Mafia cinese, blitz in tutta Italia: tredici arresti e quasi duemila identificati

Il ministro dell’Interno Piantedosi: “La risposta dello Stato è netta”

Una maxi retata è avvenuta nel weekend contro la mafia cinese. 13 arresti, 31 denunciati, 1942 identificati, sanzioni per 73.382 euro e il sequestro di 22.825 euro per reati connessi all’immigrazione clandestina, allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro, alla contraffazione di prodotti, alla distribuzione di stupefacenti e alla detenzione abusiva di armi. Un’operazione ad ‘alto impatto’ realizzata dalla Polizia di Stato, coordinata dal Servizio centrale operativo (SCO), che vede coinvolte numerose province in tutta Italia: Ancona, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Catania, Cosenza, Firenze, Forlì Cesena, Genova, Latina, Mantova, Milano, Padova, Parma, Perugia, Pistoia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Siena, Treviso, Udine, Verona e Vicenza. “Oggi è stato inferto un doppio colpo alla criminalità di matrice cinese sul territorio nazionale, con due operazioni straordinarie”, dichiara in una nota il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Con 13 arresti, oltre 1.900 identificazioni, sequestri di droga, armi, denaro e controlli a tappeto su centinaia di attività commerciali, si è colpito il cuore economico e operativo di organizzazioni strutturate e violente – afferma Piantedosi -. Dall’altro, – spiega ancora – la Guardia di Finanza con il sequestro di 741 milioni di euro, la chiusura di 266 società “cartiere” e il blocco di 400 conti correnti, ha smantellato un sistema di frode fiscale da 3,4 miliardi di euro e 596 milioni di IVA evasa. Due azioni coordinate che dimostrano come la mafia cinese non sia solo un fenomeno locale, ma una realtà criminale transnazionale capace di muovere miliardi e di infiltrarsi nel tessuto economico. La risposta dello Stato, oggi, è stata netta: indagini di altissimo livello, professionalità e determinazione esemplari a tutela dei cittadini onesti e dell’economia sana del Paese”, conclude il ministro.

Il modus operandi della mafia cinese

La malavita cinese ha sempre agito nell’ombra e non si sapeva nulla dei suoi traffici, ma grazie alle indagini svolte dalle Squadre mobili locali su impulso dello SCO è stato scoperchiato il vaso di Pandora. Le ultime operazioni evidenziano che in Italia agiscono diversi gruppi delinquenziali cinesi composti da persone accomunate dalla provenienza dalla stessa zona o città della Cina, spesso della stessa famiglia. Questi gruppi criminali sono diffusi su tutto il territorio nazionale, hanno contatti fra loro e sono autonomi. Ciascun gruppo è formato da un numero di variabile di persone che commette delitti quasi esclusivamente in danno di connazionali, senza pestare i piedi alle mafie italiane e di altre nazionalità, attraverso un dialogo costante per spartire affari e territori di interesse. Un circolo chiuso ed ermetico con un vincolo di appartenenza delinquenziale al gruppo molto stretto, con un radicato concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida. Per affermarsi sui territori è costante l’uso delle armi da fuoco, attraverso “un’ala armata” della delinquenza cinese, con il compito di intimidire e compiere gravi reati di sangue. Esempio è il duplice omicidio avvenuto ad aprile nel quartiere Pigneto di Roma: un killer professionista, assoldato dalla mafia cinese, ha ucciso una coppia di cittadini cinesi. Tra le attività illecite associate a questa criminalità si segnala anche lhawala, ovvero lesercizio abusivo e clandestino dellattività bancaria in grado di consentire il trasferimento in nero di ingenti somme di denaro da un continente allaltro. La criminalità organizzata cinese vive di intimidazione, violenza ed omertà, per questo le forze dell’ordine hanno deciso di rendere pubbliche le attività di questa mafia, così da spezzare il velo di silenzio che la avvolge e riaffermare la lotta dello Stato, evidenziata dalle ultime operazioni.

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Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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