Qualche giorno fa è uscito un articolo sul Wall Street Journal in cui, commentando la posizione tenuta dall’Italia in politica estera, in particolar modo nello scenario russo-ucraino, si diceva che Giorgia Meloni avesse assunto il ruolo di ponte tra l’Unione Europea e gli USA, senza però che nessuno le avesse chiesto “di svolgere questo ruolo” – questo quanto affermato da Teresa Coratella, analista dello European Council on Foreign Relations.
Ed in effetti, è proprio per questo che la politica estera italiana oggi è in grado di sorprendere e conquistare consensi da parte di numerosi attori sulla scena internazionale.
Perché, per l’appunto, pur non avendo ricevuto un mandato per così dire “formale”, Giorgia Meloni ha deciso di tenere le fila e prendere in mano la situazione in maniera autonoma e indipendente per far sì che il nostro Paese, e quindi anche l’intero continente europeo, si ponesse in una posizione strategicamente idonea per sedere al tavolo delle trattative per la pace in Ucraina- e non solo. Senza mai arretrare, ma facendo in realtà un passo in avanti.
La decisione di scendere in campo come mediatore, e non come alimentatore di una qualche ipotesi offensiva nei confronti degli USA, è dunque il perno attorno al quale il premier ha creato la sua attuale strategia internazionale, ricordando che “l’impegno alla costruzione di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l’Ucraina deve trovare fondamento nel contesto euroatlantico”. Un percorso, questo, da intraprendere necessariamente con i partner europei e occidentali, e con gli Stati Uniti.
La scelta italiana appare perciò assolutamente cristallina e non presenta alcuna ombra. Al contrario di chi invece continua a insistere sulla necessità di una scelta tra Europa e Stati Unti, quasi si trattasse più di una questione relativa a qualche fantomatico club che di una delle più serie questioni che riguardano la politica estera mondiale. Un “dentro o fuori” assolutamente inutile e che ha un che di “infantile” e “superficiale”, come precisato dalla stessa Giorgia Meloni in una intervista recentemente rilasciata al Financial Times.
La storia che lega Usa e Ue non va dimenticata
In questo complesso contesto va dunque ricordato, a chi probabilmente ha dimenticato gli ultimi decenni di storia moderna e contemporanea, che USA ed Europa sono amici e alleati da secoli, per questioni geopolitiche e geostrategiche che li pongono continuamente in connessione tra loro.
E non potrebbe essere altrimenti. Per questo, non si può e non si deve nemmeno immaginare un mondo in cui due delle più potenti realtà politiche esistenti non si parlino tra loro, o peggio, si facciano guerra.
“L’Italia può avere buone relazioni con gli Stati Uniti e se c’è una cosa che il nostro Paese può fare è evitare uno scontro tra gli Usa e l’Europa, e costruire ponti. Se c’è qualcosa che si può fare per evitare uno scontro la farò. È nell’interesse degli europei”, ha ribadito il premier al FT, sottolineando la necessità di “trovare una buona soluzione comune”. Perché solo questa è la via percorribile.
E così, mentre i alcuni tentano di screditare l’alleato statunitense, senza nemmeno accarezzare l’idea di una soluzione diplomatica, dall’altro lato abbiamo un Governo-il nostro Governo (e qui, teniamo a precisarlo, un governo che è tra i cinque esecutivi più longevi e stabili al mondo-una cosa impensabile solo qualche anno fa) che costruisce passo dopo passo la strada per un futuro fatto di meno armi e più idee. Un futuro fatto di più collaborazione e meno di opposizione.
Ed ecco quindi che Meloni, pure senza nessuno ad averglielo chiesto, fa ciò che serve a tutti, affinché l’ipotesi di una pace, duratura e giusta, diventi quanto prima una realtà concreta e meravigliosa. Non solo in Ucraina, ma anche sotto il profilo delle relazioni economiche, commerciali e politiche che coinvolgono le due parti dell’Atlantico.
Forse è vero che all’Italia nessuno ha chiesto niente, ma è altrettanto vero che Giorgia Meloni è ora l’unica in grado di agire per ristabilire quell’equilibrio internazionale smarrito da tempo. Nell’interesse del nostro Paese, ma anche di tutti gli europei. E forse, dell’intero Occidente.