Il Governo Meloni ha predisposto il nuovo Piano nazionale pandemico da utilizzare per eventuali future emergenze sanitarie, sebbene si speri ovviamente di non dover ricorrere mai a tale strumento.
Il Piano è già stato inviato alla Conferenza Stato-Regioni per essere esaminato, ma possiamo fin d’ora analizzarne i principali aspetti che prevedono anzitutto approcci e mentalità assai diversi rispetto a quelli purtroppo sperimentati dall’Italia durante la pandemia da Covid-19 nell’infausto biennio 2020/2022.
Il Piano riconosce l’importanza dei vaccini quale utile forma di contrasto alle pandemie, tuttavia, come recita il documento stilato dal Governo, essi non possono essere considerati gli unici strumenti per il contrasto agli agenti patogeni, ma vanno utilizzati insieme ai presidi terapeutici. Quindi, per dirla in modo semplice, il nuovo Piano pandemico ritiene utili i vaccini per il contenimento di un virus, ma non sempre salvifici a livello totale e capaci di fermare contagi e decessi. Non c’è più, per fortuna, la divinizzazione, più politica che scientifica, del vaccino portata avanti dai due governi del periodo del Coronavirus, il secondo di Giuseppe Conte e quello di Mario Draghi.
Oggi, si fa largo una benvenuta razionalità, che sarebbe stata vantaggiosa pure fra il 2020 e il 2022 quando, al contrario di ciò che è stato imposto come pensiero unico, anche i vaccinati si ammalavano, venivano contagiati e talvolta andavano incontro ad una grave evoluzione della malattia. Non era del tutto vero il “Se non ti vaccini, vieni contagiato e muori!” di Draghi. Il Piano evidenzia quelle misure da adottare con assoluta urgenza e di fronte ai primi soggetti contagiati per non dovere poi fermare una intera comunità nazionale.
Provvedimenti combinati come test, isolamento dei casi, tracciamento dei contatti e la messa in quarantena degli individui esposti, richiesti dal nuovo Piano pandemico, sono stati messi immediatamente in pratica all’inizio della diffusione mondiale del Covid, per esempio, dalla Corea del Sud. Seul ha attraversato la pandemia con minori sofferenze e frustrazioni rispetto all’Italia dove il Governo Conte II e una certa informazione amica, prima hanno minimizzato la portata del virus nella Penisola, evitando di prendere i provvedimenti della prima ora, quelli più efficaci, e invitando ad abbracciare i cinesi, e poi, tanto per restare sempre in Asia, hanno promosso e reso concreto un raccapricciante sistema poliziesco-repressivo di contenimento del Covid importato dalla Cina comunista, della quale l’ex premier Conte è sempre stato un grande estimatore.
Una novità importantissima contenuta nel Piano pandemico redatto dal Governo Meloni è rappresentata dallo stop inequivocabile all’uso dei DPCM, (decreti del Presidente del Consiglio dei ministri), per imporre restrizioni in caso di emergenza sanitaria. I DPCM sono atti amministrativi e non legislativi, quindi, si esclude l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali. Si procederà dunque solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali nel caso in cui si debbano imporre misure temporanee, straordinarie ed eccezionali. Per atti aventi forza di legge si intendono decreti legislativi e decreti legge.
Ricordiamo tristemente l’uso e l’abuso dei DPCM da parte dell’allora premier Giuseppe Conte, sostenuto dal fido ministro della Salute Roberto Speranza, peraltro riconfermato dal successore Mario Draghi. Decidevano soltanto loro due, con uno stillicidio anticostituzionale di DPCM a cadenza periodica, come, dove e quando concedere un po’ di libertà o restringere ancora di più i diritti delle persone, senza ragioni scientifiche provate. In questa Regione ci si può muovere e in quell’altra no, certi locali pubblici possono aprire, ma non tutti, il caffè al bar non è contagioso solo se bevuto al bancone e alle 22 tutti chiusi in casa.
Conte e Speranza, probabilmente per la loro identità politica di sinistra e a causa di una certa ammirazione per la Cina che controlla tutto e tutti, avevano preso gusto nel dirigere la vita delle persone e ad un dato momento, quando sono venuti meno i motivi di numerosi divieti per la mutazione del virus e però il Governo Conte si è rifiutato di allentare la presa, questa tragica coppia faceva più paura del Covid. La sinistra, fervente sponsor del Conte II e pure dell’esecutivo di Mario Draghi, blatera di difesa della Costituzione italiana, ma le peggiori violazioni della Carta sono state compiute durante la pandemia e l’assenza della destra dal governo della Nazione. Il ricorso continuato ed improprio ai DPCM, i lockdown indiscriminati, la negazione della libertà di movimento e di lavoro, il collegamento, unico forse in tutto il mondo, dell’avvenuta vaccinazione con la possibilità di lavorare, hanno fatto rivoltare nella tomba i Padri costituenti. Si comprende come l’attuale esecutivo, il Governo di Giorgia Meloni, non voglia far rivivere all’Italia l’incubo securitario di Conte e Speranza perché la salute pubblica deve essere tutelata, anzitutto con reazioni immediate e non con successivi ed interminabili terrorismi mediatici e di Stato, e poi, non si salva la vita ai malati bloccandola ai sani.
Ci deve essere un confine non valicabile fra la salute e i diritti individuali garantiti dalla Costituzione che non può diventare oggetto di scempio nemmeno di fronte ad un’emergenza sanitaria. Speriamo di non avere comunque bisogno del Piano pandemico almeno per qualche decennio e confidiamo invece, per tempi più vicini, che Giuseppe Conte, Roberto Speranza e tutti i responsabili della risposta italiana al Covid-19 del 2020, si decidano a fornire un contributo costruttivo alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla pandemia perché finora la collaborazione è stata piuttosto vacua.