Europa, dove siamo già i primi contributori rispetto al nostro Pil. Se non bastasse, Salvini parla di patrimoniale e il Paese si ferma col fiato sospeso. Poi il vicepremier ritratta, non ci pensa per niente a una patrimoniale, ma vuole fare emergere il sommerso che è nelle cassette di sicurezza degli italiani, e non sarebbe una forma di patrimoniale anche quella? Matteo dice e non dice, e alla fine non è chiaro cosa voglia fare, e se voglia poi fare qualcosa. Sicuramente ora è molto seccato per le risposte di Tria sull’attuazione della Flax tax, ma una strada c’è anche senza che il ministro dell’economia si debba scervellare troppo: abolire gli 80 euro, che sono stati solo una mancia elettorale e un grande spreco di denaro. Si comincerebbe scontentando qualcuno ma si lavorerebbe per accontentare tutti e meglio.
E mentre i nostri politici decidono di che morte farci morire, l’Istat presenta una triste fotografia dei consumi italiani negli ultimi anni, e così scopriamo che nel Bel Paese nessuno pensa più a spendere, infatti nel 2018 la spesa media mensile delle famiglie residenti è stata di 2571 euro, sostanzialmente uguale al 2017 quado venne registrato un aumento dell’1,6% rispetto al 2016. Ma se si torna indietro nel tempo di qualche anno, ci accorgiamo che nel 2011 la spesa media mensile di una famiglia era di 2640 euro, un bel po’ di più rispetto a oggi.
Andando a guardare i dettagli troviamo che uno dei comparti che paga di più questa contrazione di spesa è quello alimentare. Nel 2018 – dato Coldiretti – una famiglia ha speso 5544 euro quest’anno mentre 10 anni fa la spesa era di 5700 euro all’anno, in pratica 156 euro a famiglia in più. Considerando gli aumenti di spesa, si comprende chiaramente che gli italiani si stanno specializzando in acquisti molto ragionati, effettuati dopo comparazioni di prezzo, preferibilmente in discount di buon nome dove nei carrelli primeggiano i prodotti ortofrutticoli, carne, pane e pasta.
Grande differenza di spesa tra regioni settentrionali e meridionali, dove quest’ultime presentano una più marcata difficoltà anche ad avvicinarsi ai valori pre-crisi. Le spese più alte si registrano nelle regioni del Nord Ovest, con 2866 euro a famiglia, seguono il Nord Est, e il Cento, entrambi con spese superiori ai 2700 euro. Sotto la media nazionale si piazza invece il Sud, che arriva ai 2087 euro, e poi le Isole, con altri 20 euro in meno. Sud e Isole mettono perciò in mostra un divario davvero preoccupante rispetto al Nord d’Italia, un divario che non dovrebbe proprio esistere tra regioni dello stesso Stato.
Veniamo ora alle maggiori voci di spesa. Per chi non possiede casa di proprietà, l’affitto la fa da padrone, seguono generi alimentari e le spese per i trasporti.
Per quanto riguarda i risparmi che le famiglie sono obbligate a fare, l’allarme venne lanciato già tempo fa perché un grosso taglio è stato fatto alle spese farmaceutiche o che comunque riguardano la salute. Ci si cura di meno alle terme anche quando risultano necessarie per guarire meglio un trauma, o accorciare la convalescenza, si va meno dal dottore, soprattutto dagli specialisti, si curano meno i denti, si va meno decorso di una convalescenza. Su una serie di famiglie testate, il 16,1% (24,1% nel Meridione), sono risultate le diminuzioni della spesa, non poca cosa in termini di milioni di euro. Altra sforbiciata, gli italiani sono stati costretti a darla alle vacanze. Un tempo, molti ricorderanno c’era il famoso “esodo”. Oggi i tempi delle vacanze si sono accorciati drasticamente, diluiti in archi temporali sempre più ampi che abbracciano mesi .
Infine, un dato su tutti. Nel 2011 gli italiani consumarono 60 miliardi in più rispetto ad oggi.