A sei mesi dall’inizio del governo Meloni, la stampa internazionale apprezza sempre più l’operato dell’esecutivo italiano. È la volta del Washington Post, che con l’articolo “Italy’s Giorgia Meloni has surprised her critics” firmato dall’editorialista Lee Hockstader plaude ai risultati conseguiti dal presidente Giorgia Meloni e da tutto il governo a trazione centrodestra. Di seguito la traduzione integrale dell’articolo:
L’italiana Giorgia Meloni ha sorpreso i suoi critici
Quando lo scorso ottobre ha prestato giuramento, il punto di domanda su Giorgia Meloni – la prima donna premier in Italia e la leader più di destra dalla Seconda Guerra Mondiale – era: rimarrà in carica in tempo per mangiare il panettone? Sfidando le previsioni degli esperti (principalmente uomini), Meloni ha superato il Natale, periodo in cui gli italiani banchettano con il loro dolce tradizionale. E quando è arrivato il tempo della colomba, il dolce che si consuma a Pasqua, la sua leadership è apparsa ancora più salda.
Meloni – 46 anni, telegenica, in grado di pensare velocemente, astuta – è entrata in politica da adolescente. È nel suo elemento naturale quando intrattiene la folla, primeggia nei dibattiti e trova soluzioni di carattere politico. Tuttavia, il suo mandato è iniziato con il timore diffuso che potesse destabilizzare l’ottava potenza economica mondiale, avendo ripercussioni su tutta l’Europa, in quanto leader di un partito che ha avuto origini nel post-fascismo del secondo dopoguerra. L’Italia, dicevano gli analisti, è troppo grande per fallire e troppo complessa per essere gestita da un partito senza esperienza di governo. L’avventura italiana con una forza politica marginale potrebbe rivelarsi rovinosa in un momento in cui l’Europa lotta per mantenere l’unità, mentre la più grande guerra degli ultimi 80 anni infuria sulla sua frontiera orientale.
Dopo sei mesi, Meloni è il primo politico in oltre dieci anni a diventare premier per aver vinto le elezioni, piuttosto che attraverso una manovra di coalizione, e ha sconfitto i detrattori, soprattutto oltre i confini nazionali. È riuscita in tale impresa nonostante le odiose discendenze del suo partito, i suoi sforzi di bandire le influenze straniere nella lingua, nel cibo e nella cultura con l’intento di riaffermare l’identità italiana, così come i temi nazionalisti, anti-immigrazione e anti-LGBTQ.
Molti si aspettavano una versione italiana della Rappresentante americana Marjorie Taylor Greene (R-Ga.), e invece si sono accorti di come Meloni stia puntando ad essere una conservatrice tradizionale come l’ex governatore della Carolina del Sud, Nikki Haley. Anche sull’immigrazione, tema percepito in precedenza da Meloni come un pericolo di “sostituzione etnica”, ad oggi è difficile distinguere le sue politiche da quelle del Presidente Biden.
Se riuscirà a cavalcare le insidiose onde della politica di coalizione italiana e a gestire un’economia che è stagnante da circa 20 anni – due grandissime incognite – il suo successo potrebbe diventare un modello per altri esponenti di destra in Europa. La cattiva notizia per le destre europee è che non sarà facile replicare la sua ricetta segreta di acume, tempismo e fortuna.
Il suo acume è legato alla guerra in Ucraina, che ha messo a dura prova i leader conservatori, infatuati dal machismo del presidente russo Vladimir Putin, incarnazione di valori apparentemente tradizionali. Il primo ministro ungherese Viktor Orban, alleato di lunga data della Meloni, non è riuscito a lasciare Putin, e la francese Marine Le Pen, compromessa dal sostegno finanziario il suo partito ha ricevuto in passato da Mosca, ha mantenuto una posizione di tiepida conversione alla causa filo-ucraina durante la sua campagna elettorale presidenziale del 2022. Anche i partner della coalizione di governo di Meloni, l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex vicepremier Matteo Salvini, si sono aggrappati al dittatore russo.
Tutt’altra storia per Meloni. A parte alcune parole cordiali per Putin in passato, il suo sostegno all’Ucraina è stato sempre risoluto, compreso l’aiuto militare, su cui circa metà dell’opinione pubblica italiana si dice contraria. È andata a Kiev; ha deposto dei fiori a Bucha, dove le truppe russe hanno ucciso centinaia di civili ucraini, e insieme al Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che ”il destino dell’Unione Europea e delle democrazie occidentali dipende anche dalla vittoria dell’Ucraina contro coloro che vogliono usare la forza per calpestare il diritto internazionale”, definendo la posta in gioco di questa guerra.
La schiena dritta di Meloni ha contribuito a riaffermare l’Italia come partner affidabile nelle grandi alleanze transatlantiche, su tutte la Nato. In crescita anche il suo ruolo nel G7, che sovrintenderà alla ricostruzione dell’Ucraina.
I suoi rapporti pragmatici con l’Europa hanno anche contribuito alla sua causa, soprattutto perché l’Italia, che ha visto una vasta fascia di popolazione anziana decimata dal Covid-19, è la maggior beneficiaria del piano di ripresa dell’Unione europea. Gli oltre 200 miliardi di dollari che si appresta a ricevere, costituiscono infatti il più ampio aiuto finanziari straniero dai tempi del Piano Marshall.
Meloni ha spesso colpito duramente l’Unione europea quando era all’opposizione. Non sorprende che sia stata tutta un sorriso con l’istituzione da quando è entrata in carica; infatti, l’economia italiana crollerebbe se il flusso di aiuti si esaurisse. Finora, l’Italia si è assicurata circa un terzo degli stanziamenti, anche se ci sono stati degli intoppi; il mese scorso Bruxelles ha congelato una tranche di circa 20 miliardi di dollari in attesa di una maggiore conformità delle sue condizioni. Gli italiani l’hanno premiata con i sondaggi in progressivo miglioramento.
Tuttavia, il destino sembra dalla parte di Meloni. A febbraio, il tradizionalmente centrista Partito Democratico italiano, a lungo un riferimento all’interno dei governi, ha scelto un politico di estrema sinistra, Elly Schlein, come suo nuovo leader. Schlein, spesso paragonata nei suoi modi e nella sua abilità di comunicazione alla Rappresentante americana Alexandria Ocasio-Cortez (D-N.Y.), ha accelerato la spinta centrifuga di quello che era stata la corrente principale in Italia. Questa è un’opportunità per Meloni di attrarre ancora di più i centristi.
Qualsiasi passo falso potrebbe significare una rapida fine della sua luna di miele. La vita media dei governi italiani del dopoguerra è di 14 mesi; i suoi alleati della coalizione di governo sono alleati di convenienza, che potrebbero rivoltarsi contro di lei se vedessero uno spiraglio. La miglior possibilità per rimanere al governo l’intera legislatura deriverebbe da un buon risultato di Fratelli d’Italia alle elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno – a tutti gli effetti, una consultazione di medio termine sulla sua prestazione e sugli sforzi per disintossicare la destra radicale. Se superasse anche questo, potrebbe ricoprire l’incarico per molti altri panettoni.