“Durante l’audizione rivolta oggi in commissione Antimafia al dottor Gioacchino Natoli, ex componente del pool antimafia di Palermo, ho avuto modo di chiedere delucidazioni circa la situazione all’interno della procura di Palermo nei primi anni Novanta. Nel corso delle audizioni al Csm di fine luglio 1992, infatti, numerosi colleghi di Natoli hanno denunciato divergenze e spaccature. Natoli in quell’occasione, inizialmente ha spiegato le ragioni della non condivisione del ‘documento Scarpinato’ del 23 luglio sottoscritto da otto sostituti e ha, altresì, offerto una descrizione di normalità, quasi idilliaca, all’interno degli uffici e nei rapporti con Giammanco. Nessuna divergenza tra Borsellino e Giammanco. Successivamente, 22 anni dopo, Natoli ha dichiarato che Giammanco ‘non aveva assolutamente un buon rapporto con Borsellino’. Con riferimento alla stessa situazione, Maria Falcone quando è stata audita al Csm il 30 luglio 1992 dichiarava a proposito del fratello e dei suoi rapporti in procura: ‘Il procuratore Giammanco non gli permetteva più di svolgere il suo lavoro come avrebbe voluto lui farlo’. ‘…forse se non ci fosse stato l’88 [la polemica con Meli] Giovanni avrebbe aperto il caso Giammanco nel 1991, ma era stanco delle contese… che si parlasse di tutte queste contese sui giornali… che si parlasse del palazzo dei veleni…’. Inoltre Falcone spiegò alla sorella: ‘Io non posso competere con Giammanco e con gli appoggi politici di Giammancco’. Ho dunque chiesto a Natoli se poteva spiegarci come era realmente la situazione”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Salvatore Sallemi, componente della commissione bicamerale Antimafia.