Meloni in Austria: “Questo è il tempo della politica. La storia è di fronte a noi e ci chiama a dimostrare il valore che abbiamo”

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Dopo otto anni un Presidente del Consiglio italiano presente all’Europa-Forum Wachau presso l’abbazia di Göttweig, in Austria.

L’Italia torna protagonista di questo significativo evento, e lo fa con Giorgia Meloni, che durante il suo intervento ricorda prima di tutto “l’identità, la storia e la cultura europea”. Tutti elementi fondamentali per ricordarci cosa sia l’Europa, ovvero “non un semplice luogo geografico né un insieme di regole o interessi, ma prima di tutto e su tutto, una civiltà”.

Una civiltà che oggi ha la responsabilità di affrontare le sfide che questo tempo complesso ci pone di fronte.

Prima fra tutte, la pandemia, che “ha scosso le fondamenta del commercio e della mobilità internazionale e ha messo in luce le debolezze delle nostre catene di approvvigionamento e i limiti della globalizzazione”.

Arriva poi l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, che ha “sconvolto i prezzi dell’energia e ha scatenato ovunque ondate di inflazione”.
Una inflazione, ha ricordato Giorgia Meloni, che ha colpito soprattutto “le nazioni più vulnerabili” e che ha fatto venire allo scoperto “gli errori di una Europa che nasceva come Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio , cioè nasceva esattamente per mettere in relazione la cooperazione tra stati sulla materia dell’approvvigionamento energetico e dell’approvvigionamento di materie prime, e che oggi scopre di essere più esposta proprio in tema di approvvigionamento energetico e di approvvigionamento di materie prime”.

Ma, più di ogni altra cosa, questo conflitto “ha messo a rischio la pace e la stabilità globale”, in sintesi, “un intero ordine mondiale”. Questo ordine deve essere tutelato, e lo si sta facendo attraverso il sostegno all’Ucraina, combattendo contro un mondo nel quale è il diritto del più forte a vincere e non la forza del diritto, perché questo sarebbe un mondo “molto più insicuro che vedrebbe la guerra molto più vicina a casa nostra”.

Questo ordine mondiale non può prescindere anche dalla creazione di un nuovo approccio nei confronti delle nazioni del sud del mondo, prime fra tutte quelle africane. È ciò che ha iniziato a fare l’Italia, il cui progetto è quello di “affrontare in un’ottica strategica e contemporanea il tema dello sviluppo africano perché l’Africa non è un continente povero, ma anzi è estremamente ricco. È semplicemente un continente che non è stato sufficientemente aiutato a tirare fuori quelle ricchezze e a vivere di quelle ricchezze”. È importante costruire un nuovo paradigma che distingua i rifugiati dai migranti politici, così da “gestire le due materie in modo completamente diverso perché sono diverse” e “lavorare con i paesi di partenza e di transito, per formare le persone che possiamo far arrivare in Europa e dare loro una vita dignitosa”, in modo che l’approccio con questi popoli sia umano, il che significa, prima di tutto, “garantire il diritto a non dover emigrare”.

Un nuovo paradigma deve essere costruito anche all’interno dell’Unione Europea, il cui obiettivo non deve essere quello di rivedere “le sue regole di funzionamento, ma le sue priorità”. In modo che a quegli obiettivi ambiziosi che l’UE si è posta si affianchino degli strumenti adeguati, e quindi che si tenga a mente la centralità di “una sostenibilità economica e sociale”.

Stiamo insomma vivendo “uno scenario di crisi”, che però sono anche un’occasione “per mettersi in discussione, per ripensarsi. Sono la vera occasione di scegliere. E scegliere è il sale della politica.”

E allora questo “è il tempo della politica. È il tempo di capire i nostri errori, correggerli, dire la verità, decidere, non temere di essere all’altezza della storia. Perché la storia è di fronte a noi e ci chiama a dimostrare il valore che abbiamo”.

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