Meloni–Stocker: l’asse italo-austriaco tra energia, immigrazione e ordine europeo

L’incontro tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Cancelliere austriaco Christian Stocker, tenutosi a Palazzo Chigi il 15 luglio 2025, conferma la rilevanza crescente del dialogo bilaterale tra Italia e Austria nell’architettura europea post-pandemica e post-globalista. Al di là della cortesia istituzionale, la riunione ha avuto un chiaro significato politico: consolidare un’alleanza tra due Paesi che si concepiscono come ponti – l’Italia tra Europa continentale e Mediterraneo, l’Austria tra l’Est e l’Ovest – e che, proprio per questa posizione di snodo, intendono influenzare la futura direzione dell’Unione Europea.

Nel linguaggio della Meloni si legge un’evoluzione: da semplice gestione dei rapporti diplomatici a costruzione di una rete di cooperazione selettiva tra “nazioni affini”, accomunate da un approccio pragmatico e una visione sovrana dell’interesse nazionale dentro l’Unione.

Energia e competitività: il fronte industriale

Uno dei temi centrali è stato il rilancio della cooperazione energetica, a partire dal ruolo strategico del gasdotto TAG – che attraversa l’Austria trasportando gas naturale dall’Italia – fino al più ambizioso progetto South H2 Corridor, un’infrastruttura pensata per veicolare idrogeno verde dal Nord Africa verso la Germania, passando proprio per il territorio italiano e austriaco.

Questo corridoio dell’idrogeno, se realizzato, segnerebbe una svolta nella politica energetica europea, riducendo la dipendenza da Mosca e investendo sulla sostenibilità senza rinunciare alla sicurezza degli approvvigionamenti.

Non meno rilevante è stata la convergenza tra Roma e Vienna sul futuro dell’industria automobilistica. I due leader hanno ribadito la volontà di respingere l’approccio ideologico della transizione green, sottolineando la necessità di politiche europee più ragionevoli e flessibili. Una posizione condivisa anche da altri Paesi “like-minded”, che si oppongono alla deriva tecnocratica di Bruxelles in materia industriale ed energetica.

Immigrazione e Balcani: una convergenza strategica

Sul fronte migratorio, Meloni ha voluto ringraziare esplicitamente l’Austria per il suo impegno all’interno del gruppo di coordinamento tra gli Stati membri che adottano politiche restrittive sull’immigrazione irregolare. Le due nazioni si trovano infatti a presidiare le due principali direttrici di accesso dei flussi: l’Italia sulla rotta mediterranea, l’Austria su quella balcanica.

Ma la vera posta in gioco è la capacità di costruire una nuova dottrina europea sull’immigrazione, fondata su soluzioni innovative, superamento dei tabù ideologici e gestione sovrana dei confini. Un tema sul quale Italia e Austria stanno assumendo un ruolo di leadership sempre più visibile.

A ciò si collega l’impegno condiviso per l’adesione dei Balcani occidentali all’Unione Europea, che Meloni ha definito “riunificazione dell’Europa”. In una fase di instabilità geopolitica, rafforzare la presenza dell’UE in quest’area diventa non solo un atto di solidarietà, ma anche di difesa strategica contro l’influenza russa, turca e cinese nella regione.

Occidente e diplomazia: evitare la guerra commerciale

Sul piano transatlantico, Roma e Vienna si trovano allineate nel tentativo di evitare un’escalation protezionistica tra UE e Stati Uniti, che rischierebbe di indebolire l’Occidente proprio nel momento in cui è più urgente presentarsi come fronte compatto. L’accordo commerciale in discussione – da concludersi, nelle intenzioni di Meloni, entro il 1° agosto – rappresenta un banco di prova per la resilienza dell’alleanza atlantica.

La Presidente italiana ha definito “insensato” ogni scenario che non rafforzi l’interconnessione tra le economie occidentali. In sottofondo, c’è anche un riferimento implicito al cambio di rotta dell’amministrazione americana guidata da Donald Trump, che pur mantenendo la sua impronta protezionista, ha riaperto canali di dialogo economico e diplomatico con l’Europa.

Ucraina, Gaza e Iran: la postura comune

Infine, la parte più geopolitica dell’incontro ha riguardato i dossier di crisi: Ucraina, Medio Oriente e Iran.

Meloni ha espresso riconoscenza per il contributo umanitario e finanziario dell’Austria alla Ukraine Recovery Conference, ribadendo la necessità di mantenere la pressione su Mosca. La novità è l’esplicito riferimento alla volontà di dialogo dell’amministrazione Trump, ignorata – secondo Meloni – da Vladimir Putin. Una dichiarazione che inserisce Roma nel nuovo equilibrio atlantico: non più subalterna a Washington, ma interprete attiva di un asse occidentale che dialoga con il Cremlino da una posizione di forza.

Sulla crisi a Gaza, l’Italia sostiene un cessate il fuoco legato al rilascio degli ostaggi e all’ingresso degli aiuti umanitari, mentre sulla Siria riafferma l’impegno per la transizione politica e la protezione delle minoranze.

Riguardo all’Iran, c’è preoccupazione per la sospensione della cooperazione con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Meloni ha ribadito la necessità di un accordo diplomatico efficace, riaffermando un approccio realistico e multilaterale alla sicurezza mediorientale.

Una convergenza multilivello

L’incontro Meloni–Stocker si colloca in una strategia di rafforzamento dell’asse italo-austriaco come leva per influenzare le scelte dell’UE, promuovere una linea più pragmatica su industria, energia e immigrazione, e costruire una postura occidentale più coesa e meno ideologica.

Dietro la cordialità istituzionale, si intravede un progetto politico: la costruzione di una nuova Europa dei popoli e delle Nazioni, in cui gli Stati centrali, legati da storia, geografia e visione comune, tornano ad avere voce.

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Leo Valerio Paggi
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Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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