Possono essere definiti storici i sondaggi pubblicati da YouTrend sui suoi profili social. Possono essere definiti storici perché per la prima volta, dopo quaranta anni di predominio della sinistra, il Parlamento europeo potrebbe avere una maggioranza di centrodestra. Una notizia che era nell’aria, certo, ma che lascia ugualmente ben sperare le destre europee. Quella propensione delle fazioni blu a superare la metà dell’emisfero a scapito della parte gialla occupata dai liberal, quella rossa formata da socialisti e Left, sinistra radicale, e quella verde, composta appunto dai Verdi, non si era mai vista prima in Europa. E invece ora gli Stati membri dell’Unione sembrano aver bisogno delle politiche di destra, consapevoli finalmente che l’Europa non può soltanto essere una mega ente comunitario, un mostro burocratico che fa leggi, restrizioni, imposte, al solo fine di seguire delle derive internazionali, nate spesso oltreoceano, che non hanno nulla a che fare con la storia e le tradizioni dei popoli che governano.
I cittadini europei scelgono la destra
Così ad esempio è accaduto per la carne sintetica: una necessità per quei Paesi che non hanno mai conosciuto lo sviluppo proficuo del settore alimentare, che non prevedono norme in difesa dei consumatori, che importano la maggior parte delle materie prime, che basano tutta la loro economia sull’innovazione. Altri bisogni, altri interessi. Interessi del tutto estranei a quelli europei: la maggior parte degli Stati membri può vantare un settore agroalimentare parecchio sviluppato, che è componente essenziale della loro economia; producono e investono non solo sulla quantità, ma anche e soprattutto sulla qualità dei prodotti; non hanno bisogno di un’innovazione sfrenata per vendere più cibo; sono dotati di una sapiente legislazione in difesa dei consumatori. Chiaro, allora, che il fronte del no alla carne sintetica non poteva che essere guidato dall’Italia, Patria della dieta mediterranea. Un fronte del no forte ma comunque non maggioritario: i burocrati europei, i vertici liberal e socialisti, hanno espresso la volontà di cedere al cibo fatto in laboratorio, di consentire la sua produzione e la sua commercializzazione in Europa, non tenendo conto delle diverse esigenze economiche, agroalimentare, sociali, sanitarie dei cittadini europei.
Atteggiamenti come questo, e come tanti altri – nel settore dell’ecologia, ad esempio, dove la Commissione ha ceduto alle richieste improponibili e vessatorie dettate dall’ideologia iper-progressista – hanno messo a serio rischio comparti storici della nostra economia, italiana ed europea. E non stupisce, per questo motivo, la forte ondata di protesta dei trattori che ha attraversato l’intero continente: migliaia di agricoltori scesi per strada, nelle piazze, sotto le sedi dei vertici comunitari e dei rispettivi Paesi (specialmente laddove governavano coalizioni di centrosinistra) per urlare a gran voce il proprio malcontento, ridotti allo stremo da imposizioni dal forte sentore ideologico. E non stupisce, dunque, che interi settori della popolazione storicamente legati al socialismo – il mondo operaio su tutti – si siano spostati verso la destra: di fronte a una sinistra che dà voce soltanto a derive ideologiche, lontane dalla vita comune, dimentica delle esigenze dei cittadini, vecchi baluardi elettorali dei rossi hanno iniziato a intravedere maggiore rappresentanza tra le file delle destre, che si prefiggono di tutelare i redditi più bassi e i meno abbienti.
Ecr cresce più di tutti
Tutto spiegato: ecco perché, dopo la virata a destra di molti degli Stati membri, tra cui l’Italia, anche l’Europarlamento si avvicina a una maggioranza di centrodestra. Secondo le stime di YouTrend, basate sui dati rilasciati da Europe Elects, una probabile coalizione formata da popolari (Ppe), conservatori (Ecr), sovranisti (Id) e non iscritti (tra cui rientrano anche gli uomini di Viktor Orban, prossimi a unirsi al gruppo Ecr) avrebbe la maggioranza dei seggi: 402 su 720, che scenderebbero a 353 senza i non iscritti. A sinistra, invece, si contano 318 seggi divisi tra liberal (Renew Europe), socialisti (S and D), Verdi e sinistra radicale (Left). Una possibile coalizione di centrosinistra, formata da Ppe, S and D e Renew Europe avrebbe 409 seggi. Potrebbe essere probabilmente questa la scelta dei popolari del Ppe, il gruppo più numeroso, il vero ago della bilancia della prossima Commissione. Ma la possibilità che anche i liberali diano ascolto alla crescente esigenza di destra in Europa è molto alta. La crescita più corposa è registrata tra le file dell’Ecr, il gruppo in cui milita Fratelli d’Italia: +22 posti rispetto alla scorsa legislatura. Perché l’Europa “o va a destra, o non si fa”.
DOBBIAMO vincere !!!
Questa volta di può fare!