Marzo 2020. Il mondo si ritrova ad affrontare una malattia epidemica su scala globale, per capacità di contagio simile all’influenza spagnola del 1918 e per mortalità più rilevante di quella asiatica del 1957.
La comunità scientifica non è ad oggi ancora in grado di spiegare con condivisione e certezza assoluta quali sono state le cause scatenanti del morbo, persino muovendosi a ritroso nella cronistoria dell’epidemia vi sono dei buchi neri a partire dal novembre 2019.
Sul finale dello scorso anno, infatti e più precisamente il 17 del mese, venne accertato, nella provincia dello Hubei, il primo caso di contagio da CoViD – 19. La notizia, inizialmente, venne tenuta segreta: la divulgazione sarebbe avvenuta solamente il 13 gennaio 2020, quindi a 2 mesi di distanza.
Dall’inizio emersero le prime comunicazioni contrastanti: la Cina sin da subito chiarì che il primo focolaio virale, rilevato nella città di Wuhan, si sarebbe sviluppato a partire dal locale mercato del pesce, nonostante il primo caso accertato non fosse ad esso collegato ne vi fossero collegamenti epidemiologici tra questo ed i casi successivi.
Nel frattempo l’OMS, massima autorità mondiale in materia sanitaria, commetteva alcuni errori di valutazione in seguito al 31 dicembre 2019, data in cui le autorità cinesi la informarono di una serie di casi simili alla polmonite nella città di Wuhan. Fu la Cina stessa a sostenere l’origine della malattia dal mercato del pesce.
In prima battuta la risposta dell’OMS fu di ritenere “basso” il rischio circa la possibilità che il virus potesse raggiungere l’Europa. Il 17 gennaio dovrà innalzare il rischio a “moderato”, il 26 a “molto alto” per quanto riguarda l’Europa, “alto” in merito al resto del mondo. Solo in seguito ci si dovrà arrendere ai freddi dati e dichiarare lo stato pandemico della malattia.
Il 28 febbraio venne pubblicato il Report of the WHO – China Joint Mission on Coronavirus Disease che sostiene la “zoonotic origins” del virus: il pipistrello sembra essere la causa scatenante, tuttavia non vengono identificati gli ospiti intermedi. Si giunse a sostenere che “qualora fosse stata accertata la derivazione animale del virus…si sarebbe proceduto al divieto di vendita di animali…alcune specie di pesci che possano presentare il virus”.
Con il passare dei giorni si è fatta sempre più largo, tra le fasce di quella comunità scientifica “non conforme”, l’eventualità che non fosse da escludere un probabile intervento umano, in laboratorio, responsabile della manomissione del virus originario e della sua diffusione a titolo di colpa e non di dolo.
L’ultima delle voci a sostenere tale eventualità è il professor Luc Montagnier, medico, biologo e virologo francese, premio nobel per la medicina nel 2008 e scopritore, nel 1983, del virus dell’HIV.
Come precisato dal virologo, in passato accusato più volte di sostenere posizioni controverse e pseudoscientifiche, vi sarebbe stata una “manipolazione del virus originario…derivante dal pipistrello…cui sarebbero state sovrapposte delle sequenze dell’HIV…un lavoro da biologi molecolari…forse nel tentativo di trovare un vaccino per l’AIDS”.
Nel continuare in questo suo ragionamento espresso alla televisione francese ha sostenuto la “necessità di capire se vi sono state ingerenze americane oltre che cinesi” e che il suo auspicio andasse nella direzione di un chiarimento su eventuali responsabilità da parte della Cina.
Nel mentre, Donald Trump, muovendo serie contestazioni all’operato del massimo organismo mondiale della sanità, ha deciso per la sospensione dei fondi americani all’OMS, seguito a ruota dal Giappone: “Sul coronavirus ha insabbiato la verità, i suoi errori sono costati molte vite umane”.
Si attendono ulteriori evoluzioni in merito sia all’accertamento di una verità condivisa sulla nascita e diffusione della malattia, sia alla gestione della querelle OMS. Sicuramente non tarderanno a palesarsi.