Una manovra che parla all’Italia reale, quella che lavora, produce e cresce.
Il Consiglio dei ministri ha approvato la Legge di Bilancio 2026, una manovra da 18,7 miliardi di euro che, nelle parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «è seria, equilibrata e centrata sulle priorità di sempre: famiglia, lavoro, imprese e sanità».
Il Governo sceglie la strada della crescita, lasciandosi definitivamente alle spalle la stagione dei bonus e dell’assistenzialismo. «Per le imprese parliamo di circa otto miliardi di investimenti — ha spiegato Meloni — con il ritorno del superammortamento e una superdeduzione fino al 130 per cento per le nuove assunzioni».
Misure pensate per chi crea occupazione e innovazione, con un chiaro messaggio: l’Italia si rialza investendo sul suo tessuto produttivo.
Sul fronte fiscale, la manovra riduce l’Irpef per i redditi fino a 200 mila euro e taglia la tassazione sui premi di produttività dal 5 all’1 per cento, ampliando la soglia da 3 a 5 mila euro.
Confermati inoltre gli incentivi per i rinnovi contrattuali fino a 28 mila euro, tassati al 5 per cento.
Un’impostazione che — come ha ribadito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti — «punta sul ceto medio, su chi tiene in piedi il Paese», aggiungendo che «le banche e le assicurazioni partecipano, anche se a malincuore, con un contributo sostenibile perché il sistema è solido e profittevole».
Il contributo del sistema bancario
Non un’imposta punitiva ma una partecipazione responsabile.
Le misure che coinvolgono gli istituti di credito comprendono un mix di interventi: aumento dell’Irap, revisione della deducibilità dei crediti deteriorati e possibilità di liberare riserve di capitale con aliquote agevolate. Un pacchetto strutturale e congiunturale che, secondo Giorgetti, «il settore è perfettamente in grado di assorbire».
Meloni, dal canto suo, ha sottolineato di aver trovato nel sistema bancario «una disponibilità non scontata» e «una consapevolezza del fatto che la strategia del governo, alla fine, porta benefici anche a loro».
Famiglia e sanità: i due pilastri sociali
Particolare attenzione è dedicata al capitolo famiglia e natalità: «Dedichiamo circa 1,6 miliardi in più a questo pilastro — ha detto Meloni — con il bonus mamme lavoratrici che sale da 40 a 60 euro al mese e l’esclusione della prima casa dal calcolo Isee».
Un segnale politico chiaro: sostenere la maternità e tutelare la famiglia naturale come cuore della comunità nazionale.
Sul fronte della sanità, la manovra aggiunge 2,4 miliardi di euro, con l’assunzione di 6.300 infermieri e 1.000 medici e aumenti in busta paga fino a 3.000 euro. «Io amo colui che mantiene più di ciò che promette», ha citato Meloni ricordando Nietzsche, a testimonianza di un impegno che va oltre le parole.
Difesa dei conti e visione di lungo periodo
Nessuno sforamento, nessuna manovra elettorale.
La Legge di Bilancio 2026 rispetta la traiettoria di riduzione del deficit e conferma l’accesso ai programmi europei di finanziamento a lungo termine. «L’Italia è credibile e responsabile — ha spiegato Giorgetti — e proprio per questo potrà accedere al fondo Safe e valutare nel 2026 la clausola di flessibilità sulla spesa in difesa».
Un messaggio di affidabilità che giunge anche ai mercati: «Quindici ore fa ho presentato la manovra alle agenzie di rating, e non sono stato smentito», ha detto Giorgetti, segnalando come la fiducia internazionale verso l’Italia resti alta.
L’Italia che costruisce
È la fotografia di un’Italia che torna a credere in sé stessa.
Una manovra che tiene i conti in ordine, riduce le tasse, sostiene chi produce e difende i più fragili. Come ha ricordato Giorgia Meloni, «questa è la linea della serietà», e il tempo delle illusioni è finito. L’Italia del 2026 sceglie la responsabilità, la crescita e la libertà.
Una visione patriottica dell’economia: non l’Italia che attende, ma l’Italia che costruisce il proprio futuro.