Londra si riempie di patrioti al grido di “Unite the Kingdom”

Oltre 110mila persone inondano la capitale britannica con le bandiere del Regno Unito e della croce di San Giorgio. Robinson, Bannon, Zemmour e Musk lanciano un messaggio chiaro: la rivoluzione dei patrioti è iniziata!

Un mare di bandiere, un popolo che si risveglia

Londra si è tinta di rosso, bianco e blu. Migliaia di bandiere britanniche e inglesi con la croce di San Giorgio hanno invaso il cuore della capitale durante la grande manifestazione della destra “Unite the Kingdom”, organizzata dall’attivista Tommy Robinson. Le immagini aeree mostrano un colpo d’occhio impressionante: un fiume umano che percorre le vie di Londra in un clima di determinazione, orgoglio nazionale e identità ritrovata.

Secondo i dati forniti dalla polizia britannica, i partecipanti sono stati almeno 110 mila, a fronte dei circa 5 mila della contro-protesta “March against Fascism”. Un rapporto numerico che non lascia spazio a dubbi: la piazza dei patrioti ha surclassato quella dei soliti contestatori, evidenziando in maniera plastica dove batta davvero il cuore del popolo inglese.

Eppure la BBC e parte dei media mainstream hanno provato a ridimensionare l’evento, parlando genericamente di “qualche migliaia” di persone e mostrando immagini parziali e ristrette. Un tentativo di minimizzare che non regge davanti all’evidenza: Londra ha vissuto la più grande manifestazione patriottica degli ultimi anni.

Robinson e il richiamo alla libertà

Tommy Robinson, 42 anni, figura controversa ma indiscutibilmente capace di mobilitare le masse, ha presentato “Unite the Kingdom” come una manifestazione per la “libertà di espressione”. Dal palco, con voce ferma, ha dichiarato: “La rivoluzione dei patrioti è iniziata”. Parole che hanno infiammato la folla, seguite da un commosso tributo a Charlie Kirk, l’attivista conservatore Americano, assassinato pochi giorni fa negli Stati Uniti.

La manifestazione non è stata soltanto un evento nazionale, ma un raduno internazionale del fronte conservatore e identitario. A Londra hanno preso parola personalità di spicco come Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, ed Éric Zemmour, leader del partito francese di destra Reconquête.

L’intervento a sorpresa di Musk

A sorprendere la folla è stato l’intervento, in video collegamento, di Elon Musk. L’imprenditore ha parlato senza giri di parole: “In Regno Unito è necessario lo scioglimento del Parlamento e un cambio di governo. Non si possono aspettare altri quattro anni, è troppo tempo. Bisogna agire ora”.

Un endorsement pesante, che sottolinea quanto la protesta non sia una semplice valvola di sfogo, ma un messaggio diretto alla classe dirigente britannica: il Paese è stanco del Premier Starmer e dei laburisti, ed è pronto a chiedere un’alternativa. Un’alternativa a destra.

Farage vola nei sondaggi

I numeri confermano questo vento di cambiamento. Nigel Farage e il suo partito, Reform UK, volano nei sondaggi: secondo Politico, Reform si attesta al 31%, superando nettamente i laburisti di Starmer (21%) e staccando i conservatori, precipitati al 17%. Una dinamica interessante, che mostra la crescita proporzionale di Reform a fronte del crollo dei Tory.

La leadership di Farage sta intercettando la frustrazione dei cittadini britannici verso un governo incapace di rispondere ai problemi dell’immigrazione clandestina e della sicurezza. La manifestazione “Unite the Kingdom” non è stata dunque un episodio isolato, ma il riflesso concreto di una tendenza politica che sta dilagando nel Regno Unito – e non solo.

La bellezza del patriottismo

Al di là dei discorsi politici, le immagini parlano chiaro: famiglie intere, giovani e anziani, tutti uniti dal senso di appartenenza e dal desiderio di un futuro diverso. Un mare di Union Jack ha dato vita a un momento che resterà nella memoria collettiva: la dimostrazione che il patriottismo, quando è autentico, sa ancora mobilitare le masse e restituire orgoglio a un popolo.

La contro-protesta, al contrario, è apparsa sbiadita e marginale. Cinquemila manifestanti radunati sotto lo slogan “March against Fascism” non sono riusciti a oscurare né a disturbare l’impatto di “Unite the Kingdom”. Possiamo dedurre quindi che la narrativa dell’antifascismo (immaginario) non scalda più i cuori, mentre la difesa dell’identità nazionale sì.

La Gran Bretagna sembra risvegliarsi dopo anni di immobilismo politico. Le piazze lo gridano a gran voce: basta compromessi. Serve un cambiamento patriottico, deciso.

La rivoluzione è iniziata, e l’onda delle Union Jack potrebbe presto travolgere Downing Street.

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Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

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