L’Italia traccia la rotta dell’Europa: con il Piano Mattei l’Africa diventa occasione di sviluppo per l’Ue e per il mondo

1,2 miliardi di euro. È questo il risultato concreto che l’Italia è riuscita a portare a casa grazie a una profonda azione di internazionalizzazione del Piano Mattei. Un progetto nato con coraggio, spesso accolto con scetticismo da qualche gufo di sinistra, ma che oggi rappresenta la vera e propria punta di diamante della politica estera italiana. E che, con l’adesione ufficiale e formale dell’Unione Europea, assume una portata ancora più ampia.

Nella giornata di ieri – 20 giugno – nella suggestiva cornice romana di Villa Doria Pamphili, si è tenuto un vertice che possiamo definire storico. Perché a parteciparvi sono stati attori mondiali di primissimo rilievo: oltre alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, erano presenti anche l’AD di Africa Finance Corporation, Samaila Zubairu, il Presidente della Banca Africana di Sviluppo, Akinwumi Adesina, il Presidente del Gruppo Banca Mondiale, Ajay Banga, la Direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, rappresentanti istituzionali di vari Paesi africani e il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahmoud Ali Youssouf. Presenti, inoltre, importanti investitori privati di calibro internazionale – come Microsoft, giusto per fare un esempio.

Al centro dell’evento, la presentazione di tre progetti fondamentali per la trasformazione e la rivoluzione africana: il Corridoio di Lobito, il cavo Blue-Raman e il Progetto Terra.

Corridoio di Lobito: l’Africa si collega al mondo

Uno dei progetti chiave è il cosiddetto Corridoio di Lobito: 1.600 km di collegamenti ferroviari che collegheranno l’Africa occidentale a quella orientale, gettando le fondamenta per connettere l’economia africana a quella globale. Trasporto di merci, di minerali strategici, di risorse energetiche, di prodotti agricoli: un flusso di ricchezza e sviluppo che partirà dal cuore del continente per arrivare fino ai mercati europei e mondiali.       
“È un progetto che costruisce stabilità, dignità. Costruire il futuro nella terra in cui si è nati e cresciuti è ciò che consente a una Nazione di prosperare e scegliere la propria strada”, ha dichiarato Giorgia Meloni, ribadendo quanto sia necessario aiutare l’Africa a rialzarsi con le proprie forze, permettendole di andare avanti a testa alta.

Connessioni digitali: il cavo Blue-Raman

Ma l’Africa non deve solo camminare su rotaie: deve anche navigare sulle autostrade digitali del futuro. Il cavo Blue-Raman, cofinanziato con 37 milioni di euro dalla Commissione UE e sostenuto da Sparkle, leader italiano nelle infrastrutture digitali, migliorerà la connettività, stimolerà la ricerca e l’innovazione e sosterrà la convergenza tecnologica tra Europa, Africa e India.        
Più connettività, più formazione, più ricerca. Perché questa non è solo un’infrastruttura fisica, ma il simbolo dell’ingresso dell’Africa nel secolo dell’innovazione. E l’Italia è al centro di questo cambiamento. “Questo è un progetto di sviluppo delle interconnessioni e delle infrastrutture digitali, fondamentale in un tempo in cui sappiamo e capiamo che i dati sono il motore della società”, ha evidenziato il nostro Presidente del Consiglio.

Progetto Terra: coltivare il futuro, a partire dal caffè

Altro pilastro strategico è l’agricoltura. Con il Progetto Terra (Transforming and Empowering Resilient and Responsible Agribusiness), si punta sulla filiera del caffè in Africa orientale, investendo in agricoltura sostenibile, filiere resilienti e strumenti assicurativi per i piccoli produttori, con l’obiettivo preciso di “generare autosufficienza”.     
Con una garanzia della Commissione Europea a favore di Cassa Depositi e Prestiti, del valore di 110 milioni di euro, si dà così una spinta decisiva a un’agricoltura che non sia solo di sussistenza, ma impresa, ricchezza, dignità. Perché, come ha sottolineato Giorgia Meloni, “una Nazione forte è una Nazione che produce, trasforma e compete”.

L’annuncio di Meloni: ci prepariamo ad affrontare il nodo del debito africano

Altro tema cruciale emerso ieri è quello del debito africano, che, se non affrontato adeguatamente, rischia di “vanificare ogni altro sforzo”, come ha ricordato il premier.
Per questo Giorgia Meloni ha annunciato una nuova iniziativa: convertire, nei prossimi dieci anni, 235 milioni di euro di debito africano in progetti di sviluppo da realizzare localmente. Una strategia innovativa e intelligente di cooperazione, perché – è bene ricordarlo – un’Africa prospera è anche una garanzia di stabilità per l’Europa. È quindi necessario “stabilire una collaborazione efficace e concreta”, ed è per questo che il Presidente del Consiglio sarà di nuovo in Africa, in Etiopia, e che nel 2026 si terrà la seconda edizione del Vertice Italia-Africa. Perché una strategia non si improvvisa: si costruisce passo dopo passo, con lucidità, fermezza e coraggio.

Il vertice di ieri insomma ha segnato un passaggio fondamentale per la politica estera italiana, confermando come l’Italia, grazie alla leadership del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sia riuscita a definire con chiarezza una rotta strategica che coinvolge pienamente l’Unione Europea. Un risultato frutto di un lavoro paziente e determinato, portato avanti con coerenza e credibilità internazionale.
Il Piano Mattei, inizialmente promosso come iniziativa italiana, è oggi riconosciuto come un progetto di portata europea. Un progetto che ha un ritorno strategico anche per il nostro Paese, in termini di sicurezza e di opportunità economiche: perché l’Africa non è un problema da contenere, ma un alleato da valorizzare.

L’Italia ha avuto la capacità e il coraggio di anticipare il cambiamento, proponendo un modello di collaborazione fondato su rispetto reciproco, pragmatismo e obiettivi comuni di crescita, intervenendo in maniera decisiva nel quadrante sud del mondo. E dimostrando che non basta gestire le emergenze: serve costruire, con visione e azione.           
Ed è così che il nostro Paese, da semplice interlocutore, è diventato guida. Non siamo più follower, ma leader. Ed è esattamente questo che l’Europa e il mondo stanno conoscendo e riconoscendo.

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