Meloni all’Onu: sì alla Palestina ma con due condizioni. Fermezza, realismo e sfida all’opposizione

Liberazione degli ostaggi ed esclusione di Hamas. La premier difende la linea italiana, condivide la visione di Trump su immigrazione e Green Deal e richiama l’Ue a lavorare insieme per una pace giusta in Ucraina

Giorgia Meloni ha portato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite una proposta destinata a far discutere: riconoscere lo Stato di Palestina solo a due condizioni – la liberazione degli ostaggi israeliani e l’esclusione di Hamas da ogni ruolo politico. Una posizione che ribadisce la serietà della linea italiana e che smaschera la propaganda dell’opposizione.

«Il riconoscimento della Palestina in assenza di uno Stato che abbia i requisiti della sovranità non risolve il problema né produce risultati tangibili per i palestinesi. La pressione politica va fatta su Hamas, perché è Hamas che ha iniziato questa guerra e che la impedisce trattenendo ostaggi», ha spiegato la premier.

La maggioranza presenterà quindi in Aula una mozione con paletti chiari. «Spero – ha aggiunto – che anche l’opposizione possa sostenerla: non troverà certo consenso tra Hamas e gli estremisti islamisti, ma dovrebbe trovarlo tra le persone di buonsenso».

Accanto a lei il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari ha rilanciato: «Non è il tempo della propaganda, ma della serietà». Matteo Salvini ha parlato senza giri di parole di “Stato inesistente”, sottolineando come un riconoscimento oggi sarebbe «un favore ai terroristi islamici».

Le opposizioni, prevedibilmente, hanno reagito con stizza. Elly Schlein ha accusato la premier di “giochi di prestigio”, mentre Giuseppe Conte ha bollato la mossa come «misero espediente» e «ipocrisia».

Ma Meloni non si è fermata alla questione mediorientale. Interpellata sulla politica internazionale, ha rivendicato la necessità di riformare gli organismi multilaterali, condividendo molti passaggi del discorso del presidente Donald Trump: «Ho trovato giusto il suo richiamo sulla migrazione, sul Green Deal e sulla necessità di rendere più efficienti le istituzioni internazionali».

Non senza differenze: se Trump ha accusato l’Europa di ambiguità sull’Ucraina, Meloni ha replicato che «l’Unione Europea non è ambigua. Credo che dobbiamo lavorare insieme come Occidente per portare a casa una pace giusta e duratura: c’è bisogno dell’Europa e degli Stati Uniti».

Sulle politiche energetiche, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito: «L’Italia non compra gas e petrolio dalla Russia».

L’agenda della premier a New York è scandita da colloqui bilaterali con i leader del Medio Oriente, dal Qatar alla Turchia, e prepara l’atteso intervento al Palazzo di Vetro. Un discorso che, nelle intenzioni, proietterà l’Italia al centro della diplomazia globale con una linea di realismo, fermezza e responsabilità.

La chiave politica è chiara: Meloni prova a stanare le opposizioni, spostando il terreno dello scontro dall’ambiguità alla serietà. O si è pronti a dire “sì” alla Palestina senza ostaggi e senza Hamas, oppure si resta nel campo delle chiacchiere.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Redazione
Redazione
La Redazione de La Voce del Patriota

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.