“L’arma più forte dell’Europa è Giorgia Meloni”.
Così Moisés Naím, economista, ex ministro del Venezuela e uno degli esperti più autorevoli del Carnegie Endowment for International Peace, intervistato il 5 giugno 2025 da La Stampa (pag. 19), incorona la premier italiana come figura centrale per il futuro del continente.
Nella lunga intervista concessa a Francesco Semprini, Naím analizza lo scenario globale dominato dalla rivalità tra Stati Uniti, Cina e Russia, dove l’Unione Europea – a suo dire – resta “scoordinata”, vittima della propria burocrazia, e incapace di esercitare un’influenza geopolitica reale.
Ma un’eccezione c’è. Una sola figura emerge, secondo Naím, come possibile forza trainante in un’Europa smarrita: Giorgia Meloni.
Un’Europa debole, una leader forte
Naím non usa mezzi termini nel descrivere la fragilità dell’Unione Europea:
“Il progetto europeo riguarda Paesi che hanno una storia comune, ma hanno interessi specifici diversi. Questo rende complicata una politica estera unitaria”, afferma, denunciando la lentezza e la paralisi decisionale di Bruxelles.
E proprio in questo vuoto, prosegue Naím, la Meloni si staglia come un’eccezione:
“L’arma più forte dell’Europa è Giorgia Meloni.”
Una dichiarazione che non solo suona come un riconoscimento personale, ma anche come un giudizio politico profondo: la forza della premier italiana starebbe proprio nella sua capacità di dare identità e coerenza all’azione europea in un momento storico dominato dall’incertezza.
Gli USA di Trump tra esperimenti e impulsi
Nel confronto con gli Stati Uniti, l’esperto è altrettanto netto. Descrive l’Amministrazione Trump – oggi al suo secondo mandato – come priva di una reale strategia commerciale:
“Il presidente non sa cosa sta facendo. Lo scopre giorno dopo giorno in base al risultato. Si fanno esperimenti. Si alzano e si abbassano dazi, si minacciano sanzioni, si firmano contratti senza un disegno di lungo termine.”
Secondo Naím, il modello americano è oggi puramente “transazionale”: si agisce sull’onda dell’impatto immediato, con mosse che paiono più reazioni che decisioni strutturate. Eppure, osserva, questa imprevedibilità ha un suo effetto sistemico: crea scompiglio nei mercati e obbliga gli altri attori a posizionarsi.
Il mondo come scacchiera: USA, Russia, Cina… e Meloni?
Il cuore della riflessione di Naím riguarda la nuova geografia del potere globale. A suo giudizio, il mondo si sta configurando come una scacchiera a tre grandi caselle: gli Stati Uniti, la Russia e la Cina si dividono il globo in zone d’influenza, esercitando pressioni e dominio anche su scala economica e narrativa.
In questo schema, l’Europa appare marginale, proprio perché manca di una visione e di una voce unitaria.
Ma l’Italia, sotto la guida della Meloni, sembra distinguersi da questa condizione di debolezza:
- È tra i pochi Paesi europei che mantiene una visione chiara e coerente sulla sovranità, sull’identità e sulle alleanze strategiche.
- Ha mostrato fermezza sui dossier chiave, come immigrazione, difesa dei confini, industria nazionale.
- E soprattutto, parla un linguaggio comprensibile al popolo, sia in patria sia all’estero.
Perché la dichiarazione di Naím conta
Il Carnegie Endowment for International Peace è uno dei think tank più rispettati al mondo, e Moisés Naím non è un simpatizzante della destra europea. Al contrario, ha spesso assunto posizioni critiche verso i movimenti conservatori e populisti.
Proprio per questo, la sua dichiarazione su Meloni ha un valore particolare. Non è una lode partigiana, ma un riconoscimento oggettivo di una leadership capace di imporsi nonostante (e grazie a) la distanza dai tecnicismi di Bruxelles.
Meloni, dunque, viene vista come figura di rottura e di guida, in un continente stanco, stordito, burocratizzato. E la sua ascesa, oggi al secondo anno di governo, appare sempre più come una tappa cruciale della trasformazione geopolitica europea.
L’Europa vera inizia da qui
Le parole di Naím non sono soltanto un tributo. Sono anche un invito. Se l’Europa vuole tornare protagonista nella grande partita globale, dovrà scegliere se farsi rappresentare dalla burocrazia o da una visione. E in questo bivio, Giorgia Meloni appare – persino agli occhi dei più insospettabili – come la figura più forte.
La domanda ora è: l’Europa avrà il coraggio di seguirla?