Meloni, Trump e la difesa degli interessi italiani ed europei

La visita di Giorgia Meloni da Donald Trump è parte di una strategia coordinata con la Commissione europea, che infatti l’ha apprezzata e definita strettamente allineata. Non è un’iniziativa estemporanea, ma un’azione politica consapevole che difende gli interessi italiani all’interno di un quadro europeo e atlantico. Al centro ci sono dossier chiave come i dazi, l’energia, la difesa e la sicurezza: temi su cui l’Italia ha preso impegni seri, come il contributo al 2 per cento della spesa militare, e che richiedono coerenza, continuità e responsabilità. Sono scelte che impattano direttamente sulla tenuta e sulla sicurezza del Paese nei prossimi anni. 

Il 2% per la spesa militare significa circa 8 miliardi in più rispetto a quanto l’Italia spende oggi. Sembra una cifra enorme, ma va messa nel contesto: in un mondo in cui miliardi si muovono continuamente su ogni fronte – economico, energetico, digitale – questa spesa non è un lusso, è una necessità, si tratta di garantire la sicurezza e la libertà. Oggi, se l’Italia venisse attaccata sul piano cibernetico o militare, non sarebbe in grado di reggere l’urto. Quando parliamo di investimenti in difesa, quindi, parliamo anche di protezione delle infrastrutture civili. Un attacco informatico potrebbe mettere fuori uso ospedali, acquedotti, trasporti. La sicurezza non è un concetto astratto: è ciò che ci permette di vivere normalmente ogni giorno. La pace, per esistere, va difesa. Una casa senza antifurto non è sicura e lo stesso vale per un Paese senza un sistema di difesa credibile.

Non si parla solo di armi offensive, ma di difese concrete, come sistemi anti-hacker, batterie antiaeree e antimissile, navi per difendere le nostre rotte commerciali. L’articolo 52 della Costituzione lo dice chiaramente: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.” Difendere la patria oggi significa avere strumenti tecnologici, capacità operative e risorse economiche adeguate. Non è questione ideologica, è una valutazione concreta sul grado minimo di sicurezza che un Paese deve garantire ai propri cittadini.

La politica estera non è affidata al caso: la portano avanti il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e tutta la coalizione di centrodestra. C’è una direzione chiara, c’è compattezza, e il governo dimostra di avere piena consapevolezza del ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale.

Ecco perché Il presidente del Consiglio Meloni non sta andando negli Stati Uniti a fare una gita di piacere, né un viaggio della speranza, né con il cappello in mano. Sta andando a rappresentare una posizione molto gradita e strettamente coordinata con la Commissione europea, per citare le parole della portavoce di Ursula von der Leyen, proprio a significare che non giochiamo una partita a sé ma che siamo ben saldi all’interno dell’Europa e che gli interessi dell’Europa coincidono con quelli dell’Italia. L’obiettivo comune è retrocedere dai dazi e avviare un meccanismo bilaterale tra Stati Uniti ed Europa per riportare il commercio al suo posto. Bisognerebbe togliersi il cappello, chi parla di genuflessione non sa quello che dice, è una posizione precisa e risoluta e che fa perno sull’italianità e sulla difesa degli interessi italiani e europei.

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Giovanni Curzio
Giovanni Curzio
Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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