Gli sviluppi della tragedia di Cutro, che portò alla morte di 94 migranti, di cui 35 bambini, il 26 febbraio dello scorso anno, hanno portato alla sentenza, non definitiva, ai danni di 4 finanzieri e di 2 militari della Guardia costiera, rei, secondo la procura di Crotone, di non aver calcolato prudentemente il rischio né le segnalazioni emanate da parte di Frontex. Poteva essere evitato quello che poi è successo: il barcone carico di migranti, nel tentativo di raggiungere imprudentemente la spiaggia, andò a sbattere contro una secca e si sgretolò, riversando in mare i suoi passeggeri.
Nessun collegamento politico
Ovviamente, la sentenza non definitiva della procura di Crotone ha fatto reagire, e non poco, il mondo della politica. La sinistra, che sul caso aveva già montato responsabilità politiche e narrazioni create ad hoc per incolpare il governo, ha trovato una motivazione per proseguire con il suo racconto dell’esecutivo razzista e anti-umanitario, scagliandosi come sempre contro la gestione dell’emergenza migratoria effettuata dal centrodestra. Come se la maggioranza di governo avesse modificato di sana pianta e a scapito dei migranti la normativa sul soccorso in mare. L’ultima modifica, tuttavia, risale al 2021, quando al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sedeva la dem Paola De Micheli: nella direttiva emanata dall’ex vicesegretaria del Nazareno, si legge infatti che “quando si presume che sussista una reale situazione di pericolo per le persone, si deve adottare un criterio non restrittivo, nel senso che una notizia con un minimo di attendibilità deve essere considerata veritiera a tutti gli effetti. Alla ricezione della segnalazione l’U.C.G. deve intervenire immediatamente”. Se così non è stato fatto, probabilmente c’è stato un errore di valutazione da parte degli agenti, ma non certo del governo.
Colpevolizzano le autorità
Tuttavia, le opposizioni sembrano tanto esperte di navigazione e di soccorso in mare: per la segretaria del Pd, Elly Schlein, “le vittime del naufragio di Cutro si potevano evitare se le autorità preposte avessero agito secondo dovere”. Il che è giusto, se non fosse che Schlein (che non è nota per le sue doti marittime) dimentica alcuni fattori che hanno reso difficili certe valutazioni, come il buio di quella notte del 26 febbraio 2023, il mare agitato, il freddo invernale e la lontananza dalla costa. Tutti fattori che indussero le motovedette italiane a non lasciare gli ormeggi e a invertire la rotta. Fattori non scusabili, ma che, quantomeno, dovrebbero portare le opposizioni a non inciampare, almeno questa volta, nel solito atteggiamento, tutto sinistro, di violenta colpevolizzazione delle autorità di pubblica sicurezza e di primo soccorso. O, almeno, in virtù della loro dedizione sul campo: la Guardia Costiera non ha mai smesso di essere operativa nel salvataggio di vite umane, tanto che, soltanto nel fine settimana, in collaborazione con alcune navi delle Ong, sono state soccorse in mare 423 persone provenienti dal Sud globale.
Principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva
Dunque, di fronte allo sciacallaggio di alcuni partiti politici, bisogna tenere conto di due elementi: il primo è che non può esserci alcun collegamento politico tra la triste vicenda e il governo di Giorgia Meloni, che pure ha inteso reagire dopo la strage e fermare, tramite le politiche migratorie esportate anche in Europa, lo spargimento di sangue nel Mediterraneo. La seconda è che non può essere colpevolizzato un intero corpo delle forze armate italiane, vuoi per il rispetto dovuto verso donne e uomini che tutti i giorni si impegnano per la sicurezza e il salvataggio di vite umane, vuoi perché la generalizzazione non fa mai bene a nessuno (in questo caso non fa bene alla fiducia dei cittadini in un corpo invece di primo ordine e fondamentale per lo Stato), vuoi perché la sentenza non è ancora definitiva. Su questo si è spiegato bene il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Conosco – ha detto – la competenza e la dedizione di tutti gli appartenenti alla Guardia di finanza e alla Capitaneria di porto che, quotidianamente, profondono il massimo impegno nella straordinaria opera di salvataggio di vite umane e nel contrasto ai trafficanti di esseri umani. Per questo, sono certo che nel prosieguo del procedimento giudiziario gli operatori di Crotone dimostreranno la loro estraneità rispetto ad ogni possibile responsabilità relativa al naufragio di Cutro. Auspico – ha concluso – che anche per i servitori dello Stato valga il principio costituzionale di non colpevolezza fino a sentenza definitiva”.