Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha accolto con parole di grande rilievo l’intesa raggiunta in Egitto tra Israele e Hamas per l’attuazione della prima fase del Piano di pace del Presidente Donald Trump, definendola “una straordinaria notizia che apre la strada al cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al ritiro delle forze israeliane su linee concordate”.
Meloni ha ringraziato Trump “per aver incessantemente ricercato la fine del conflitto” e i mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – “per gli sforzi cruciali che hanno reso possibile questo esito positivo”.
“Questo accordo e il più ampio percorso tracciato dal Piano Trump costituiscono un’opportunità unica per porre fine a questo conflitto che deve assolutamente essere colta”, ha aggiunto la premier, sottolineando che “l’Italia continuerà a sostenere gli sforzi dei mediatori ed è pronta a contribuire alla stabilizzazione, ricostruzione e sviluppo di Gaza”.
Il ritorno della diplomazia e il ruolo di Washington
L’accordo, firmato al Cairo dopo settimane di negoziati riservati, segna la prima applicazione concreta del Piano Trump per il Medio Oriente: cessate il fuoco immediato, liberazione di 20 ostaggi israeliani vivi e scambio con 1.950 prigionieri palestinesi, tra cui 250 condannati all’ergastolo.
Israele ritirerà progressivamente le proprie truppe da buona parte della Striscia, mantenendo solo presidi temporanei in aree strategiche come Rafah.
Il Presidente americano ha commentato: “Questo è un grande giorno per il mondo arabo e per Israele. Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia per aver reso possibile questo evento storico e senza precedenti”.
Trump ha confermato che si recherà in Israele nei prossimi giorni per parlare alla Knesset, simbolicamente riportando la leadership americana al centro della scena diplomatica.
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Netanyahu: “Con l’aiuto di Dio riporteremo tutti a casa”
Dopo l’annuncio ufficiale, Benjamin Netanyahu ha convocato il governo israeliano per ratificare l’intesa: “Ringrazio il Presidente Trump e il suo team per l’impegno in questa sacra missione di liberazione dei nostri ostaggi. È un grande giorno per Israele”.
Il Presidente Isaac Herzog ha parlato di “notizia storica” e ha aggiunto: “Trump merita il Premio Nobel per la Pace per aver garantito la liberazione degli ostaggi e posto fine alla guerra”.
Dal fronte palestinese, Hamas ha confermato di aver accettato la prima fase dell’accordo “dopo negoziati seri e responsabili” e ha ringraziato gli Stati Uniti e i mediatori arabi per “aver reso possibile il ritiro delle Idf e l’ingresso degli aiuti umanitari”.
Tajani: “Italia pronta anche a inviare militari per la forza di pace”
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che l’Italia “è pronta a fare la sua parte per consolidare il cessate il fuoco, inviare nuovi aiuti umanitari e partecipare alla ricostruzione di Gaza”.
Ha poi aggiunto: “Siamo pronti anche a contribuire con una forza internazionale di pace per riunificare la Palestina. Se Trump raggiungerà davvero la pace, il titolo per concorrere al Nobel ce l’ha”.
Una posizione che conferma la volontà italiana di essere protagonista nella fase di stabilizzazione postbellica, con un ruolo attivo nel Mediterraneo e nei dossier di sicurezza collegati.
La Chiesa e la speranza
Dalla Terra Santa, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, ha parlato di “un primo passo importante, che porta fiducia e apre una nuova fase di speranza per i popoli israeliano e palestinese”.
“Dobbiamo gioire di questo passo – ha detto – che potrà farci finalmente pensare non più alla guerra, ma a come ricostruire dopo la guerra”.
Una nuova architettura di pace
L’intesa di oggi non chiude soltanto un conflitto: ridisegna gli equilibri del Medio Oriente.
Dopo due anni di guerra e oltre 70 mila vittime, il Piano Trump riporta sul terreno la logica dell’accordo multilaterale e della deterrenza condivisa:
– un compromesso garantito da Washington e dai partner arabi;
– un cessate il fuoco verificabile;
– un percorso di reintegrazione economica e umanitaria sotto supervisione internazionale.
Per l’Italia, che attraverso il Piano Mattei ha rilanciato la sua proiezione nel Mediterraneo, questa svolta rappresenta anche un test politico: la possibilità di essere non solo osservatore, ma costruttore di pace.
Meloni lo ha detto chiaramente: “L’Italia è pronta a contribuire alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo di Gaza”.
In un Medio Oriente in cerca di ordine, quelle parole suonano come un impegno e come una promessa.