Macron prova a creare l’Ulivò per fermare Marine Le Pen

Dopo il trionfo delle Europee ci si aspettava un nuovo successo elettorale da parte del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella al primo turno delle elezioni legislative francesi. E così è stato, con il RN al 33,15 per cento, il Nuovo Fronte Popolare, alleanza di sinistra guidata da Jean-Luc Melenchon, al 27,99%, e la coalizione Ensemble, che fa riferimento al presidente Emmanuel Macron, al 20,76%. L’inquilino dell’Eliseo, il quale intende, almeno per ora, portare a termine il mandato presidenziale ed eventualmente coabitare con un probabile premier del RN, (Marine Le Pen indica Bardella come primo ministro del Rassemblement), ha incassato una ulteriore e sonora bocciatura elettorale dopo l’umiliazione rimediata alle Europee.

Egli dovrebbe prendere atto che il suo centrismo, spesso più radical-chic che moderato, e la formula politica del macronismo, composta da europeismo ipocrita e abbondanti dosi di politicamente corretto, non siano più accolti dalla maggioranza dei francesi, essendo stati surclassati persino dalla sinistra estrema di Melenchon, oltre che da Le Pen e Bardella. Tuttavia, invece di ragionare sulla forte perdita di consenso riguardante la sua formazione e ammettere la sconfitta a livello pubblico, Emmanuel Macron si agita per tentare di costituire quello che lui chiama fronte repubblicano, ossia, una combinazione di desistenze fra la sua alleanza e quella di sinistra calcolata al pallottoliere al fine di danneggiare il Rassemblement National al secondo turno delle legislative di domenica prossima.

Nei collegi dove non c’è ancora un eletto, e serve appunto il ballottaggio del 7 luglio, e nei quali i candidati di Ensemble sono arrivati terzi al primo turno, essi devono ritirarsi per favorire i concorrenti del Nuovo Fronte Popolare, che, a sua volta, deve fare altrettanto a favore dei macroniani laddove è la sinistra ad occupare la terza posizione. Melenchon, figurarsi, si è detto subito d’accordo con la proposta del presidente, perché RN, secondo il capo della sinistra d’oltralpe, non deve prendere un voto in più al secondo turno, e poco importa se fino all’altro ieri il numero uno della gauche diceva peste e corna di Emmanuel Macron, peraltro ricambiato da quest’ultimo. Ciò che conta adesso è fermare l’avanzata della pericolosa “estrema destra” di Marine Le Pen.

Come abbiamo scritto molte volte su La Voce del Patriota, l’odierno Rassemblement National ha fatto parecchia strada dal primo Front National, fondato da Jean-Marie Le Pen, papà di Marine, e mosso inizialmente da un marcato poujadismo, divenendo un soggetto conservatore e patriottico, inserito in Occidente e rappresentativo, soprattutto dopo il deciso ridimensionamento subìto dai gollisti, della sola alternativa di destra al centrismo lib-lab di Macron e alle sinistre. Ma serve, ai suoi detrattori, continuare a presentare il RN come una minacciosa tribù di fascisti e neonazisti, così, si spera, gli elettori titubanti di centrosinistra correranno in massa domenica prossima a votare contro i loschi figuri del lepenismo. Il presidente francese, più che pensare al bene comune della propria Nazione, punta unicamente a fermare la corsa di Le Pen e Bardella, ed è disposto a tutto, anche ad abbracciare i compagni di Jean-Luc Melenchon che concludono le loro manifestazioni con il pugno chiuso.

È disponibile ad unire tutto e il contrario di tutto, dai moderati ai comunisti in una sola ammucchiata anti-RN, ma non è detto che questo gran daffare sia sufficiente ad arrestare il vento a favore di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Ha detto bene Giorgia Meloni, in Francia sta succedendo quanto è già capitato tante volte in Italia, ovvero, una convergenza fra il centro, la sinistra e vari poteri interessati, dettata non da particolari ragioni ideali, bensì dall’esigenza comune di sbarrare la strada al terzo avversario incomodo, generalmente si tratta della destra conservatrice, alla faccia della coerenza, della impossibilità poi di moderati e comunisti di dare insieme risposte alla Nazione, della volontà, infine, degli elettori. Emmanuel Macron sta mettendo su una sorta di Ulivo in salsa francese, un Ulivò direbbero oltralpe. Ve lo ricordate il centrosinistra italiano dell’Ulivo, che aggregava sia Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini, una realtà moderata quasi di centrodestra, che Rifondazione Comunista? Può darsi che Macron e Melenchon abbiano fatto bene i conti e riescano il 7 luglio prossimo ad ostacolare il raggiungimento della maggioranza assoluta da parte del Rassemblement National, ma si tratterà di una vittoria di Pirro di una coalizione di perdenti, che farà solo ritardare il redde rationem del presidente con la Francia. Il macronismo è comunque finito e le Presidenziali del 2027 sanciranno la conclusione definitiva di tale realtà politica.

A Emmanuel Macron piace rimandare problemi e inevitabili rese dei conti con l’elettorato e prima delle legislative francesi, come è noto, si è impegnato in Europa, da sconfitto e insieme agli altri sconfitti del gruppo socialista europeo, a ricostituire la “maggioranza Ursula”, la medesima del 2019, con l’obiettivo, oltre che della riconferma di Ursula von der Leyen, di escludere da ogni trattativa i conservatori di ECR, usciti invece vittoriosi dalle Europee, aventi tuttavia il brutto difetto di volere una Unione Europea diversa e migliore dell’attuale. Ma a forza di procrastinare la presa d’atto di un fallimento politico e di provare a comprimere con ogni mezzo gli avversari, si va incontro poi ad una brutta capitolazione, elettorale e d’immagine, e non si lascia un bel ricordo per i posteri. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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