Meloni a testa in giù: E se l’antifascismo fosse il peggiore dei totalitarismi?

In questi giorni nei salotti buoni di Capalbio, tra un Aperol Spritz e un severo ammonimento ai rigurgiti fascisti del 2021 (Aperol Spritz fatto da un domestico non avente un contratto di lavoro regolarmente registrato), ha destato scalpore la vicenda dell’eroico professore della Ca’ Foscari che, sprezzante del pericolo, recandosi in una libreria Feltrinelli, lontano dagli occhi del nemico nero, cosciente del pericolo, ma nonostante ciò, chiamato ad una profonda missione nei confronti della democrazia, ha capovolto le copie del libro “Io sono Giorgia”.

Ahi, di fronte a cotanto figlio di Italia dobbiamo noi sporchi fascisti cospargerci di cenere il capo!

Tornando seri, quanto accaduto postula due domande:

La prima ci porta ad una riflessione su quanto sia triste chi, sconosciuto ai più, debba cercare l’invettiva politica becera per avere 5 minuti di celebrità;

La seconda, ben più seria, ci porta a doverci chiedere come sia possibile che determinati gesti, che strizzano l’occhio a una triste pagina della storia italiana, da qualsivoglia parte la si voglia vedere, quale è senza dubbio l’episodio di Piazzale Loreto, siano non solo consentiti, ma anche incoraggiati da chi, bontà del posto fisso, dovrebbe trasmettere cultura sui banchi delle università.

Quanto accaduto alla Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, non può essere derubricato come semplice goliardia, né può essere isolato come un caso partorito dalla mente di un buontempone, poiché stiamo parlando di un cattedratico, di un uomo che in forza dei suoi studi, ben dovrebbe conoscere che il proprio gesto, che tende a fare facile ironia sul fascismo, in realtà proprio ai totalitarismi strizza l’occhio: l’eliminazione, non essendo possibile quella fisica, quantomeno ideologica del nemico.

Aggiungiamoci inoltre l’enorme incoerenza della sinistra riguardo la “lotta femminista”: se anche solo lontanamente si fa ironia su donne di sinistra, su loro atteggiamenti, sul loro corpo, sul loro modo di essere o sulle loro idee, scatta, ignorando palesemente il dettato dell’articolo 21 della Costituzione, il bavaglio nei confronti della vil canaglia, del maschio maiale irrispettoso del gentil sesso.

Tutto ciò viene meno, se oggetto di attacchi e nefandezze è una donna schierata aldilà del Rubicone, rappresentato idealmente dal centrodestra parlamentare.

Così è stato per la Carfagna, seppur in periodi storici in cui la lotta femminista non era così ben decantata dalla sinistra: facciamogliela passare, ancora non era il loro cavallo di battaglia.

Ma che oggi ciò accada quotidianamente nei confronti di altra donna, Leader di un partito, essa stessa sempre solidale con tutte le donne, a prescindere dall’ideale politico, è davvero di una miseria morale indescrivibile.

Sovente, bisogna ammetterlo, tale tipo di narrativa tanto cara ai sinistrati, li porta a non accorgersi dell’enorme fallacia del loro vuoto pneumatico mentale: non volendo sempre tornare sul come sia possibile combattere il fascismo, dal momento che il fascismo è morto e sepolto, è bene concentrarsi sul come loro pretendano di portare avanti la loro “kampf”, tramite metodi che di democratico non hanno nulla, ma che sono riconducibili al “se non la pensi come me, non la devi pensare e se continui a pensarlo devo silenziarti”.

Aggiungiamoci poi che a questo sordido filone narrativo ben si presta l’operato di alcuni altri “illustri docenti”, che, smarrita la retta via dell’insegnamento, ambito nel quale sono anche preparatissimi, cercano di riciclarsi come influencer dei “neo sessantottini”.

Un esempio su tutti è il Professor Guido Saraceni, il quale con gran spirito di cameratismo, ha ben visto l’occasione di prendersi “due minuti di pubblicità”, sposando la causa del suo collega, e raccontando una menzogna, cioè che la libraia che non voleva vendere il libro della Meloni sarebbe stata minacciata di morte da militanti di Fratelli d’Italia una notizia della quale non si rinvien traccia, a meno che il professore non reputi un post di qualche sciroccato sulla rete, come riferibile a dirigenti (gli unici portavoce di un partito) di Fratelli d’Italia.

Ma il professore, che da novello scrittore si diletta a dar volti alle donne dei suoi romanzi mentre insulta una donna che dà il proprio alla Destra italiana, è uomo intelligente, ancorché molto furbo, e sa benissimo che, per sobillare qualche analfabeta funzionale, non è necessario riportare una notizia vera, bensì basta estrapolare qualche contenuto, aggiungerci indignazione q.b, una spruzzatina di “vergogna!”, mescolando bene con insulti neanche tanto velati, per servire agli antifa del web il drink dell’antifascista perfetto.

Poco male se, riportando una notizia artefatta, la gogna mediatica cade su chi non la merita: il sol dell’ avvenire deve sorgere sempre.

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Giorgia Agostini
Giorgia Agostini
Giorgia Agostini nasce a Tagliacozzo (AQ) il 27 dicembre 1993. Studentessa di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Teramo, attualmente impiegata presso Confagricoltura L’Aquila. Da sempre appassionata di politica, è responsabile del circolo cittadino di Nazione Futura a Tagliacozzo.

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