Meno poveri e più lavoro: l’Italia senza Reddito va veloce

Quella intrapresa dal Governo Meloni è la strada giusta, è la strategia migliore per riportare l’Italia allo stesso livello degli altri partners europei e obbligare i competitors internazionale a non parlare più di “Italietta”, il fanalino di coda di ogni grande consesso. Fanalino di coda in Europa, ultimi nel G7, nell’Ocse. La ripresa economica e sociale italiana degli ultimi due anni non può lasciare indifferenti: il calo dell’1,2% del rischio di povertà nel 2023 sull’anno precedente è un numero che deve far gioire, considerando soprattutto l’inflazione vissuta negli ultimi mesi. Certo, c’è ancora da lavorare, ma bisogna ricordare che si partiva da numeri disastrosi. Il cambio di marcia è stato comunque repentino e corposo e lascia sperare sempre in qualcosa di meglio. L’Italia che torna grande economicamente, che riconosce il suo ruolo di terza potenza dell’intera Unione europea. E in questa condizione, l’Italia non può permettersi di sperperare le sue risorse regalando soldi ai cittadini senza particolari motivazioni sensate.

Il Reddito ha bloccato il Paese

Giorgia Meloni, già prima del suo insediamento, è stata molto chiara: il Reddito di Cittadinanza andava eliminato perché, in sostanza, bloccava il Paese, legava il mercato del lavoro che, piuttosto che essere oliato da risorse e incentivi che avrebbe potuto incoraggiato le assunzioni e creare nuovi posti di lavoro, è stato affossato da una misura completamente opposta a ciò che nella realtà serviva. Ciò di cui si necessitava era un meccanismo che avrebbe consentito, con misure studiate e mirate, di dare vita a un circolo virtuoso con cui si sarebbero stati più posti di lavoro, più contributi, più produzione, più soldi da spendere, più economia. Con poche risorse (quelle in realtà a disposizione) l’Italia poteva iniziare un iter di risanamento che oggi chissà dove ci avrebbe portato. Ma nella legislatura 2019-2022, i governi grillini che si sono susseguiti hanno preferito invece investire le poche risorse nel Reddito di Cittadinanza, causando una spesa completamente infruttifera di ben 35 miliardi di euro. D’altro canto, l’eliminazione del Reddito è stata aspramente contrastata dai suoi ideatori, ipotizzando una rappresaglia contro i poveri messa in atto dal Governo. Ovviamente, nulla di più sbagliato, anche perché i numeri pubblicati da Eurostat dicono ben altro: da quando è stato eliminato il Reddito di Cittadinanza, la povertà è calata malgrado il peso dell’inflazione, mentre il lavoro è cresciuto grazie all’utilizzo di incentivi e misure mirate messe in campo dall’esecutivo.

Italia seconda per crescita di occupati

Ancora una volta i numeri smentiscono chi cerca di colorare la realtà secondo i propri interessi politici”, ha detto Marina Calderone, ministro del Lavoro. “Eurostat – ha aggiunto – ha certificato che nel 2023 l’Italia ha fatto registrare il secondo più alto aumento percentuale della occupazione oltre il doppio della media Ue”. Nel 2023, infatti, gli occupati di età compresa tra i 20 e i 64 sono aumentati dell’1,5% rispetto allo scorso anno, mettendo l’Italia tra i Paesi europei più virtuosi in questo senso (solo Malta ha fatto meglio, con un+1,6%). Cambio repentino si diceva, arrivato grazie alle diverse misure attuate dall’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia, a sostegno proprio delle fasce della popolazione maggiormente in difficoltà, come donne e giovani. Non è un caso se le donne occupate sono cresciute fino a quota 10 milioni. Mentre per i giovani la questione è più complicata, dal momento che il rischio di povertà tra i minori è del 27,1%, oltre la media europea ma comunque in calo di un punto e mezzo rispetto al 2022. Quello che comunque è da rilevare, è che l’Italia sta lentamente tornando ai livelli antecedenti il Covid e le altre importanti crisi che si sono susseguite negli ultimi dieci anni: il rischio di povertà calato al 18,9% contro il 18,7% del 2022, suona molto simile al 18,7% registratosi nel 2010.

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