Meloni: “Mi accusano di genocidio. Ma è una falsità. L’odio nasce da chi ha perso il senso delle parole”

A “Porta a Porta” la Premier denuncia la deriva verbale della sinistra: “Io non conto più le minacce di morte. È un clima imbarbarito. Così si rischia di tornare indietro di decenni”

Nello studio di Porta a Porta, Giorgia Meloni è tornata a parlare con tono fermo e diretto, affrontando i temi che hanno acceso il dibattito politico delle ultime settimane. “Non conto più le minacce di morte – ha detto – non faccio in tempo neanche a segnalarle. E penso che qui ci siano anche delle responsabilità di chi, per esempio, dice che tu hai le mani sporche di sangue, di chi dice che io e questo governo siamo complici di genocidio. Ma lei ha presente che vuol dire accusare qualcuno di essere complice di genocidio?”.

La Premier ha respinto con forza ogni accusa legata al conflitto in Medio Oriente: “È una falsità. Chiunque conosca la storia sa che l’Italia non ha autorizzato nuove forniture di armi a Israele dopo il 7 ottobre. Siamo stati una delle nazioni d’Europa con la posizione più rigida”.
Una puntualizzazione che rovescia la narrazione diffusa da certa stampa e da esponenti dell’opposizione. “Veniamo accusati di una cosa che non abbiamo fatto – ha aggiunto – con toni surreali da chi dovrebbe essere la classe dirigente di questa nazione”.

Meloni ha ricordato come “l’Italia è una nazione che questa storia l’ha già attraversata” e ha ammonito sul rischio di normalizzare la violenza verbale: “Vedo molte cose che cominciamo a dare per normali e normali non sono”.
Il riferimento all’omicidio dello studente americano Charlie Kirk, fondatore di Turning Point USA, è servito a introdurre un paragone simbolico: “È un omicidio che deve far riflettere. Era un ragazzo che rispondeva col sorriso e con gli argomenti. Faceva paura per questo. Quando qualcuno non ha argomenti teme chi li ha”.

Senza alzare i toni, la Premier ha ribadito che “l’odio si alimenta quando chi ha responsabilità pubbliche rinuncia alla verità”. Una linea che riassume la postura di un governo deciso a mantenere fermezza e lucidità, anche di fronte alla propaganda più aggressiva.

“Io vado avanti e faccio il mio lavoro. So che gli italiani lo vedono. Non ho paura di niente, ho paura del clima che si è imbarbarito”, ha concluso.

Un messaggio netto, che trasforma la denuncia in una chiamata alla responsabilità nazionale. Perché – come ha ricordato Giorgia Meloni – “quando si perdono il senso delle parole e la misura del confronto, è la democrazia a pagare il prezzo più alto”.

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