Doppio appuntamento con Giorgia Meloni ieri sera su Rai Uno, dove il Presidente del Consiglio ha risposto alle domande di Bruno Vespa, presentando il quadro generale della situazione attuale e il futuro che si prospetta e che spera.
“Sono fiduciosa e sono in pace con la mia coscienza, perché in questo anno io non avrei fisicamente potuto lavorare di più. E perché oggi incontro un’Italia che dà segnali molto incoraggianti”, questo il pensiero espresso a ‘Cinque Minuti’ dal Presidente Meloni e che riassume sinteticamente la sua visione ad un anno dalla vittoria delle elezioni.
La conversazione con il premier continua nella puntata di Porta a Porta, durante la quale vengono affrontati i temi più caldi dell’agenda politica di oggi e di domani.
A partire proprio dalla manovra, con un chiaro riferimento al Superbonus, che sta inficiando altamente il bilancio dello Stato. “I bonus edilizi messi in campo dal Governo Conte sono costati ad oggi circa 140 miliardi di euro. Mediamente una legge di bilancio per un anno vale 20-30 miliardi di euro. Qualcosa non deve aver funzionato, se quando sono stati immaginati questi provvedimenti è stato stimato che il Superbonus sarebbe costato 36 miliardi, e ne costerà più di 100, e che il bonus facciate che sarebbe dovuto costare 5 miliardi, ne costerà più di 25 miliardi”, ha spiegato Meloni. Per cui, non solo le stime erano sbagliate, ma anche le norme, evidentemente, non erano state scritte bene.
“Le cose vanno fatte con un certo criterio”, insomma, e sicuramente non andava realizzata una misura che è costata “oltre 2.000 euro ad ogni italiano”, per ristrutturare fra l’altro meno del 4% degli immobili nazionali. Una percentuale che riguarda spesso seconde case, case di pregio e, addirittura, castelli (non aperti al pubblico, ovviamente).
Si passa al reddito di cittadinanza e alle infamanti accuse in merito. “Rivendico con orgoglio quello che abbiamo fatto sul Reddito di Cittadinanza”, ha dichiarato. “Abbiamo fatto esattamente quello che avevamo detto che avremmo fatto. E cioè che uno Stato giusto non mette sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo. E che uno Stato giusto si deve occupare di fare assistenza nei confronti di chi non è in condizione di lavorare. E deve cercare di aiutare chi è in condizione di lavorare, di trovare un lavoro. E noi abbiamo fatto questo”, ha aggiunto.
E ha chiarito: “Noi non togliamo il reddito di cittadinanza agli invalidi, agli over 60, a chi ha minori a carico. Quelli che hanno perso il reddito di cittadinanza sono le persone tra i 18 e i 59 anni perfettamente in grado di lavorare che non hanno figli a carico. Per queste persone noi immaginiamo un altro percorso”.
Sono i fatti a parlare: sono 50.000 le persone iscritte alla piattaforma Siisl a fronte di 70.000 proposte di lavoro e oltre 750.000 i posti di formazione per cui è previsto un rimborso spese.
Si passa a Caivano e al tema della sicurezza: “Risponderemo colpo su colpo” alla criminalità, ha affermato senza alcuna esitazione Meloni, perché “lo Stato non può indietreggiare”. Ora si sta lavorando a 360 gradi, con più forze dell’ordine, più insegnanti, più risorse per le strutture, mettendo in sinergia ogni settore, che dovrà essere davvero presente per poter cambiare le cose. Anche se è un lavoro lungo, “non ci faremo intimidire”.
Parlando del fronte Ue e delle rate del Pnrr, il direttore Vespa racconta l’episodio dello studentato Cgil che ha inviato alla Presidente von der Leyen una lettera per chiedere di “non pagare la rata al governo italiano”. È questo purtroppo un ulteriore esempio di ciò che spesso accade in Italia, ovvero che c’è qualcuno che “pur di colpire gli avversari politici è pronto a colpire la Nazione”.
È questo un aspetto della politica, e non solo, inaccettabile, perché si dovrebbe essere tutti d’accordo sul fatto che “fuori non si va a lavorare contro l’Italia”.
Giorgia Meloni chiarisce anche il suo punto di vista rispetto alle sfide del futuro, prima fra tutte quella dell’intelligenza artificiale: “Oggi ci troviamo di fronte ad un progresso che rischia di essere disumanizzante. Non sono più le macchine che sostituiscono il lavoro fisico dell’uomo, così l’uomo si concentra sul lavoro intellettuale. Qui rischiamo che sia l’intelletto ad essere sostituito.”
Ciò implica anche un impatto nel mondo del lavoro, nel quale ci sarà sempre meno bisogno delle persone e ci saranno sempre più persone che vengono sostituite. Tutto ciò è spaventoso ed è per questo che occorre intervenire in maniera rapida e netta.
L’uomo deve tornare al centro. Non solo nella tecnologia, ma anche nell’ambiente, perché il progresso ci deve essere, indubbiamente, ma tenendo sempre conto e dando la priorità ad un approccio che sia sostenibile anche e soprattutto dal punto di vista sociale ed economico.
Su questo ultimo aspetto, relativamente al provvedimento sugli extraprofitti delle banche, il Presidente Meloni ha ribadito: “C’è l’idea di uno Stato che quando deve intervenire su cose che considera ingiuste, interviene”. E così è stato fatto, tassando il 40% di quel margine che è stato considerato ingiusto.
Altro tema scottante è quello della sanità, e delle numerose e creative accuse per cui questo governo starebbe ‘levando i soldi alla sanità’. Ma questo “non è vero”, ovviamente. “Ho detto e ritengo che la sanità debba essere uno dei grandi temi di intervento della legge di bilancio. Ma bisogna capire come. Perché non è detto che la soluzione migliore sia continuare a mettere dentro altri soldi nei fondi. C’è anche un tema di come quei soldi vengono spesi, di personale sanitario, di quante persone ci sono a lavorare dentro agli ospedali. Bisogna scegliere la cosa che abbia l’effetto più significativo”. Per il presidente Meloni la priorità è “abbattere le liste d’attesa”, un problema annoso poco e mal affrontato nel corso del tempo e che continua a creare grossi problemi per la salute dei cittadini.
Infine, premierato e autonomia delle regioni. “Siamo pronti”, perché è questo che gli italiani “ci hanno chiesto di fare”, ossia di “dare stabilità a questa Nazione e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi farsi governare”.
I successi inattesi del premier Meloni hanno sorpreso molti, in maniera più o meno positiva (a seconda della sponda politica), soprattutto per quanto compete la politica estera, in cui l’Italia è riuscita a risollevarsi e a dialogare con tutti gli attori internazionali, anche quelli prima poco considerati e trattati in maniera paternalistica, come ad esempio i Paesi africani e del Sud globale.
La verità è che “il governo della Nazione è la prova del nove”. E questo è quanto più vero se si pensa che al capo del Paese c’è, per la prima volta, non solo una donna, ma una donna di un partito mai stato al governo prima di ora.
A un anno dalla vittoria delle politiche, però, possiamo dire in tutta onestà che questa prova è stata superata a pieni voti dal Governo Meloni.