Giorgia Meloni lancia un messaggio chiaro mentre la cosiddetta Global Sumud Flotilla si avvicina alla zona di massimo rischio, a poco più di cento miglia nautiche dalla costa di Gaza.
«Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Questa speranza poggia su un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare. Temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano. È il tempo della serietà e della responsabilità», ha dichiarato il Presidente del Consiglio.
Poche ore dopo, la premier ha replicato con toni ancora più netti alle accuse degli organizzatori della Flotilla: «Leggo con stupore le parole della Flotilla che mi accusa di considerare “un pericolo” civili disarmati e navi cariche di aiuti. La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti. Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi – consapevolmente o meno – strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation».
La situazione in mare
La Flotilla, composta da diverse imbarcazioni con attivisti internazionali, ha già denunciato nelle ultime ore avvicinamenti sospetti di navi senza luci e attacchi con droni incendiari avvenuti nei giorni scorsi al largo di Creta e Tunisi. Non ci sono state vittime, ma si sono registrati danni materiali.
L’Italia, che finora aveva garantito un accompagnamento navale, ha chiarito che interromperà la scorta quando le navi entreranno entro le 150 miglia dalla costa di Gaza. Da quel momento, gli equipaggi riceveranno un avviso via radio e dovranno decidere se fermarsi o proseguire.
Il rischio escalation
Israele ha ribadito che non permetterà la rottura del blocco navale, giudicando la missione una provocazione politica. Alcuni diplomatici, come l’ambasciatore israeliano in Svezia, hanno accusato gli organizzatori di legami con Hamas, accusa respinta dagli stessi. L’Australia si è detta “fortemente preoccupata” per i suoi cittadini a bordo.
Nel pieno di questa tensione, Meloni ha scelto di posizionare l’Italia dalla parte della responsabilità e della mediazione: sostenere la via dei canali sicuri per gli aiuti, evitando che una missione ideologica si trasformi in detonatore di un nuovo conflitto.