Il femminismo è una di quelle cose che sta bene su tutto. Almeno è quello che pensano di progressisti, ai quali piacerebbe infilare argomenti a caso in qualsiasi discorso, pur di portare avanti le proprie, talvolta insensate, battaglie. Per finire poi confusi e intrappolati nelle proprie idee tutt’altro che chiare, per finire col rilasciare dichiarazioni del tipo: “Non è un mistero che noi invece in quella mozione congressuale che non entrava nello specifico della questione Roma, ma in generale diceva ci piace portare insieme ai nostri amministratori, il Partito democratico, verso un futuro che grazie anche alle nuove norme europee, sempre di più investa e costruisca dei cicli positivi della circolarità uscendo dal modello lineare”. I più avranno pensato a una supercazzola, ma è solo una delle prime storiche dichiarazioni di Elly Schlein da segretaria del Pd.
Un’insalata di argomenti
Il Pd sembra dunque costantemente in confusione, nel costante tentativo di dare ordine a quell’ammasso di ideologie che percorrono le stanze del Nazareno. Come fare, ad esempio, a conciliare i diritti delle donne con quelli del mondo Lgbt, che vorrebbe invece appiattire le differenze tra maschi e femmine a scapito, ovviamente, di queste ultime? Cercano correlazione tra vari argomenti come ognuno di noi durante l’esame di terza media, quando ci veniva chiesto di trovare un collegamento tra arte, scienze, geografia ed educazione fisica. Quasi allo stesso modo, il Pd tenta di fare una corposa insalata mescolando la questione femminista con le riforme costituzionali (avete capito bene)del premierato e dell’autonomia differenziata. Neppure le menti più brillanti tra Oxford e Cambridge sarebbero state capaci di arrivare a tanto. È stato annunciato in pompa magna, sembra quasi con estrema fierezza, un convegno organizzato dal Pd che si terrà domani nelle stanze del Senato. Il titolo, che è tutto un programma: “Premierato e autonomia tra diritti, partecipazione e potere: quale prezzo per le donne?”.
Qualcuno ci spieghi il perché
Il summit, al quale parteciperà anche la segretaria Schlein, ha visto impegnata in prima linea Valeria Valente, senatrice dem. La stessa che, mesi fa, si scagliò contro la candidatura della sua leader alle europee, spiegando che sarebbe stata una scelta che avrebbe penalizzato le donne del partito. La Valente ha inteso spiegare le sue intenzioni tramite un articolo da lei scritto per Repubblica, asserendo che uno dei rischi connessi a premierato e autonomia è “l’affermarsi di un’idea di leadership, potere e democrazia profondamente distante da quella che, storicamente, hanno incarnato le donne, nei movimenti e non solo, di fatto scoraggiando ancora di più la loro partecipazione alla vita pubblica e politica”. Parole che sanno tanto di “cicli positivi di circolarità”. Volendo interpretare la tesi della Valente, la senatrice sostiene che saranno le donne, specialmente quelle del Sud, a essere penalizzate dalle due riforme volute dalla destra, anche se non è ben chiaro il perché.
Valli a capire
Tuttavia, nessuno aveva da ridire quando il governatore emiliano Bonaccini lavorava per garantire alla sua Giunta “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Nessuno aveva da ridire, men che meno le femministe. Bonaccini scriveva nel 2019: “La Regione Emilia-Romagna punta ad ottenere maggiore autonomia legislativa e amministrativa per poter gestire direttamente, con risorse certe, materie fondamentali per l’ulteriore crescita sociale ed economica dei propri territori, oltre che per la semplificazione delle procedure amministrative dei meccanismi decisionali”. E nessuno aveva da ridire neppure contro De Luca, il governatore campano che ieri (letteralmente) ha emanato la prima richiesta di referendum abrogativo, ma all’epoca del Governo Conte si pose sulla stessa scia del collega emiliano. Anche se (rimanendo sul tema “incoerenza”) pochi giorni fa aveva annunciato di voler usufruire della stessa autonomia. Boh, valli a capire. Forse, dopo il convegno di domani, avremo qualche spiegazione in più. Ma è probabile che sarà soltanto l’ennesima occasione per il Pd di buttarla in caciara, come sempre.